Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto. Esiste ancora l' italiano medio ?

Da una recente indagine la situazione economica italiana non è in miglioramento. Il disagio dei giovani

Finchè la gente non si convince che non sono i governi a cambiare la società, ma sono i suoi cittadini che lo vogliono e dovrebbero fare con un deciso cambio di mentalità, qui in Italia si continuerà a parlare, parlare, discutere nelle riunioni senza fine, senza concludere nulla di positivo, e avendo persino paura di riformare ciò che non va mantenendo un prudenziale status quo, che colpisce colpevolmente soprattutto  le nuove generazioni.

Nonostante il governo italiano appaia sempre più confidente che la ripresa sia in atto, con un modestissimo + 0,3 % del PIL nell' ultimo trimestre appena conclusosi, per gli italiani la percezione della qualità della vita è insostenibile per 1 famiglia su 5 (il 21%), accettabile per il 34% degli intervistati e soddisfacente solo per il restante 45% del campione. 

Perciò, le famiglie italiane non hanno ancora intercettato i segnali di inversione di tendenza economica: alla domanda se rispetto ad un anno fa si viva meglio o peggio ben il 46% del campione ritiene che le condizioni di vita siano peggiorate nell’ultimo anno mentre ben la metà, il 50%, sostiene di non aver percepito alcun cambiamento rispetto allo scorso anno e solo il 4% afferma, al contrario, di vivere meglio.

Intervistate sulla propria condizione finanziaria complessiva, che include redditi, debiti ed eventuali patrimoni, il 56% delle famiglie segnala ancora una situazione di disagio, con un 42% che si dice insoddisfatto ed un 14% del tutto insoddisfatto. Rimane al 44% - la stessa percentuale rilevata a febbraio - la quota di italiani soddisfatti, di cui solo il 2% del tutto soddisfatto.

Si rileva una forte polarizzazione anche sul fronte del reddito mensile: più della metà dei nuclei segnala una situazione difficile, con un 47% che afferma di riuscire appena a coprire le spese, senza potersi permettere ulteriori lussi ed un consistente 14% di nuclei familiari che si definisce povero ammettendo, di fatto, che il reddito familiare non basta nemmeno per l’indispensabile. Le famiglie con meno problemi, che dichiarano un reddito sufficiente a vivere senza affanni, sono il 38%. Mentre solo il 2% proclama di avere un reddito che permette alla famiglia di vivere agiatamente, potendosi concedere anche dei lussi. 

La situazione di incertezza non permette ancora l’emersione, da parte delle famiglie italiane, di segnali di una piena ripresa dei consumi: alla domanda di come saranno fra sei mesi il 71% degli intervistati vede una situazione stabile o in peggioramento. Di questi, un cospicuo 41% risponde che sostanzialmente i consumi resteranno uguali, e un altro 30% li vede in calo. Solo il restante 24% del campione esprime, invece, un segnale di fiducia prevedendo un aumento della spesa dedicata ai consumi nei prossimi mesi.

La maggior parte del problema  della crisi economica che ci affligge da anni è la inerzia della domanda del mercato interno italiano, che non si è ancora risollevato nemmeno in parte rispetto a 4 anni fa, quando si incominciò a parlare di stagnazione prima, e successivamente di recessione.

Altre economie, con in testa quella USA, hanno dimostrato di avere dei tempi di recupero estremamente veloci dopo una crisi, anche se drammatica come quella dei mutui subprime che scosse tutta l' economia del mondo occidentale, rispetto ai nostri .

In parte ciò è dovuto al mondo del lavoro che è molto più dinamico negli States che nel nostro costante “ grande sonno”, dove per cambiare una legge del lavoro basata su accordi quasi cinquantennali relativamente all' articolo 18, e farne una nuova e più snella come il Jobs Act scatena la reazione massiccia dei Sindacati.

I quali si vedono portare via una fetta del potere che si sono guadagnati negli anni del cosiddetto benessere. Peccato, però, che gli stessi Sindacati erano completamente assenti quando vennero impostati i contratti atipici ed a tempo determinato, e che non hanno mai proposto progetti nel campo economico, sordi ad una linea di condotta sindacale più moderna ed attuale rispetto alle diverse esigenze del mondo del lavoro rispetto anche solo a 10 anni fa ( figuriamoci 50 !).

Oggi è troppo alta la disoccupazione in Italia, soprattutto quella giovanile, la quale ci rende poco dignitosi come genitori che hanno fatto ben poco per le generazioni future, mentre noi ancora abbiamo il coraggio di considerarci superiori agli altri Paesi occidentali solo per avere un passato costituito di tanta arte e di possedere creatività in tutti i campi dello scibile umano. Il solito vecchio discorso del “ Popolo di eroi, di santi e navigatori” insomma.

Tutto ciò non basta più : chi ha veramente a cuore il presente ed il futuro delle nuove generazioni dovrebbe cercare di sedersi di meno sugli allori, e tornare a lavorare come fecero coloro che ricostruirono l' Italia dopo la Seconda Guerra Mondiale, come i nostri padri che non si trastullavano con il giocattolino chiamato cellulare perennemente all' orecchio, quando dovevano affrontare la vita di tutti i giorni, e dove i valori venivano praticati e riconosciuti. Tornare al merito, in definitiva.

Anche l' ultima proposta di riforma con una nuova legge sulla scuola dimostra quanto poco sia riformista la nostra vecchia società. Parlare di merito sembra un insulto, e fare del preside un manager responsabilizzato viene considerato “ dittatura”.  Viene criticato il fatto che un preside manager sia più facilmente sottoposto alle pressioni ambientali per favorire questo amico o quell' altro amico degli amici. O per approfittare della sua posizione per lucrare sulla scuola. Andiamo bene: di questo passo eliminiamo tutti i manager allora, sia nel privato che nelle isituzioni, tanto si sa che sono tutti marci... bell' esempio di visione costruttiva di una società civile da parte dei " fancazzisti" !

Un ormai vecchio discorso caro alla sinistra postsessantottina, dove prevale il gregge che condivide un tutto costituito da ideologie decrepite che nulla hanno a che fare con il buon andamento della società che, per crescere, vuole più concretezza e meno discorsi senza alcun costrutto.

Quindi chi si lamenta di avere ancora i figli a casa quando hanno già fino a 38-40 anni , rispetto ad altri Paesi dove a 18 anni abitano per conto loro lavorando e studiando, non dovrebbe accusare sempre e solo i governi di turno della situazione imbarazzante in cui ci troviamo, sempre ultimi rispetto a tutta l' Europa, in buona compagnia di Grecia e Cipro.

I governi italiani avranno avuto senz' altro la loro parte di responsabilità, ma è soprattutto la perenne mentalità autoreferenziale e che si bea delle categorie del passato, che negli altri Stati moderni non esiste, se non in frange molto marginali della popolazione, quella che in definitiva ha paura di cambiare qualcosa pensando sempre e solo al peggio, che ci ha sempre fregato negli ultimi anni, gli anni della crisi ancora non finita. Da noi ogni categoria sociale privilegiata, per dirla tutta ogni corporazione che da noi ancora esiste in base a privilegi del tutto antidemocratici ma più sentiti che mai, inorridisce al solo sentir parlare di riforme. Ogni riforma contiene in sé anche qualche diminuzione di privilegi e non è mai perfetta come ogni fenomeno umano, ma questo non è mai un valido motivo per bloccare sempre tutto ed impedire la modernizzazione della società. 

Nel discorso di insediamento di John Fitzgerald Kennedy  in cui il Presidente americano disse : " Non chiedete cosa può fare il vostro paese per voi, chiedete cosa potete fare voi per il vostro paese " , da noi come concetto non è mai passato !

Considerare lo Stato come un gigantesco “ Moloch” il quale, solo e soltanto perchè esiste, è in grado di distribuire a tutti uno stile di vita di benessere è profondamente sbagliato. Era questo il vecchio sogno del Comunismo, dove ognuno ha il diritto di avere una fetta di benessere dallo Stato, indipendentemente dall' attività svolta. L' importante era cioè avere uno Stato che provvedesse a tutto ed a tutti, ma senza un effettivo riscontro con i necessari avanzamenti economici prodotti dall' attività di tutti i componenti la società. Una pia illusione : lo Stato non è altro che la somma di tutti i cittadini che lo compongono, e di quello che svolgono al suo interno, e non una entità immanente e miracolosamente provvidenziale che suddivide un “tot” ai cittadini solo perchè ne fanno parte ( salvo, ovviamente, le fasce più deboli ed indifese dei suoi cittadini che devono venire protette dallo Stato per svolgervi una vita dignitosa ).

Non è certo per colpa degli altri che vanno bene se noi andiamo malissimo, ma per colpa nostra.

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Articolo pubblicato il 22/05/2015