Superman Varoufakis : ultimo atto

Un ministro che non sta ottenendo niente dall' Europa, se non le critiche di tutti gli altri ministri finanziari europei

Invoca un sano marxismo, e poi ha una casa lussuosa con vista sul Partenone, il marxista. Si fa vedere in giro con giubbotto di pelle su una moto supersportiva da 60.000 mila dollari, davanti ad un bar dove è appena andato a bersi un drink, che lì costa almeno 30 euro. Questo è Superman Varoufakis, colui il quale non ha più nessuna carta in regola per trattare con i ministri delle finanze europee, che lo vedono ormai come un buffone con cui non vogliono più trattare.  


Possiamo ben immaginare lo stato d' animo che aleggia tra i ministri finanziari europei, quando a Bruxelles si trovano a trattare, per l' ennesima volta, con il ministro greco delle finanze Varoufakis.

 

Lo stesso che li accusa mentre tratta con loro, in un tentativo di avere i finanziamenti necessari a tirare avanti ogni mese che Dio manda sulla terra. Per esempio, nel solo mese di maggio la Grecia ha bisogno di circa 4 miliardi di euro per pagare almeno stipendi statali e pensioni ma Jeroen Dijsselbloem, il presidente dell' Eurogruppo,  ha già detto che non li avrà, e che non c' è più trippa per gatti, e nemmeno per volpi come Varoufakis.

 

Infatti Varoufakis non ha presentato a Bruxelles un elenco dettagliato e credibile di riforme, le stesse che il Paese ellenico avrebbe già dovuto adottare da tempo invece di aver continuato a causare falle nel bilancio statale, con il parassitismo di alcune sue classi sociali, con la corruttela imperante, con le spese inutili e a vantaggio di qualche amico degli amici, e via discorrendo.

 

Sarebbe come se un grande industriale del Nord venisse esortato da un negoziante di mozzarelle a prestargli del denaro per mandare avanti la sua bottega, mentre allo stesso tempo quest'ultimo lo critica per la sua imprenditorialità di tipo capitalistico, e gli insegna pure come gestire la sua azienda. Un discorso veramente poco credibile quello di Varoufakis, che non si è ancora accorto di non avere davanti ed intorno a sé degli scolaretti che possono venire indottrinati solo grazie alla loro età e scarsa esperienza, mentre invece si trova in mezzo ad un giro di marpioni che rappresentano la parte più concreta e più esperta dell' UE.

 

La Grecia ha un triste primato in Europa, di avere cioè raggiunto il 172 % di deficit rispetto al PIL, un bilancio che l' ha portata ad avere il rating BBB- , quello cioè che è sull'orlo del burrone del default, il fallimento. Il Giappone ha raggiunto il 200% del rapporto Deficit/ PIL, ma nessuno si sogna di declassare questo Paese che ha una struttura produttiva molto sviluppata ed uno Stato che ha sempre onorato gli impegni interni ed internazionali, al contrario della Grecia che non ha industria manifatturiera, ed ha invece uno Stato che ha truccato i bilanci per entrare in Europa.

 

Adesso Varoufakis, che mantiene sempre sul suo viso da faina un sorriso di euroburocrate incallito, chiede alla stessa UE gli aiuti per le spese correnti, perchè di quelle per gli investimenti non se ne parla nemmeno, non sapendo nemmeno bene come investire e su che aziende, visto che non ci sono quelle di tipo produttivo.

 

Tsipras e Varoufakis sono come il gatto e la volpe, o il buono e il cattivo : il primo mantiene il suo volto di statista che pensa solo al bene del suo popolo e operando in Grecia come il buon padre di famiglia, lasciando a Varoufakis la parte sporca, quella di cercare di riuscire a cavare qualche ragno dal buco in Europa.

 

Invece a Bruxelles gli hanno dato del “dilettante”. Lo hanno zittito spiegandogli che ai consessi internazionali bisogna essere pratici e non c’è spazio per i professori e per quelli “dogmatici”. Tutto l’Eurogruppo si è trasformato in un processo contro di lui, come se fosse stato quest’economista che ha insegnato in America, Inghilterra e Australia – e che si è posto l’obiettivo di rinverdire il pensiero di Marx – a falsificare i conti della Grecia e portare il Paese al fallimento. Ma tant’è, i ministri economici delle Finanze dei Ventotto che si sono riuniti il 24 aprile a Riga, si sono mostrati concordi soltanto su un punto: non si potrà salvare il Paese ellenico fino a quando Yanis Varoufakis resterà al governo.

 

Varoufakis è diventato “ Parte del problema”, e i vari ministri non vogliono assolutamente cedere a questo ministro greco diventato imbarazzante per tutti, Tsipras compreso. Ma Varoufakis fa spallucce. E continua a provocare i colleghi, sfruttando un espediente ormai consolidato: mostrarsi oltranzista quando la controparte vuole trattare, abbassare i toni quando gli altri li alzano. Ben sapendo che la copertura mediatica non mancherà. Non tenendo conto però che la Kriptonite usata dai suoi colleghi-detrattori ministri delle finanze europei ormai è stata sparsa abbondantemente nei palazzi di Bruxelles, indebolendo sempre di più Superman Varoufakis, ormai allo stremo di ogni risorsa finanziaria, ma ancora dotato di qualche parola rassicurante e alquanto oziosa.

 

Anche a fine settimana ecco il nostro bravo economista da quattro soldi Varoufakis sfoggiare toni e modi da economista british. Eccolo alla fine del vertice sorridere e spiegare alla stampa – a dir poco incredula – che «è importante che l’Eurogruppo abbia riconosciuto che ci sono stati dei progressi nel negoziato». E quando qualcuno ha provato a ricordargli che i suoi colleghi lo consideravano più pericoloso dello stesso crack greco, con la stessa nonchalance ha replicato di “non concentrarsi sulle divergenze perché siamo determinati a trovare un accordo». Si parla addosso da solo e ci crede pure, roba da ricovero.

 

L’ATTENDISMO DEL MINISTRO

Atene sta bruciando. Il Fondo monetario ha calcolato che il Paese ha disponibilità di cassa per pagare pensioni e stipendi fino a giugno. Il che vuol dire che non ci sono risorse per rispettare gli impegni per i creditori internazionali. Tanto che il vice di Varoufakis, Dimitris Mardas, ha ammesso: «Abbiamo bisogno di 4 miliardi di euro a maggio per rispettare tutti i nostri obblighi finanziari».

 

Eppure, nonostante questo, Varoufakis va per la sua strada. E continua a seguire una sua agenda che neppure Alexis Tsipras sembra voler difendere. Da mentore economista del premier, già in campagna elettorale faceva proseliti spiegando che se non ci fosse stato il fardello del debito greco (circa 315 miliardi di euro), il Paese sarebbe una delle realtà più dinamiche dell’Eurozona.

 

Qualcuno ha provato a spiegargli che i miglioramenti – soprattutto in termini di deficit, export e di gettito fiscale – erano legati alle politiche di rigore imposte dalla Troika per riportare l’avanzo primario sopra il 2 per cento. Perché l’obiettivo di Bce, Fmi e Ue è sempre stato uno solo: fare in modo che Atene tornasse a produrre le risorse necessarie da mettere in circolazione per salvare il Paese.

 

Invece il nostro bravo Varoufakis ha usato una lieve inversione di tendenza per lanciare una proposta che ha fatto inorridire tutti i mercati: legare la restituzione dei prestiti soltanto alla crescita del Pil. In caso contrario i creditori avrebbero dovuto farsene una ragione.

 

Ecco perchè sta tornando prepotentemente alla ribalta Grexit, l' ipotesi cioè dell' uscita della Grecia dall' euro. Ecco perchè il mese di maggio sarà quello della resa dei conti della volpe Varoufakis, che non riesce nemmeno più ad avere dalla sua parte Tsipras, che almeno ha conservato la testa sulle spalle, al contrario del suo compagno di merende, colui che la ha lasciata su qualche spiaggia in una serata di discussioni sotto la luna piena, a fantasticare su come sarebbe bello il mondo senza tutti questi brutti, schifosi creditori europei.

 

Ecco anche perchè si dice che “ Chi sa fa, chi non sa insegna”.

Varoufakis torni pure ad insegnare all' Università, come ha fatto Monti - professore alla Bocconi -, un altro esponente di quella classe di teorici che sarebbe stato meglio avesse impugnato ogni tanto una vanga ed andato a zappare, invece di combinare guai e mettere la gente in condizioni di povertà peggiore di quando era entrato al governo, operando solo a favore delle banche e dei poteri forti ( vedi capitolo Bilderberg Group, Trilaterale, MES o Meccanismo Europeo di Stabilità, da me affrontato più volte ).

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 27/04/2015