Lettera a Napolitano
Partigiani armati a Milano il giorno della Liberazione, il 25 aprile

L'altra faccia della medaglia

Ci perviene dalla nostra affezionatissima lettrice Giuliana Tofani Rossi questa lettera scritta al Presidente Napolitano in occasione delle celebrazioni del 70° anniversario della liberazione; la pubblichiamo in quanto è una rivendicazione legittima che cita avvenimenti storici provati e documentati che stridono su alcune affermazioni che ne esaltano l'appartenenza a tutto il popolo. Sono gli episodi che vengono sottaciuti ma che non sono patrimonio di un singolo partito, bensì pagine meno felici di una storia che, per onestà intellettuale, va letta in tutte le sue pagine, anche in quelle meno felici senza il timore di gettare ombre su un passato che , bene o male, ci ha donato quella democrazia che oggi stenta a sopravvivere. Pubblichiamo, perciò, questo scritto e lasciamo ai lettori le giuste e legittime meditazioni.

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Esimio Presidente, 

faccio riferimento al Suo articolo dal titolo “La resistenza è la memoria che oggi unisce l’intero Paese” pubblicato il 19 aprile   dal Corriere della Sera. Lei dice di essere convinto che “il settantesimo della resistenza possa essere sentito come proprio dagli italiani , senza alcuna distinzione e certamente non come punto di riferimento e patrimonio privilegiato di qualche singolo partito”.

 Se permette, Signor Presidente, non sono di questo parere perché  ormai anche una pensionata  che vive a Sanremo, come me, sa che la consueta vulgata antifascista  che veniva propinata ancora negli anni 80,  è superata  dagli studi storici  che tendono a rimuovere le versioni  politicizzate. Ormai anche una pensionata che vive a Sanremo conosce la storia della  strage di Porzus, dove la brigata “Osoppo”,  una formazione partigiana di orientamento cattolico e socialista,  è stata sterminata da partigiani comunisti fedeli a TITO.

I titini  infoibarono, quasi sempre  dopo sevizie,  non solo fascisti, ma cattolici, liberaldemocratici, donne, anziani e bambini. Norma Cossetto, una studentessa universitaria  di 23 anni,   è diventata il simbolo degli infoibati. La sfortunata ragazza fu  gettata viva nella foiba di Villa  Surani (Istria) nella notte tra il 4 e il 5 ottobre del 1943, dopo essere stata violentata per giorni da un gruppo di “valorosi partigiani comunisti”.

E’ stata una delle tante vittime dell’odio politico-ideologico e della pulizia etnica voluta dal Maresciallo Tito per eliminare i non comunisti. I partigiani comunisti si sono contraddistinti anche per l'uccisione di loro compagni partigiani comunisti. Le vittime più illustri sono state Luigi Pietro Canali (Capitano Neri) e la sua staffeta e compagna Giuseppina Tuissi (Gianna).

Il Capitano Neri era comunista, ma non "bolscevico". Siccome era onesto e si oppose risolutamente alla spartizione dell'oro di Dongo, è stato il primo di una lunga serie di morti misteriose legate al Tesoro della Repubblica Sociale Italiana. La storia di Gianna e Neri è raccontata da Mirella Serri nel libro "Un amore partigiano. 

 Mi piacerebbe sapere se, durante la guerra civile sono stati  uccisi più partigiani dagli stessi partigiani  o dai  tedeschi e  fascisti messi insieme!

 All’epoca i  militari prestavano il giuramento di  fedeltà al Re e non a Mussolini.  Va detto che molti ufficiali  erano   di fede monarchica, e per costoro la scelta di prendere la via della montagna fu obbligatoria. La stessa cosa vale per molti soldati meridionali impossibilitati a tornare a casa per il pericolo di essere presi dai tedeschi e spediti nei lager della Germania.

Certamente i partigiani di obbedienza a Tito e gli  stalinisti non  amavano  i  monarchici  e, tantomeno,   quanti  non rispettavano le ferree leggi del partito. Forse alcuni partigiani,  ufficialmente morti per mano dei tedeschi, potrebbero essere stati eliminati dai partigiani comunisti.  Tutto questo mi sembra giustificato dal fatto che i militanti del bolscevismo erano obbligati ad obbedire ciecamente agli ordini, anche se immorali , ed era vietato loro di ragionare con la propria testa.

A proposito delle rappresaglie,  non definirei atti eroici quelli dei partigiani che, dopo aver commesso attentati,   scappavano lasciando che fosse la popolazione inerme  a pagare per le loro  azioni. Quando si parla dell’ attentato di Via Rasella e la drammatica rappresaglia delle Fosse Ardeatine,  bisognerebbe  citare le Convenzioni internazionali di guerra e le disposizioni relative alla legittima reazione. Inoltre non ci sarebbe stata alcuna rappresaglia se i responsabili si fossero presentati al Comando tedesco.  

Le leggi di guerra  non prevedevano,  invece, gli atti di barbarie perpetrati  dai partigiani comunisti. Come donna, ritengo   lo stupro  uno degli atti più aberranti, tanto più ignobile se consumato alla presenza dei familiari della vittima.  

In questi giorni è stato  proiettato a Sanremo il film del regista Antonello Belluco Il segreto di Italiacon Romina Power,  che racconta la strage di Codevigo. Si tratta di  una delle tante mattanze messe in atto dai partigiani comunisti che si sono accaniti, a guerra finita, con una ferocia inaudita  contro la parte avversa. Sconvolgente è il martirio della maestra Corinna Doardo  orrendamente seviziata, davanti alla popolazione, (compresi i suoi alunni) prima di essere uccisa.

Il capo della banda di questi esseriche mi rifiuto di definire uomini,  è  il defunto On. Arrigo Boldrini, parlamentare  per ben sei legislature nelle file del Partito Comunista e Presidente dellANPI per svariati anni.

Ovviamente tra i partigiani ci sono stati  combattenti che, pur nella drammaticità di una guerra civile, sono rimasti uomini.  Molti di loro hanno sofferto fame,  freddo e disagi, tanti  hanno  perso la vita. Spesse volte  era il caso a decidere  se un ragazzo di leva si arruolava nella RSI o raggiungeva i partigiani.

Pur tuttavia è notorio che i partigiani hanno ucciso persone innocenti e inermi sulla base di semplici sospetti, spesso infondati e la patente di spia non  si negava a nessuno. La mia idea è che i comunisti volessero bolscevizzare lItalia con il sistema, ampiamente  collaudato nellUnione Sovietica,  di  far lavorare gli operai nei gulag senza pagarli,  con la scusa che erano nemici del popoloe dovevano redimersi.

Navigando su internet scopro che aderirono alla RSI tanti artisti, attori, cantanti, musicisti famosi. Ne  ricordo alcuni: Albertazzi Giorgio, Ameri Enrico, Bartali Gino, Buzzati Dino, Chiari Walter, il sanremese Dapporto Carlo, e i famosissimi attori Mastroianni Marcello, Tognazzi Ugo e Vianello Raimondo.

Sostenere che nel 1945   lItalia è stata liberata dalla dittatura di MUSSOLINI dai partigiani comunisti,  mi sembra un tantino esagerato.  Si dice che il comunismo abbia fatto più vittime delle due guerre mondiali, mentre durante  la Marcia su Roma non cè stato  neppure un morto. Il fascismo è stato una conquista proletaria: è DIMOSTRATO  dalla legislazione del ventennio in materia previdenziale e assistenziale,  una delle più avanzate allepoca.

Al 25 aprile, secondo me, non cè nulla da festeggiare, anzi si: San Marco,  patrono di Venezia e  la nascita dello scienziato fascista Guglielmo Marconi.

Mi perdoni Presidente Napolitano se  le mie riflessioni sulla liberazione sono diverse dalle Sue.

                         

                                                                            Giuliana Tofani Rossi

 



 

   

 

 

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Articolo pubblicato il 23/04/2015