Dallo " show" di Grillo all' assemblea azionisti ENI alle fonti di energia alternativa . Quale futuro?

Per ora i giochi nel mercato dell' energia ci vedono dipendenti dall' estero in massima parte. Le energie alternative ancora indietro ma in forte recupero

Il mercato dell' energia in Italia è tuttora dominato dall' ENI, che opera sia in Italia che all' estero, soprattutto in Africa, sia per l' estrazione del petrolio, per la sua raffinazione e per fornire prodotti e servizi agli utenti finali quali derivati dal petrolio,  gas e luce elettrica.

Per la benzina siamo uno dei paesi al mondo con il prezzo più alto per il consumatore, e mentre il prezzo medio di questo carburante a livello mondiale è di euro 1, 10 al litro, in Italia è di euro 1, 84 ( dati all' 11 maggio 2015). Si va da un incredibile prezzo di 0,02 euro/ litro in Venezuela – dovuto al fatto che non solo lo Stato venezuelano non applica le tasse sulla benzina, viceversa la sussidia ai consumatori – ad un massimo di 2, 08 euro della Norvegia che ha il petrolio in gran quantità nel Mare del Nord e fa attività di estrazione, ma è un Paese dove il costo della vita è altissimo.

Nel panorama italiano del mondo dell' energia, in cui siamo quasi completamente dipendenti dall' estero, possiamo dividere in due le fonti di approvvigionamento : quelle derivanti dalle materie prime come gas e petrolio, e le  cosiddette energie “ alternative”. Per quanto riguarda le prime, abbiamo una grossa dipendenza dall' estero, con ENI in primo piano, di cui riportiamo un recente intervento di Beppe Grillo a proposito, durante il suo intervento all' assemblea degli azionisti ENI.

Per le fonti alternative ovviamente l' Italia è più indipendente dall' estero e, anche se non abbiamo raggiunto gli obbiettivi ambiziosi di autonomia di produzione di energia elettrica, vi sono segnali incoraggianti per il futuro per quanto riguarda le energie rinnovabili ed alternative al petrolio e all' energia nucleare come l' energia solare.

Fonti tradizionali di Energia :

Recentemente c'è stato il solito “show” di Beppe Grillo durante l' assemblea degli azionisti dell' ENI, che qui riportiamo come è stato riassunto dall' agenzia ANSA :

Definisce l'ex AD dell'Eni, Paolo Scaroni, un "pregiudicato" e dell'attuale guida del 'cane a sei zampe', Claudio Descalzi dice di pensarne "tutto il male possibile". Beppe Grillo arriva all'Eni per denunciare la svendita del patrimonio pubblico, il pervasivo "sistema corruttivo" e l'esigenza dell'introduzione di un codice di onorabilità per gli amministratori, ed è subito show.

"Queste persone non dovrebbero avere cariche pubbliche. Si sono divisi miliardi di tangenti con sovvenzioni di governi di destra e sinistra" denuncia il leader del M5s che questa volta si è fatto dare la delega da un amico possessore di due azioni Eni per intervenire all'assemblea del colosso petrolifero. "Abbiamo un sospetto, o per meglio dire una certezza: che dietro ad una gestione così scellerata di un'azienda pubblica strategica ci sia la volontà di svincolare Eni da qualsiasi controllo pubblico e di gettarla in pasto ai privati" esordisce Grillo.

La stessa cosa, sottolinea, avvenuta con le altre aziende pubbliche, gestori di servizi che in cambio hanno dato solo "servizi più scadenti, licenziamenti e aumenti di tariffe". C'è un "attacco violento alla proprietà pubblica nei settori primari: acqua, energia, sanità, istruzione, trasporto pubblico" urla Beppe Grillo in una sala che lo guarda attonita. Il suo, sostiene, è un grido d'allarme: se l'Italia perde servizi, prodotti, ricchezza e occupazione ora "è il momento di Eni, e io sono venuto qui per fare sapere a tutti, a cominciare dai piccoli azionisti, che cosa è diventata e che fine farà l'azienda di Enrico Mattei".

Perché il cane a sei zampe "si comporta già da anni come un'azienda privata" dunque "presto verrà definitivamente svenduta, probabilmente a investitori esteri, come è già stato fatto per altri gioielli italiani". E per farlo, continua, anche l'Eni è stata "spolpata" e ridotta "cadavere" dopo aver lasciato in eredità un "sistema corruttivo di portata internazionale" che "depreda" i paesi africani e che ormai è "sotto gli occhi di tutti, anche dei magistrati".

E se "Eni è accusata sia per le tangenti versate in Algeria e in Nigeria", il suo sistema di corruzione, dice, si "alimenta attraverso la connivenza di gran parte dei quadri aziendali". A cominciare dagli ultimi amministratori di Eni e delle controllate, "tutti nomi di navigata esperienza politica, spesso conosciuti alle procure" e con un governo che "finge di non sapere ciò che avviene sotto i suoi occhi". Tra loro anche il nuovo ad di Eni, "nominato da Renzi": coinvolto, sostiene Grillo, sia nella inchiesta sui fatti in Kazakistan che in quella sui fatti in Nigeria.

"Non è vero" replica la presidente Emma Marcegaglia, protagonista di un siparietto con l'ex comico ligure che bacchetta per essere intervenuto quando ancora non era il suo turno. Poi, quando gli danno la parola lo interrompe di nuovo: "Stia attento a quello che dice, sarà verbalizzato, usi un linguaggio consono". Pronta la replica di Grillo: "non ho neppure detto una parolaccia!".

Ma anche Descalzi gli risponde. "Non siamo predatori. Al contrario. Investiamo decine di milioni di dollari all'anno anche in progetti di educazione, trasferimento del know how e sanità" replica, quando Grillo aveva però già lasciato l'assemblea. E sempre a Grillo, che aveva denunciato "stipendi da nababbi, stock options, stock grant e liquidazioni a sette cifre" per dirigenti che hanno fatto "crollare il valore delle azioni Eni" lasciando "i piccoli azionisti cornuti e mazziati", fa sapere secco: "non abbiamo piani di stock option per il top management".

Energie alternative :

Per quanto riguarda le energie alternative al petrolio - fonti di energia pulita come l' eolico ed il solare - l' Italia sta facendo passi da gigante, anche se siamo lontani dall' aver raggiunto livelli sostenibili di produzione di energia elettrica attraverso l' energia solare o altre fonti alternative al petrolio ed al gas naturale.

La rilevazione è di Legambiente: nell'arco di un decennio, in Italia, il numero dei comuni in cui è installato almeno un impianto da fonti rinnovabili è passato da 356 a 8.047. Detto altrimenti, in ogni comune italiano è presente una fonte d'energia pulita. Una buona notizia per l'ambiente e (potenzialmente) anche per l'occupazione.

Secondo uno studio realizzato da Legambiente, condotto con la collaborazione del Gruppo Asja e del Gestore servizi energetici (Gse), il nostro è il primo Paese al mondo per incidenza del solare rispetto ai consumi elettrici: oltre l'11% ad aprile 2015. Complessivamente nel 2014 le rinnovabili hanno contribuito a soddisfare il 38,2% dei consumi elettrici complessivi (nel 2005 eravamo al 15,4%) e il 16% dei consumi energetici finali (contro il 5,3% del 2005).

Qualche nota negativa non manca, purtroppo: i ritmi di crescita delle installazioni, ad esempio, sono inferiori rispetto al passato per tutte le tipologie di energia (fotovoltaica, eolica...). Eppure favorirne un'ulteriore diffusione sarebbe quantomai opportuno.

Lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili – osservava l'Istat nel suo rapporto I Consumi energetici delle famiglie, diffuso nel dicembre scorso – rappresenta un obiettivo di importanza primaria delle politiche energetiche e ambientali nazionali ed europee, in special modo della Strategia europea per la promozione di un crescita economica sostenibile” e, come osservato da Legambiente, anche per la creazione di nuovi posti di lavoro nel settore energetico.

Nel 2013 gli occupati – direttamente e indirettamente – a livello mondiale erano 6,5 milioni, secondo uno studio dell'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (Irena). In crescita rispetto all'anno precedente, dunque: nel 2012, infatti, erano 5,7 milioni circa. Complessivamente in Europa i lavoratori erano 1,2 milioni, la maggior parte dei quali impiegati in Germania (371 mila occupati) e Spagna (116 mila).

Come vanno le cose in Italia? Potrebbero andare meglio, suggeriscono alcuni studi. Nel corso della sua rilevazione, ad esempio, l'Irena non ha preso in considerazione il nostro Paese. Dove, stando alle stime del Gse, gli occupati erano circa 190 mila nel 2012. Ma che, secondo uno studio del Consiglio nazionale degli ingegneri in Italia, potrebbero – grazie a politiche di sostegno al settore – crescere, fino a toccare i 250 mila addetti entro il 2020.



 

 

 

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Articolo pubblicato il 14/05/2015