Torino - Tunnel di corso Grosseto
L'attuale sovrappasso di corso Grosseto

Le Regione, dopo l’approvazione di un odg. PD - M5S blocca un’opera discutibile e controversa

La vicenda è ormai nota e non inaspettata. Contro il parere di forze politiche, associazioni ambientaliste e cittadini, la Regione stava per firmare un mega appalto di 180 milioni, poi ridotti a 131, per la realizzazione di un tunnel ferroviario sotto corso Grosseto, per unire la linea proveniente da Ceres – Caselle, con il passante ferroviario.

Realizzare questo progetto significa buttare al vento lo stanziamento di venti miliardi di lire, e il conseguente interramento della Torino Ceres da Stazione Dora alle porte di Venaria, costruito nel 1990.

Ad architettare questa mostruosità che, invece di risolvere problemi di viabilità, li moltiplica, causa l’abbattimento del sovrappasso veicolare di corso Grosseto, è stata, negli anni scorsi, l’ex assessore della giunta Cota, Barbara Bonino. Costei è passata al disonor delle cronache per aver, tra le altre poco illuminate decisioni in materia di trasporti intraprese nel corso del mandato, azzerato con un tratto di penna ben 12 linee ferroviarie, non curandosi delle conseguente per cittadini e pendolari e generando costi sociali non indifferenti.

La procura della Repubblica indaga da tempo sul malaffare ed ora ipotizza i reati di corruzione e turbativa d’asta per la Bonino ed altri cinque indagati tra cui, un impresario con il quale Bonino intrattiene rapporti personali e un funzionario regionale, da lei a suo tempo delegato a seguire l’affaire, forzando  procedure,decisioni e contenuti.

Su questa operazione, prima delle indicazioni della Procura, quando già circolavano notizie sulla gestione disinvolta della Bonino, il capogruppo e segretario Pd Davide Gariglio aveva espresso le sue perplessità.

Secondo l’accusa, l’ex assessore Bonino avrebbe agito con le finalità di orientare l’assegnazione all’Ati formata da Itinera (gruppo Gavio) e dalla cooperativa rossa ravennate Ccc (rappresentata da Rapisarda).

Ruolo che l’esponente politico avrebbe esercitato in concorso con Leo Massari, dirigente della stazione appaltante pubblica, e l’imprenditore Bigotti, convivente della Bonino e a capo del gruppo Sti, nel quale la stessa ex assessora riveste alcuni incarichi dirigenziali.

 Si parla anche di una tangente, compresa tra i 500mila euro e il milione, che pur non essendo stata materialmente versata, sarebbe stata, sempre secondo la Procura, oggetto degli accordi.

Le indagini, coordinate dal pm Stefano Demontis, proseguono a ritmo serrato con l'acquisizione di documenti e testimonianze ed è proprio in veste di teste è stato sentito l'assessore comunale Claudio Lubatti.

 Appresa la notizia, nel corso della seduta del consiglio regionale del 12 maggio, Il Movimento 5 Stelle chiede ed ottiene lo stop alla firma del contratto per il tunnel di Corso Grosseto a Torino. Anche alla luce dei recentissimi sviluppi giudiziari, il consigliere Federco Viletti, impegna l'esecutivo regionale “Affinché indirizzi SCR Piemonte a non sottoscrivere in via cautelativa il contratto per i lavori del tunnel di interconnessione tra la linea Torino - Ceres e il passante ferroviario all'ATI costituito da Itinera S.p.A. e CCC in attesa di un chiarimento della situazione giuridica e migliore comprensione dei profili di responsabilità penale”.

 “Abbiamo sempre ritenuto inutile ed estremamente dispendiosa tale opera, se a ciò aggiungiamo i dubbi sulla procedura di gara viziata riteniamo che l'approvazione di questo documento sia un dovere morale dell'amministrazione regionale”, conclude Valetti.

Di qui il comunicato congiunto PD –M5S. La materia presenta risvolti delicati anche dal punto di vista legale e, se la decisione della giunta dovesse confermare la cautela odierna di bloccare la firma del contratto, le parti interessate potrebbero presentare ricorsi al Tar, contro la decisione dell’esecutivo.

 A prescindere dalla cinica spregiudicatezza della Bonino, non si dovrebbe tralasciare l’elemento sottostante. Questo progetto è profondamente sbagliato. Non stiamo a riproporre il contenuto delle petizioni firmate dai cittadini del quartiere interessato,  dichiarazioni politiche (ultime in ordine di tempo quelle del M5 S). Ci rimettiamo al progetto più completo ed esaustivo, rispetto ad altri parziali di cui parlano i giornali, presentato da Pro natura Piemonte Pro natura Torino nel 2014.

Oltre ad essere redatto con competenza, senza tralasciare nessun aspetto, rappresenta l’ulteriore esempio di come si può produrre progetti efficaci e meno dispendiosi  se le logiche sono sinergiche e corrette. Ci attendiamo che la Giunta, oltre a non favorire il malaffare, si ricreda sul progetto e adotti quello meglio rispondente sotto ogni aspetto.

 Chiamparino, se ci sei, batti un colpo!

 

 

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Articolo pubblicato il 16/05/2015