Il Venezuela dimenticato è ancora un inferno

Diritti umani calpestati, corruzione, violenze, stupri, 2248 proteste nel solo mese di febbraio, 2841 omicidi in totale solo nei primi 60 giorni del 2014. A due anni dalla morte di Chavez, nulla è cambiato per il Venezuela: il sindaco di Caracas arbitrariamente arrestato da Maduro è ancora in prigione e Obama ha dichiarato lo stato di emergenza

Cresce ogni giorno di più il malcontento nel Venezuela guidato da Nicolas Maduro, che nel tentativo di frenarlo ha annunciato, in occasione dello scorso primo maggio, che alzerà il salario minimo del 30%. Secondo gli analisti però, questi provvedimenti non faranno altro che alimentare ulteriormente l'inflazione, già esplosa al 69% a dicembre, mese dopo il quale non sono stati pubblicati aggiornamenti ufficiali sulla variazione dei prezzi.

Il Paese non è risparmiato nemmeno dalla crisi politica: il Parlamento venezuelano ha approvato lo scorso marzo, una legge che permette al presidente Maduro di governare per decreto fino al 31 dicembre 2015. La richiesta di poteri speciali, la seconda approvata all'attuale presidente in meno di due anni, è giunta in risposta alle sanzioni decise la scorsa settimana dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che attraverso un decreto ha accusato alcuni funzionari governativi venezuelani di violazione dei diritti umani e di corruzione pubblica, chiedendo la liberazione di  tutti i prigionieri politici. Nel decreto, inoltre, Obama ha dichiarato lo stato di emergenza nei confronti del Venezuela, quale “minaccia straordinaria e insolita per la sicurezza nazionale e la politica estera degli Stati Uniti”.

Secondo Maduro questa nuova legge anti-imperialista gli concede il potere di “difendere la pace e la sovranità del Venezuela”, per l’opposizione invece potrebbe rappresentare una limitazione alle libertà individuali, già ampiamente calpestate – come testimonia il caso del violento blitz attuato lo scorso febbraio da agenti del Sebin per arrestare il sindaco di Caracas, accusato di aver commesso “crimini contro la pace nel paese, la sicurezza e la Costituzione” e tuttora in carcere – con la scusa dell'ingerenza Statunitense, accumulando così poteri e distogliendo l’attenzione dei cittadini dalla crisi economica. “La legge sarà uno strumento – ha commentato Rocìo San Miguel, dell’ong Control Ciudadano – contro i nemici interni, per minare i diritti umani”, mentre secondo Antonio Ricòveri, portavoce del Tavolo dell’Unione democratica, “così vogliono impedire le manifestazioni e neutralizzare i fattori politici perché sanno che si avvicinano le elezioni politiche”.

Timori dunque leciti data la difficoltosa situazione del Paese che verte in una crisi sempre più profonda – e sempre meno raccontata – a due anni dalla morte di Chavez l'inflazione è prossima al 70% e il prezzo del petrolio, principale introito economico venezuelano, è crollato.

Tutto questo ha fortissime ripercussioni sulla popolazione civile, costretta non solo a stare in fila per ore fuori da supermercati e negozi per poter trovare cibo e medicinali sempre più scarsi, ma a vivere nel terrore dei sequestri ormai all'ordine del giorno e di una violenta delinquenza che la fa da padrona e che resta, nel 92% dei casi, impunita. Basti pensare che nel 2011 il tasso di omicidi a Caracas ha superato quello di Baghdad. Come lo stesso sopracitato sindaco di Caracas, Antonio Ledezma, affermava in una intervista pubblicata da La Stampa il 3 marzo scorso, “non si rispetta il diritto di proprietà, non esiste sicurezza giuridica e ciò causa un’instabilità che rende impossibile governare il paese. Guardando le cifre ottenute ufficiosamente dalla Polizia Giudiziaria, nei primi 60 giorni del 2014 ci sono stati 2841 omicidi in totale. Queste cifre rappresentano una media di 48 omicidi al giorno. Da questi dati si apprende che è stata superata la cifra del 2013 di 2576 omicidi. L’Osservatorio Venezuelano sulla Conflittualità Sociale (Ovcs) ha calcolato a febbraio del 2014, almeno 2248 proteste, il 400,5% in più dal mese di gennaio quando furono 445. Almeno 90 cadaveri si sono contati all’obitorio di Bello Monte a Caracas nei primi sette giorni di marzo. Le lamentele dei cittadini verificate il mese scorso, sono le più alte registrate in un solo mese negli ultimi 10 anni. Le proteste e gli scontri in Venezuela sono aumentati in maniera incessante dalla seconda metà del 2013”.  

La rabbia della gente è in aumento, come il numero dei “sequestri express”, effettuati talvolta da ragazzini per pochi soldi, un fenomeno che coinvolge sopratutto giovani dai 15 ai 25 anni e non sembra avere tregua. Senza contare l'elevata presenza e circolazione di armi da fuoco provenienti in larga parte dalla Colombia. Le famiglie più ricche d'altronde, si sono dotate di autoveicoli blindati per i loro spostamenti, ma non tutti possono permettersi provvedimenti più sofisticati per la propria sicurezza, come le classi medio-basse ad esempio, le più esposte a questo fenomeno che non riguarda solo i residenti.

Va sottolineata tra le altre cose, la forte corruzione presente nelle forze dell'ordine: una delle accuse mosse al governo dai suoi critici è per l'appunto, di non essere stato in grado di ridurre la corruzione della polizia. Anche i tribunali raramente sono risolutivi, e solo l’otto percento degli arresti ha portato a una pena. “La probabilità di essere arrestato o di finire in prigione, in Venezuela, è molto bassa. E questo crea una cultura basata sull’impunità – spiega il professore di scienze politiche Javier Corrales. La polizia quindi, non è solamente ampiamente corrotta, ma anche a corto di personale e sfornita di armi, un problema che, al contrario, i criminali non hanno.

Secondo Amnesty International, l'anno scorso almeno 591 persone sarebbero state uccise nelle prigioni venezuelane. La scorsa estate una serie di sommosse ha lasciato decine di vittime tra i prigionieri. Eppure di tutto questo, nessun governo ad oggi ha mai risposto, né in termini di responsabilità, né in termini di efficienza risolutiva.

“La Banca per lo sviluppo cinese ha già concesso un fondo di diversi miliardi di dollari. A ciò si aggiunge quanto dato dalla Russia: solo da ultimo, due miliardi di dollari. Questo denaro è già è svanito. Ne deriva un grande stress per la nazione che deve impegnare il proprio petrolio per il futuro. Il Governo inoltre sta per concludere un accordo per il finanziamento di Rosneft a Pdvsa per due miliardi di dollari, che saranno destinati al sostegno della produzione nella faglia petrolifera dell’Orinoco, la maggiore fonte di riserve di idrocarburi del mondo. Si annuncia pure l’amento del prezzo della benzina, secondo quanto fatto sapere dallo stesso Maduro. Ma la gente si chiede dove sono e dove andranno i benefici di queste operazioni?”

Che il sindaco Ledezma debba a questo genere di dichiarazioni il suo agghiacciante e riprovevole  arresto?

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Articolo pubblicato il 06/05/2015