La Libia, l' Italia e l' ONU. Il Segretario Generale Ban Ki-moon in visita in Italia
La pistola annodata di fronte al Palazzo di vetro dell' ONU

Quali soluzioni alla crisi nel Mediterraneo la questione principale

Il Segretario Generale dell' ONU Ban Ki-moon: “Sbagliato colpire i barconi in Libia, aiutiamo i profughi”

Della serie : “ Viva la pace “, come in effetti dovrebbe essere, il Segretario Generale dell' ONU incarna perfettamente il suo ruolo di peace-maker autorizzato, ma le sue argomentazioni paiono davvero un po' troppo scontate.

Forse non si è ancora accorto che la guerra l'ha dichiarata l' ISIS nei nostri confronti, e che ormai si sa che anche la mafia italiana ha collegamenti e collaborazioni con chi si arricchisce gestendo il traffico delle persone, prevalentemente sotto controllo dell' ISIS.

E non è forse vero che lo Stato italiano ha sempre dichiarato, attraverso i suoi esponenti istituzionali, di essere in guerra contro la mafia? Siamo quindi in guerra o no ? La guerra si può anche non dichiararla per iscritto, ma se esiste nella realtà è ipocrita far finta che non ci sia.

Qui nessuno è così guerrafondaio da volere, costi quel che costi, l' impiego dei nostri militari in funzione di attacco ad un altro Stato. Pur tuttavia, avendo di fronte alle nostre coste una minaccia costante e dichiarata a poche decine di chilometri da noi, sarebbe strano non avessimo un piano di sicurezza e di contrasto all' ISIS che spadroneggia in Libia, e che sta gestendo, come  praticato abitualmente nel suo business sporco, il traffico delle persone che sbarcano nella testa di ponte del Continente europeo, l' Italia.  

Abbiamo un' ulteriore difficoltà da affrontare: dov' è questo “ altro Stato” ? Semplicemente svanito nel nulla, in Libia  solo bande rivali che guerreggiano tra di loro, con la preponderanza dell' ISIS che svolge  tutti i traffici sporchi immaginabili, come quello delle persone, ma anche armi, droga, petrolio e via via fino ad arrivare al materiale pedopornografico. Come recitava una pubblicità in TV degli anni '60 : " Tutto fa brodo" , tutti soldi utili a mantenere i jihadisti, le loro famiglie, provvedere al mantenimento del Califfato islamico in tutti i suoi aspetti, anche a dare aiuti alle famiglie che hanno avuto morti e feriti in combattimento. In altre parole, il Califfato islamico è organizzato come un normale Stato occidentale, ma senza scrupoli, democrazia e senza libertà per i suoi sudditi.

Non è solo a causa dei migranti che muoiono a centinaia la sola ragione di essere in allarme, come pure delle centinaia di migliaia di loro che aspettano di essere imbarcati come nemmeno fossero bestie, è anche il fatto della sottovalutazione del pericolo che rappresenta l'ISIS, che ha già fatto vedere di quale crudeltà è capace e di quali minacce è in grado di fare, quale quella di far sventolare la sua bandiera nera sull' obelisco di piazza san Pietro in Vaticano.

Chi inneggiava “ je suis Charlie” dove è andato a finire? Solo una moda del momento? Da come stanno evolvendo le cose sembrerebbe di si.

L' ONU  non si è mai dato troppo da fare per le nazioni che non siano gli USA : i nostri soldati sono andati sotto l' ONU in Afghanistan e sono stati recentemente riconfermati almeno sino al 2017. In Libano ancora ne abbiamo qualcuno . Se siamo invece noi in Italia a chiedere protezione, l' ONU nicchia e fa orecchie da mercante. Sembra stia ad ascoltare solo gli USA, ed agire sotto le sue direttive, così come ha sempre fatto, è inutile negarlo.

Se così non fosse, l' ONU non riceverebbe la maggior parte delle sovvenzioni USA, le più importanti, cosa che più volte è stato minacciata. L' ONU non è un istituto "sacrale" e asettico, anche se importante: al suo interno ha diversi pesi e diverse misure a seconda della potenza delle singole nazioni che lo compongono, del fatto che solo 5 sono i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, del diritto di veto che blocca o permette azioni particolari, del fatto che è sovvenzionato dagli Stati membri, solo per citarne alcuni.

Ufficialmente l' ONU agisce solo per azioni di pace, ma abbiamo ben visto di che pace si tratti, essendo il confine tra pace e guerra purtoppo troppo incerto ed indefinito.

Il nostro connazionale Lo Porto – volontario - è stato ucciso proprio durante una vera e propria azione di guerra – pur essendoci la presenza pacificatrice dell' ONU da quelle parti- attraverso un drone che aveva scoperto un covo di Al Qaeda e lo ha bombardato. Peccato che i terroristi sono soliti nascondere i prigionieri nelle loro basi proprio per scongiurare bombardamenti, così come faceva Saddam Hussein in Iraq.

Chi si occupa di intelligence questo lo sa molto bene, ed è questa la maggior colpa degli USA, avere cioè bombardato senza la certezza di non colpire soldati amici, non quella di averci avvisato in ritardo di un morto italiano. Una volta che una persona è morta è morta e non c'è più niente da fare, mentre è quello che succede prima che conta, ovviamente. Quindi le varie chiacchiere che si fanno quando i buoi sono scappati dalla stalla sono alquanto oziose e fanno pensare di essere di fronte ad un atteggiamento che è pieno della solita retorica ammuffita, a cominciare dagli USA .

Non è forse vero che gli USA sono a capo della coalizione anti ISIS ma non hanno fatto nulla in Libia per evitare che il Califfato islamico prendesse possesso della maggior parte del territorio libico? Con la sua forza preponderante lo poteva fare in mille modi ma non lo ha fatto. E perchè, a questo punto, Ban Ki-moon non si rivolge a ciò che è rimasto della relativa legalità in Libia, anche se ha inviato laggiù il suo delegato Leon, cioè  il governo rifugiatosi a Tobruk, o agli USA che coordinano le forze alleate? Una potenza come gli States, ricca com'è, dovrebbe e potrebbe trovare tutti i mezzi possibili per controbattere l' ISIS, la maggior responsabile del traffico di persone, caricandole come schiavi sui barconi.

Si parla di uno stuolo di poveracci, in alcuni casi rifugiati politici se il loro Stato è in guerra, in altri semplici scampati alla miseria, molti altri ancora sbandati senza più patria né famiglia né lavoro. Qualche criminale che si mischia nella massa non potrebbe esserci? E poi scomparire come realmente accade subito dopo che è passato dai centri di accoglienza ?

Quindi la questione è piuttosto complessa da affrontare, ma non si risolve certo con i richiami alla pace di Ban Ki-Moon e con l' esortazione a non distruggere i barconi vuoti, tanto i traghettatori li distruggono lo stesso chiamando i soccorsi italiani, o di Malta, appena sono a qualche decina di chilometri dalle nostre coste, ma con le persone ancora a bordo però.

Così infatti sono morte migliaia di persone. In alcuni casi è stato accertato che questi criminali traghettatori hanno lasciato in balia di se stessi i migranti, andandosene in fretta su altre imbarcazioni molto più sicure, dando per scontato che tanto le carrette usate sarebbero state o requisite dalla nostra Polizia costiera, o sarebbero affondate in molti casi, quindi senza possibilità di ritorno in Libia e del loro riutilizzo.

Allora le domande sono tante quelle che vorremmo fare a Ban Ki-moon, ma per favore non faccia finta che non vi sia una vera e proprio guerra in corso tra l' Italia e l' ISIS, per i motivi visti prima, e non dica che non bisognerebbe distruggere i barconi in tempo utile prima che succedano altre disgrazia della portata vista nei giorni scorsi, anche perchè non si vedono alternative praticabili.

I barconi si possono distruggere e come, basta volerlo fare. Se poi il governo di Tobruk non ammette interferenze da parte degli altri, come sta facendo, si vorrebbe sapere perchè allora le ammette quanto si tratta di difenderlo dalla ISIS stessa.

Essendo il territorio libico ormai alla mercè di islamisti e di bande rivali in cerca di aumentare il loro potere, si pone anche la questione di come tra tutti queste tribu si possa arrivare ad un accordo di pace trattando con uno Stato unitario e nella piena legalità, unico presupposto per formalizzare un accordo definitivo e che garantisca la pace completa.

Questo fatto di cercare un accordo con “ qualcuno” in Libia viene dichiarato dall' ONU attraverso Ban Ki-moon, che sta convincendo anche tutti gli Stati che ne fanno parte di puntare ad una soluzione condivisa e pacifica. La cosa è assolutamente utopica in quanto :

  1. Nessuna delle fazioni ha mai dichiarato di volersi mettere d' accordo con le altre, tranne forse Tobruk per chiare ragioni di legittimazione del proprio governo

  2. L' ISIS non vuole mettersi d' accordo con nessun altro potere, vuole dominare, estendere il suo territorio e basta

  3. Anche nel caso di una soluzione positiva, ci possono volere anche decine di anni per arrivare alla conclusione di un accordo invocato dall' ONU. Basta vedere il caso di Israele con la Palestina, dove non si è mai riusciti a chiudere nessun accordo definitivo, con tutti i migliori auspici dell ONU, del Papa, e gli sforzi degli USA. Sono passate decine di anni dalla costituzione di Isaele con la sua indipendenza nel 1948 ed il suo ingresso nell' ONU nel 1949, con la situazione immutata da allora ( già questa ultima data dovrebbe far riflettere sulla difficoltà tra il dire della pace ed il fare della guerra che non si è mai estinta tra Israele e Palestina).

  4. La eventuale spartizione del territori libico, così come sta avvenendo, non potrebbe prescindere da confini da precisare, i quali ormai sono già del tutto incerti in molti territori dell ' Africa del Nord e del Medio Oriente, Siria e Iraq in testa, subito dopo viene lo Yemen. Inoltre l' ISIS occupa molti di questi territori a macchia di leopardo, e queste macchie sono in continuo assestamento ed espansione.

  5. Nel frattempo centinaia di migliaia di persone sbarcheranno sulle nostre coste, come previsto. L' Europa abbiamo visto , anche in questo ultimo caso, discute solo di soldi e non di soluzioni, tanto per cambiare, e si degna di avere triplicato i fondi di Triton, a “ben” 9 milioni di euro/mese, fatto minimo che non sembra proprio la soluzione di protezione che vorremmo. Triton è stato un fallimento con 3 milioni di euro/mese e 9 non cambia il discorso di certo. Gentiloni parlava di aumentarlo di un ordine di grandezza, portando a 30 milioni il finanziamento. Inascoltato e messo all' angolo.

  6. Per quanto riguarda la richiesta più importante, cioè limitare l' afflusso di clandestini nel nostro Paese, la maggior parte delle 28 nazioni dell' UE rifiuterebbe clandestini sul proprio territorio. Cameron in Inghilterra ha già detto che non vuole ospitare nessun migrante. Ce li teniamo tutti noi? I centri di accoglienza già stanno scoppiando e le Regioni hanno già detto che non desiderano ulteriori flussi migratori.

  7. Dal momento che si dice che i barconi stanno scarseggiando, i criminali sequestreranno allora le barche dei pescatori ? E' questo che si vuole ? Tanto capiterà sicuramente, a meno che i pescatori stessi siano conniventi con i criminali, e glieli cedano a prezzi di favore. Il ciclo proseguirebbe con la costruzione di nuove barche per pescatori, che quindi rinnoverebbero il loro parco barche usate con quelle nuove, con evidenti benefici per i pescatori, e maggior disponibilità di barche per i criminali. Un ciclo virtuoso che non è detto che non sia già in corso.

Meglio fermarsi qui. Le soluzioni al problema non possiamo certo fornirle noi, che non siamo nemmeno sul territorio libico, conosciamo parzialmente la realtà del posto, non siamo strateghi e non abbiamo la bacchetta magica, L' unica alternativa è quella di cercare di usare almeno il buon senso e rimanere con i piedi piantati per terra. Fantasticare su accordi con chi non li vuole fare mi sembra veramente improponibile da chiunque.

In ultima analisi è necessario dire, a questo punto, che lo stop ai barconi non può che essere fatto sul territorio libico, non sul mare , per i motivi elencati prima, e per esclusione, in quanto nelle acque internazionali agiscono ben tre trattati, tra cui quello di Dublino, che impediscono tutte le azioni di forza verso natanti che navigano al largo, ma anzi obbligano al soccorso chi è nelle stesse acque. Andare invece entro le acque territoriali libiche equivarrebbe ad un atto di guerra, cosa che, evidentemente, si cerca di evitare. Un blocco vero e proprio esiste infatti per le nostre navi, sia in acque internazionali che interne se non autorizzate dal Paese straniero, tranne che per i criminali che possono scorazzare in lungo ed in largo fino sotto le nostre coste.

Anche la vecchia legge del mare non scritta, ma adottata da tutti i naviganti non criminali, impone il salvataggio degli occupanti i natanti in difficoltà, anche se nemici in tempo di guerra ( Convenzione di Ginevra). Se c'è la legge del Codice della strada che obbliga il soccorso da parte di un automobilista che provoca feriti sulla carreggiata, se no viene definito semplicemente “ PIRATA DELLA STRADA”, non è che in mare ciò sia differente solo perchè si chiama mare e non strada. D' altronde il temine “ Pirata” identifica già da solo comportamenti fuori legge che si avevano in mare, ed oggi è usato anche per quanto riguarda la strada.

Se poi si considera che sui barconi sono sempre presenti donne e bambini ancor peggio, chi li vorrebbe fermare con la forza al largo mettendoli in pericolo è egli stesso un criminale, esattamente come colui che si trova per strada in auto, “ ferma” una macchina urtandola, provocando così morti e feriti, facendolo anche apposta e poi, contento della sua bravata, se ne va tranquillo e soddifatto nell' inferno che ha contribuito a creare nella società.

In conclusione, l'unica maniera possibile di fermare la partenza delle carrette del mare è quella di distruggerle sulla terraferma, perchè in mare non esistono le condizioni di sicurezza per poterlo fare, anzi il contrario , è un modo per provocare incidenti con ulteriori morti e feriti.

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 28/04/2015