Ostensione della Sindone d’altri tempi

Il 20 maggio 1814 si festeggia il ritorno del re Vittorio Emanuele I sul trono di Torino

In tema di Ostensioni della Sindone, un collegamento ideale corre lungo la via Po e collega Palazzo Madama con la Chiesa della Gran Madre.

Torniamo indietro nel tempo, al 20 maggio 1814 - e quindi 201 anni or sono - quando il re Vittorio Emanuele I, dopo il tempestoso periodo napoleonico, può ritornare a Torino dall’esilio in Sardegna, dove è salito al trono nel 1802, quando suo fratello Carlo Emanuele IV ha abdicato in suo favore.

L’Ostensione del 20 maggio 1814 è un momento dei festeggiamenti per il ritorno del re: viene effettuata dai balconi del Palazzo Madama perché all’inizio dell’800 è bruciato il padiglione porticato, costruito tra la piazza Reale e la piazza Castello proprio per mostrare la Sindone alla popolazione.

Sempre per commemorare il ritorno del re Vittorio Emanuele I, a Torino verrà costruita la chiesa della Gran Madre di Dio, opera dell’architetto torinese Ferdinando Bonsignore, che ricorda il Pantheon di Roma e che sul frontone riporta la scritta: “Ordo populusque taurinus ob adventum regis” (La nobiltà e il popolo di Torino per il ritorno del re).

Se la chiesa della Gran Madre è un ricordo più consistente e duraturo del ritorno a Torino di Casa Savoia, la sua realizzazione è lunga e difficoltosa: la consacrazione avviene al 20 maggio 1831, dieci anni dopo l’abdicazione di Vittorio Emanuele I in favore del fratello Carlo Felice.

L’Ostensione del 1814 è un momento certo effimero ma emotivamente più coinvolgente, sicuramente per il re Vittorio Emanuele I e per una parte della popolazione torinese, la cui percentuale è difficile da stabilire, visto che ogni storico esprime valutazioni ispirate dalle idee, e dalle ideologie, personali.

L’Ostensione del 1814 è stata preceduta da una Ostensione privata, certo assai più drammatica e penosa.

Nel 1798, Carlo Emanuele IV, re di Sardegna dal 1796 al 1802, prima di sottoscrivere la sua capitolazione ai francesi invasori, ha voluto una Ostensione privata della Sindone, per implorare dalla reliquia la forza e il coraggio necessari nel difficile momento.

Scrive don Pier Giuseppe Accornero, nella “Rivista Maria Ausiliatrice” 2014/5: «…tanta è la fretta che non fa neppure sciogliere l'involucro esterno. Nella notte del 9 dicembre 1798 un corteo di 30 carrozze scortato da 80 dragoni, metà francesi e metà piemontesi, esce a spron battuto da Palazzo Reale. La neve ovatta tutti i rumori e le torce illuminano i visi di reali e cortigiani, tutti terrorizzati. Qualcuno suggerisce al re di portare appresso la Sindone per sottrarla alla furia dei rivoluzionari francesi che stanno per abbattersi su Torino. Ma il re ha troppa paura: “La lascio con confidenza nella Cappella che i miei antenati le hanno eretta. Saprà difendersi da sola”. La Sindone resta miracolosamente indenne».

Nel 1799 si effettua una ricognizione della Sindone, voluta da monsignor Carlo Luigi Buronzo del Signore (Vercelli, 1731 – 1806), Arcivescovo di Torino, che è stato nominato Custode della Reliquia.

Nel 1804 avviene una Ostensione privata per il Papa Pio VII, di passaggio a Torino nel corso del viaggio che sta compiendo per recarsi a Parigi, dove il 2 dicembre, nella Cattedrale di Notre Dame, deve incoronare l’imperatore Napoleone.

Sarò lo stesso Pio VII, il 21 maggio 1815, ad esporre la Sindone alla pubblica venerazione. Ma questa è un’altra storia…

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Articolo pubblicato il 10/05/2015