Soltanto Museo Egizio?

Considerazioni e perplessità su una decisione che appare piu di retroguardia che innovativa

Com’è noto il Museo Egizio di Torino è stato ampiamente rinnovato e la sua trasformazione è stata accolta con successo sia dalle istituzioni sia dal pubblico dei visitatori.

L’unica critica, di carattere puramente formale, è sorta proprio dai torinesi i quali hanno lamentato la sparizione dalla denominazione del museo il riferimento alla città: non più “Museo Egizio di Torino” ma più semplicemente “Museo Egizio”.

Il Direttore del Museo, Christian Greco, ha giustificato il taglio affermando:

“Noi crediamo moltissimo all’afflato internazionale del nostro istituto, che può diventare un’icona della splendida città in cui è custodito, come lo sono il British per Londra o il Louvre per Parigi o il Neues Museum per Berlino. Aggiungere “di Torino” era pleonastico”.

Afferma ancora Greco, rispondendo ai malumori della città, che, all’interno del percorso museale, è stato ampiamente descritto il legame del Museo con Torino e che d’ora in poi non sarà più necessario indicare il nome della città anche nelle traduzioni, concludendo:

“E poi nessuno si lamenta che accanto ai nomi del Louvre o del British o del Metropolitan non ci sia scritto Parigi o Londra o New YorK”.

Non siamo affatto sicuri che le motivazioni addotte dal Direttore del Museo siano accettabili e ne spieghiamo brevemente alcune delle ragioni.

Premesso che ci sembra ovvio che all’interno del Museo si faccia riferimento alla sua storia e ai suoi legami con la città, per non essere accusati di provincialismo o, per altri aspetti, addirittura di campanilismo, crediamo di dover anzitutto sottolineare come non si possa paragonare Torino (città oggettivamente molto bella sotto molteplici aspetti ma “scoperta” turisticamente dagli stranieri e dagli stessi italiani soltanto negli ultimi anni ), a città quali Parigi, Londra e New York ovvero a città metropolitane di fama internazionale e dalle caratteristiche principali e peculiari note da gran tempo al mondo intero, anche se per vero anche il Museo Egizio di Torino ha sempre goduto di una indiscutibile considerazione.

Da quì parte la nostra critica alle motivazioni di Greco alle quali fanno eco quelle della Presidente Evelina Christillin.

Paragonare il Museo Egizio di Torino al Louvre, al British. al Metropolitan e così via, seppure al solo fine di mutilarne il logo, ci sembra asserzione per il momento alquanto inappropriata o, per lo meno, prematura perché pur apprezzando l’intento di far sì che il Museo diventi un giorno “centro di propulsione culturale e scientifica internazionale”, sta di fatto che nessuna delle istituzioni internazionali menzionate ha un termine di paragone e per di più così importante come invece ha il nostro Museo e cioè il Museo Egizio del Cairo che notoriamente viene ritenuto il più importante del mondo.

Se dunque il British, il Louvre e il Metropolitan non hanno necessità di fare riferimento alle città in cui sono collocati, ben diversa è la situazione del nostro Museo il quale viene altrettanto notoriamente ritenuto il secondo al mondo per importanza e bellezza ("oggi più che mai!").

Neppure si tiene conto che nel nostro Paese esistono altri due musei egizi di un qualche rilievo rispettivamente a Milano e a Firenze, seppur non paragonabili neppure lontanamente (sia detto con il dovuto rispetto) a quello di Torino.

Orbene è pur vero che proprio per tali motivi non c’è alcun pericolo di confusione, rimanendo inalterata la posizione e l’importanza preminente del Museo di Torino anche nei confronti dell’Agyptisches Museum und Papyrussammlung, di Berlino, trasferito definitivamente fin 2009 nella sede definitiva al Neues Museum, sull’isola del Musei (il quale peraltro si segnala principalmente per il busto della regina Nefertiti ma in particolare per la sezione dedicata alla collezione papirologica) ma non va comunque dimenticato che cancellando dal logo il riferimento alla città di Torino quest’ultima, more solito, ne risente negativamente perdendo quella visibilità e dunque quella percezione immediata in particolare sotto il profilo turistico e quindi commerciale.

Pensiamo ad esempio a qualcuno fra i milioni di visitatori dell’Expo di Milano che trovandosi di fronte alla generica definizione di Museo Egizio avranno forse qualche difficoltà a ricollegarsi immediatamente a Torino, città che è ormai raggiungibile da Milano anche in meno di un’ora di treno e che, soprattutto, presenta numerose e superbe attrattive sicuramente valorizzate da quella punta di diamante che è rappresentata dal nuovo Museo Egizio, per l’appunto di Torino.

In conclusione, l’idea di amputare il logo eliminando il riferimento alla città francamente non ci sembra oggi condivisibile.

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Articolo pubblicato il 23/04/2015