Presentazione Libro: “Ferro e Fuoco. Excursus tra ferri e fabbri” – Sala Principe Eugenio, Sede AIP via Legnano 2/b, Torino – ore 18:00

Associazione Immagine per il Piemonte – Anno Culturale 2015 – II Ciclo Primaverile

Anno Culturale 2015

Amare il Piemonte, terra di tradizione e di innovazione.

APERITIVI CULTURALI

II Ciclo Primaverile

(7 maggio – 16 maggio – 21 maggio – 28 maggio 2015)

AIP • via Legnano 2/b • 10128 Torino • tel. 348 4435212 • www.immagineperilpiemonte.it

V Aperitivo Culturale 2015

Giovedì 7 maggio 2015

Sala Principe Eugenio, Sede AIP via Legnano 2/b, Torino

alle ore 18,00

FERRO E FUOCO. Excursus tra ferri e fabbri

Fabbri di ieri e di oggi. Artisti o artigiani?

Intervengono:

Anna CREMONTE PASTORELLO di CORNOUR

Maurizio BAIOTTI

Gian Giorgio MASSARA

Angelo MISTRANGELO

Daniela PIAZZA

Modera: Vittorio G. CARDINALI

- Anna CREMONTE PASTORELLO di CORNOUR e Maurizio BAIOTTI sono autori di Ferro e fuoco. Excursus tra ferri e fabbri, Daniela Piazza Editore 2014.

“Il lavoro che Anna Cremonte Pastorello di Cornour ha meditatamente scritto prende l’avvio dalla scoperta del ferro nel mondo antico per concludersi con gli anni della rivoluzione industriale e la relativa citazione di opere torinesi; ad esempio, le fontane in ferro battuto purtroppo scomparse oppure i mutamenti toponomastici della città. A Torino esisteva curiosamente la via Barra di Ferro (oggi via Bertola) così detta a causa della “barra di ferro” che sbarrava la via per impedire il transito alle prostitute!

Il lungo testo via, via, s’interrompe per fare spazio a una ricca serie di fotografie scattate da Maurizio Baiotti che comprendono armature, specie rinascimentali, cancellate, ponti e gallerie coperte, insegne, giardini d’inverno, l’immagine del protettore dei fabbri sant’Eligio, ma altresì una reliquia quale la Corona Ferrea - che è in effetti d’oro - che conserva all’interno una fascia di ferro che Costantino imperatore portava all’avambraccio, ricavata da uno dei chiodi della Santa Croce rinvenuta dalla madre, sant’Elena. La madre ricava invece il morso di un cavallo affinché il figlio ricordi che chi governa deve - tuttavia - sapersi trattenere.

E di ferro è la punta della “Santa Lancia” con la quale un soldato romano apre il costato di Gesù Crocifisso: il re di Francia Luigi IX la depone nella Sainte Chapelle di Parigi, ma dal 1793 la reliquia risulta perduta.[...]

La pubblicazione Ferro e fuoco si rivela ricchissima di notizie, con esempi poco conosciuti nel campo dell’arte fabbrile e si conclude positivamente con il glossario e un indice di nomi che riporta - di volta in volta - i vari ruoli dell’artigiano e dell’orefice, la relativa qualifica, la citazione delle maggiori opere realizzate, dando ampio spazio a Torino e al Piemonte, ma non dimenticando esempi importanti di architettura in ferro in Italia e in Europa... dal testo di Gian Giorgio Massara “Fabbri di ieri e di oggi. Artisti o artigiani?

VI Aperitivo Culturale 2015

Sabato 16 maggio 2015

Sala Principe Eugenio, Sede AIP via Legnano 2/b, Torino

alle ore 18,00

MARIA ANTONIETTA una Regina tra odio e amore.

Perché riscoprirla più di due secoli dopo?

Conferenza di:

Alice MORTALI, Presidente Associazione Italiana Maria Antonietta (Bologna), il primo sodalizio culturale italiano dedicato alla famosa regina di Francia e alla sua epoca.

Introduce: Vittorio G. CARDINALI

Maria Antonietta (Vienna, 2 novembre 1755-Parigi, 16 ottobre 1793), fu regina consorte di Francia e di Navarra, dal 10 maggio 1774 al 21 settembre 1792, come consorte di re Luigi XVI. Pur essendo una delle figure femminili più note della storia, quello di Maria Antonietta regina di Francia, è un personaggio ancora in realtà molto poco conosciuto. Il tramandarsi di una lunga serie di luoghi comuni e di aneddoti (il più delle volte completamente inventati) hanno relegato questa donna allo sgradevole ruolo di regina frivola e spendacciona, amante insaziabile, moglie manipolatrice, sovrana insensibile alle miserie del suo popolo, l'Autrichienne giustamente ghigliottinata in pieno Terrore rivoluzionario. Quella di Maria Antonietta, sposa bambina, consorte infelice e regina assolutamente impreparata al suo ruolo, è una vicenda in realtà molto più complessa che merita un approfondimento e una riscoperta.

Incominciando magari proprio dalla famosa frase delle brioches...

L’Associazione Italiana Maria Antonietta organizza per domenica 17 maggio una giornata alla Palazzina di Caccia di STUPINIGI. Gli Associati di “Immagine per il Piemonte” che desiderano unirsi agli Amici dell’Aimant prendano contatti al tel. 335/216045

VII Aperitivo Culturale 2015

Giovedì 21 maggio 2015

Sala Principe Eugenio, Sede AIP via Legnano 2/b, Torino

alle ore 18,00

CIFRA REALE. Biografia dei Savoia Aosta

Amedeo di Savoia: “un uomo normale che ha potuto vivere eventi straordinari e conoscere persone straordinarie”.

Intervengono:

Chicca MORONE

Federico RADICATI di PRIMEGLIO

Vittorio G. CARDINALI

- Danila SATTA e S.A.R. il Duca Amedeo di SAVOIA sono gli autori di Cifra Reale, La Compagnia del Libro 2014.

E’ il racconto di una famiglia italiana che ha vissuto da protagonista la grande storia: la famiglia Aosta.

Da un punto di osservazione privilegiato, una generazione dopo l’altra, i duchi d’Aosta hanno potuto sviluppare una visione particolare dell’Italia. Pur non avendo portato il peso della corona, ognuno di loro ha avuto altre grandi responsabilità nei confronti del proprio paese, da Emanuele Filiberto e la sua III Armata mai sconfitta, ad Amedeo l’eroe dell’Amba Alagi. La storia individuale del V Duca D’Aosta, l’attuale Amedeo, s’intreccia strettamente con la storia di tutta Casa Savoia e fa prendere luce, pagina dopo pagina, a vicende inedite ed episodi finora trascurati. Un ruolo centrale nel racconto è rappresentato dalle figure femminili. Principesse e duchesse allevate alla “Scuola dei principi”, capaci di coraggio e determinazione, quanto, e a volte più, degli uomini impegnati in guerra.

Questo libro è il risultato di tre anni d’interviste-conversazioni, tenute nelle residenze di Meliciano (Arezzo) e Pantelleria con il duca Amedeo d’Aosta e sua moglie Silvia, e di lunghe ricerche nei loro archivi privati. È stato possibile avere accesso a documenti inediti, lettere, agende, diari e fotografie appartenenti alla famiglia.

Il racconto parte dal matrimonio dei genitori di Amedeo, la sua nascita a Firenze sotto un violento bombardamento, la deportazione a un anno ad opera dei nazisti, la liberazione, l’esilio, il ritorno e la vita da principe nell’Italia repubblicana.

Cifra Reale, tuttavia, non è un saggio storico. Almeno non esattamente. Può essere meglio definito come la biografia di un uomo che deve alla sua condizione familiare la possibilità di “dare del tu alla Storia”. Un uomo le cui vicende seguono passo passo quelle del nostro Paese. Anche quando le pagine del libro di storia si chiudono, lasciando il posto alla cronaca quotidiana, al costume, al gossip. Come lo stesso Amedeo ama dire, è il racconto di “un uomo normale che ha potuto vivere eventi straordinari e conoscere persone straordinarie”.

Perché Cifra Reale? Ai tempi della Monarchia ogni principe o principessa veniva “assistito” da un certo numero di dame e gentiluomini di Corte. Ognuno di loro portava appuntata (gli uomini sul bavero, le dame sulla spalla) l’iniziale del principe “di riferimento”: un gioiello di smalto e diamanti chiamato appunto Cifra Reale. La cifra con la ‘I’ di Irene di Grecia madre di Amedeo, ha un suo ruolo preciso nello sviluppo della storia. Svanite le corti, oggi la Cifra Reale si è fatta immateriale, significa quel patrimonio fatto di tradizioni, cultura, educazione che la parte migliore dell’aristocrazia conserva. Qualcosa che Amedeo di Savoia, quinto Duca d’Aosta, indubbiamente possiede.

VIII Aperitivo Culturale 2015

Giovedì 28 maggio 2015

Sala Principe Eugenio, Sede AIP via Legnano 2/b, Torino

alle ore 18,00

Dall’Etna alle Alpi. Giuseppe Macherione.

Un giovane poeta e patriota italiano

Con l’Autrice intervengono:

Marco ALBERA

Vittorio G. CARDINALI

- Carla CASALEGNO è autrice del volume Dall’Etna alle Alpi. Giuseppe Macherione. Un giovane poeta e patriota italiano, Edizioni del Capricorno.

Penultimo di sette fratelli, Giuseppe Macherione nacque a Giarre (Catania) il 22 marzo 1840 in una famiglia della borghesia: il padre, l’avvocato Gaetano, era “uomo non estraneo alle lettere”. Dai 5 ai 14 anni frequentò l’Educandario Reale dei padri Filippini, distinguendosi soprattutto nello studio del latino; appassionato traduttore di Virgilio e Orazio, iniziò egli stesso a comporre versi in latino e a scrivere liriche e canzoni.

Colpito nell’adolescenza da gravissimi lutti – la scomparsa, in seguito ad una disgrazia, nel 1855, del fratello Antonio, a cui seguì nel 1857 quella della madre – Giuseppe, a 17 anni, si iscrisse alla facoltà di Legge dell’università di Catania, dove conobbe il coetaneo Giovanni Verga e Luigi Capuana, a cui lo strinse un’intensa amicizia, tanto che, anni dopo, il teorico del Verismo, rievocando appunto i suoi anni giovanili, gli dedicò alcune lucidissime pagine.

Studente universitario, trovò anche il tempo per studiare l’inglese e il francese, e di coltivare i suoi interessi politici, maturando un sempre più consapevole impegno civile, in anni che videro giungere a termine il processo di unificazione nazionale.

Animato da un vivo desiderio di vedere l’Italia una, libera e civilmente organizzata, corse ad arruolarsi tra i garibaldini, sebbene iniziassero già a manifestarsi i primi inequivocabili sintomi di quella tisi che ne avrebbe stroncato la giovinezza a soli 21 anni. Respinto proprio per la precarietà della sua salute, abbracciò un’altra arma: quella del giornalismo politico che esercitò dapprima a Catania, poi a Palermo.

Nel febbraio 1861, nonostante il peggioramento delle condizioni di salute, s’imbarcò su un vaporetto diretto a Genova, da dove proseguì per Torino, animato dal desiderio di “assistere all’apertura del nuovo Parlamento italiano e a tutta la sessione legislativa del ’61”. Circondato da nuovi amici, stimato dallo stesso Cavour, che spesso mandava a chiedere notizie della salute di “Peppino il Siciliano”, il giovane poeta e patriota si spense il 22 maggio 1861 in un’abitazione a pochi passi da Palazzo Carignano, sede di quel Parlamento che, nella seduta del 14 marzo, aveva votato il disegno di legge relativo all’assegnazione del titolo di Re d’Italia a Vittorio Emanuele II.

Le sue spoglie, rimaste per un secolo nel cimitero monumentale di Torino, nel 1961, in occasione del primo centenario dell’unità d’Italia, furono trasferite a Giarre.

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Articolo pubblicato il 05/05/2015