Torino - Primo Maggio: la vista corta degli imbalsamati

Amare e condivisibili dichiarazioni di una Consigliera Regionale

Anche quest’anno a Torino e in Piemonte, le organizzazioni sindacali hanno dato il via al tradizionale corteo che si è snodato per le vie del centro della città, senza incidenti.

Forse la tranquillità della manifestazione è dovuta all’assenza dei vertici delle Regione e della Città di Torino. Chiamparino e Fassino, convertiti al Renzismo per evitare i giardinetti, si riempiono la bocca di Jobs Act, nascondendo il fallimento di questo provvedimento e non sapendo affrontare quei nodi che, almeno a livello regionale, potrebbero  rappresentare un momento di arresto alla disoccupazione, in specie quella giovanile.

Tra i primi commenti alla giornata decorsa, spicca quello del M5S che evidenzia “la presenza ipocrita (al corteo) del PD che ha smantellato i diritti dei lavoratori”. La scarsa presenza di lavoratori rappresenta la più schietta risposta ad un rito ormai vetusto, vissuto con indifferenza da coloro che subiscono e soffrono una situazione d’incertezza e precarietà che si trascina ormai da troppi anni, senza segnali positivi all’orizzonte.

C’è chi, pur facente parte della maggioranza supina a Chiamparino, possiede l’onestà e la lucidità per formulare un’analisi della situazione occupazionale in specifici comparti produttivi e zone del Piemonte che condividiamo e riportiamo.

“Oggi si dovrebbe festeggiare la più nobile delle attività umane, il lavoro. Non mi sento però di sventolare bandiere ed appendere festoni: la situazione in provincia di Cuneo non è affatto rosea. Abbiamo trascorso mesi, forse anni, nell’intento di ridimensionare la crisi ed ora ci ritroviamo con centinaia di posti di lavoro in bilico o scomparsi del tutto e aziende che continuano a chiudere".

Così è intervenuta la Consigliera Regionale dei Moderati Maria Carla Chiapello, in occasione della Festa del Lavoro che ha aggiunto:

"Nel primo trimestre dell’anno la differenza tra le aziende che hanno aperto e quelle che hanno chiuso i battenti è di meno 375, una cifra che mi spaventa. Così come m’impaurisce sapere che fuori da questi dati ci sono tante altre aziende con nomi anche prestigiosi che licenziano dipendenti. Nulla o poco hanno fatto le istituzioni per salvaguardare i posti di lavoro, salvo intervenire con tavoli di confronto con le proprietà quando ormai è troppo tardi. Non basta. Bisogna fare di più.

Bisogna aiutare ad esempio le aziende agricole. I costi di produzione continuano a lievitare. Recentemente si è molto parlato di latte. Costi troppo elevati, poche aziende che si dedicano alla trasformazione della materia prima e di conseguenza allevatori che non possono far altro che chiudere. È necessario inoltre sfruttare al meglio le grandi risorse che abbiamo a disposizione. Quelle naturali, ad esempio.

Non posso evitare di pensare alle Terme di Vinadio chiuse ed inutilizzate da tempo. Altra opportunità sprecata per creare posti di lavoro e turismo. E ancora: le istituzioni devono diventare più attente in materia di monitoraggio e sviluppo del territorio. Solo da questa attenzione e da una maggior vicinanza si può ripartire davvero. Male hanno fatto i nostri predecessori a cancellare le Comunità montane, che erano uno strumento importante anche per le aziende delle terre alte. Sarebbe stato più utile ottimizzarle e renderle più efficienti.

Ad oggi ci troviamo nel limbo delle Unioni dei Comuni che per ora non hanno ancora concluso nulla. Questa incertezza non giova certo alla crescita economica. Un primo maggio dunque che cade in un momento difficile per la nostra Granda che, mi auguro, possa trovare le risorse per risollevarsi. Certo gli imprenditori non possono farlo da soli. Il mio invito è dunque rivolto alle istituzioni perché tornino ad avvicinarsi ai cittadini e non restino nascoste nelle stanze dei bottoni. Solo comprendendo le reali preoccupazioni ed i problemi della nostra provincia saranno in gradi di aiutare a risolverli”.

Quali istituzioni sapranno leggere quest’appello? Il Consiglio regionale ha appena approvato la Legge Finanziaria 2015, che evidenzia un’impostazione arretrata e rinunciataria ed il cui unico pregio è quello d’impegnare l’Ente a pagare in tempi ragionevoli i debiti residue alle aziende fornitrici.

Martedì 5 maggio inizierà il dibattito sul Bilancio di Previsione del 2015, speriamo che qualcuno sappia accogliere la sfida della consigliera Chiapello.

 

 

 

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Articolo pubblicato il 03/05/2015