Ostensione della Sindone d’altri tempi

147 anni or sono, l’Ostensione del 1868, la prima effettuata con criteri moderni, all’interno della cattedrale di San Giovanni e durata per alcuni giorni

L’Ostensione della Sindone del 1868 avviene in occasione del matrimonio del principe ereditario Umberto (il futuro re Umberto I) con la cugina Margherita di Savoia, celebrato il 22 aprile 1868 nel Duomo di Torino.

È descritta come la prima ostensione effettuata con criteri moderni, all’interno della cattedrale di San Giovanni e durata per alcuni giorni.

Alessandro Ricardi di Netro, arcivescovo di Torino dal 1867 al 1870, ha infatti predisposto che l’Ostensione avvenga da venerdì 24 a domenica 26 aprile, quindi per tre giorni, come si legge nella “Gazzetta Piemontese” del 23 aprile 1868.

Sulla reale durata di questa Ostensione i testi non concordano: alcuni libri moderni confermano i tre giorni, mentre altri parlano di una durata di quattro giorni. È possibile che vi sia stato un prolungamento al lunedì 27 aprile.

È certo che martedì 28 aprile 1868 avviene la cerimonia con cui la Sindone è ricollocata nella Cappella del Guarini, dopo la sostituzione dello strato di stoffa su cui è distesa la reliquia con uno nuovo, di raso rosso.

Lo apprendiamo dalla “Gazzetta Piemontese” di giovedì 30 aprile 1868 che riporta, sotto il titolo La Santissima Sindone, questa notizia, integralmente ripresa dall’Unità Cattolica:

«Martedì mattina, alle ore 8, nella real cappella della Santissima Sindone, compievasi la cerimonia della restituzione della Santissima Sindone nel monumento ov’è ordinariamente custodita. Erano presenti i reverendissimi arcivescovi e vescovi presenti in Torino, il marchese Gualterio, ministro della Real Casa e una scelta di persone ammesse alla funzione. La principessa Clotilde Napoleone erasi offerta di cucire alla sacra reliquia il nuovo strato di raso rosso sul quale è distesa. Lo strato, che in questa circostanza staccavasene, era stato cucito 72 anni or sono da un’altra Clotilde, la venerabile Maria Clotilde di Savoia. L’augusta Principessa, inginocchiata in terra, compié quell’opera piuttosto faticosa con tanta pietà da fare l’ammirazione degli astanti. La sacratissima reliquia venne quindi piegata e involta in un nastro, che veniva man mano suggellato dal marchese Gualterio collo stemma reale. Riposta quindi nella cassetta e rinchiusa nel suo deposito, essa sottraevasi alla pia curiosità dei Piemontesi, nei quali si è ravvivata, col perderne la vista, la fede e la divozione».

A chiarimento di questo articolo giornalistico va ricordato che nel 1868 la Sindone appartiene a Casa Savoia. Sarà Umberto II, nel 1983, a lasciarla in eredità al Papa.

Nel Regno d’Italia, il Ministro della Real Casa non fa parte del governo ma dirige il Ministero della Real Casa, che amministra i beni della Corona.

Nel 1868, il Ministro della Real Casa è il “marchese Gualterio”, Filippo Antonio Gualterio (Orvieto, 1819 – Roma, 1874), politico e storico italiano, senatore del Regno. Gualterio si era impegnato nel processo unitario e nel difficile periodo immediatamente successivo alla proclamazione del Regno d’Italia, come regio commissario di Perugia e Orvieto, come intendente generale di Perugia e come prefetto a Genova, a Palermo e a Napoli.

Dopo un’infelice esperienza come ministro dell’interno del Regno d’Italia nel governo Menabrea I (1867), dal 19 gennaio 1868, Gualterio è stato nominato Ministro della Real Casa.

Manterrà questa carica fino al 12 dicembre 1869, quando per l’avversione e la riprovazione nei suoi confronti di molti esponenti della Camera, in pericolare di quelli della sinistra, sarà costretto alle dimissioni e gravi disturbi nervosi lo porteranno a un lungo ricovero in una casa di cura.

La “principessa Clotilde Napoleone” è la Venerabile Maria Clotilde di Savoia (Torino, 1843 – Moncalieri, 1911) primogenita degli otto figli di re Vittorio Emanuele II e della regina Maria Adelaide d’Austria.

Maria Clotilde, il 30 gennaio 1859, a sedici anni, nel Duomo di Torino aveva sposato Girolamo Bonaparte, cugino dell’imperatore francese Napoleone III.

Questo infelice matrimonio, ispirato dalla “ragion di Stato”, era stato fortemente voluto da Camillo Cavour in funzione dell’intervento francese a sostegno del Regno sardo nella guerra contro l’Austria.

Nel 1870, dopo la sconfitta di Sedan, Napoleone III e tutti i suoi familiari devono lasciare Parigi, anche Maria Clotilde, che si separa amichevolmente dal marito - morto successivamente a Roma nel 1891 - e si ritira a Moncalieri dove, ancora in vita merita il titolo di “Santa di Moncalieri”, per la sua vita monacale e la beneficenza largamente praticata.

“Maria Clotilde di Savoia” è la Venerabile Maria Clotilde Adelaide di Borbone, Regina di Sardegna (Versailles, 1759 - Napoli, 1802).

Figlia di Luigi, delfino di Francia, e della principessa Maria Giuseppina di Sassonia, molto religiosa, il 20 agosto 1775, ha sposato Carlo Emanuele principe ereditario di Piemonte, incline più alle cose dello spirito che alla politica. Non hanno avuto figli.

Nello sconvolgimento della rivoluzione francese, Maria Clotilde ha appreso della morte sulla ghigliottina nel 1793 di suo fratello Luigi XVI, di sua cognata Maria Antonietta e di sua sorella Maria Elisabetta.

Carlo Emanuele IV è salito al trono il 18 ottobre 1796. Il suo regno è durato poco, quando i francesi hanno invaso il Piemonte, ha dovuto rinunziare al trono e con la moglie Maria Clotilde è stato costretto all’esilio a Cagliari.

Carlo Emanuele e Maria Clotilde hanno poi intrapreso un doloroso percorso a Firenze, a Roma e poi a Napoli, dove Maria Clotilde frequentava assiduamente la chiesa di S. Caterina dei Francescani, si iscriveva al Terz’Ordine Francescano e, dopo una grave malattia, si spegneva il 7 marzo 1802 a soli 42 anni. Veniva acclamata “angelo tutelare del Piemonte”.

Così, a 147 anni di distanza, questo ricordo dell’Ostensione del 1868 riporta alla luce, per un attimo, personaggi ormai quasi dimenticati della storia di Torino e dell’Italia.

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Articolo pubblicato il 27/04/2015