AMMAGAMMA: c'è una nuova tribute band in città...

iTRIBUTE: grande esordio della nuova tribute band dei Pink Floyd ai Magazzini di Gilgamesh (Piazza Moncesio 13 - Torino)

“…sentiamoci ogni tanto, per ricordare noi, i vecchi compagni di scuola e i nostri vecchi eroi…” (Vivo da Re – Enrico Ruggeri)

Arriva all’improvviso la telefonata della tua ex compagna di banco, Patrizia, che ti dice: ”…ma hai saputo che Gianni e Marco suonano ai Magazzini di Gilgamesh…fanno il tributo ai Pink Floyd…?”.

Naturalmente non puoi stare a casa, perché se è vero che il corso della vita, ti porta a nuove esperienze, nuove conoscenze, nuove strade, è altrettanto vero che il richiamo dei vecchi compagni delle superiori è qualcosa di unico, di magico, di imperdibile perchè per una sera fermi il tempo e torni adolescente, con quella che è stata la colonna sonora di quegli anni.

Ne sono passati tanti, davvero tanti: ricordo come se fosse adesso, le “session” che facevamo nel retro palestra dell’R.C.C.A. di Moncalieri, facendo impazzire il custode con i nostri “decibel”…toh…ancora Enrico Ruggeri…all’epoca suonavamo brani completamente diversi, si suonavamo, perché chi scrive sedeva dietro i tamburi: Sex Pistols, Clash, Status Quo, Dire Straits…ma in fondo in fondo i Pink Floyd sono sempre stati i nostri miti assoluti, i nostri eroi, quelli che suonavamo più volentieri.

E credo sia proprio questo il punto, il “light up” che fa riprendere in mano gli strumenti a dei distinti signori cinquantenni, classe di ferro 1961, per esibirsi davanti al pubblico.

Ne parlo con Marco Bellotti, ex compagno di scuola e bassista degli Ammagamma, prima del concerto, trovando le dovute conferme.

Marco, perché i Pink Floyd?

I Pink Floyd perché sono il gruppo che ci ha accompagnato da ragazzi e che amavamo più di ogni altro.

Ci divertivamo, lo sai, a cantare le loro canzoni. Poi, dopo anni di inattività, perché non siamo mai stati dei musicisti professionisti, ci siamo ritrovati, grazie a Beppe, il nostro tastierista, che ha avuto l’idea di formare il gruppo.

Volevamo fare delle canzoni “vintage”, partire con i Beatles e raccontare una storia che arrivasse alla fine degli anni ’80, poi cambiando alcuni elementi del gruppo, soprattutto il chitarrista, ci siamo trovati tutti sulla stessa lunghezza d’onda, cioè quella di suonare i Pink Floyd.

Ma suonare solo la musica ci sembrava limitativo, così abbiamo sfruttato le capacità del nostro batterista, Riccardo, grande creativo, e abbiamo messo in piedi uno spettacolo con luci comandate in sincrono con la musica, effetti studiati da noi stessi, con linee di mix classiche sincronizzate con video e materiale multimediale.

Il concerto ha un filo logico, basato su “The dark side of the moon”, con citazioni da “The Wall” per arrivare a “Wish you were here”.

Una domanda che faccio a tutti i “tributisti”: da definizione, tribute band, è qualcuno che imita qualcun altro e di conseguenza il pubblico, fingerebbe di assistere al concerto dell’artista originale. Che ne pensi…anche alla luce di quanto mi hai appena detto…?

Noi speriamo di riuscire a passare le nostre emozioni. Vorremmo riuscire a far capire al pubblico, quanto sono stati importanti i Pink Floyd per noi e per la storia della musica. Non abbiamo la pretesa di essere una tribute band come nella pura eccezione del termine. Siamo un gruppo di giovani…256 anni in cinque…(ride, ndr)…che si divertono a suonare insieme.

Questo di stasera è l’esordio assoluto per noi…speriamo di poter continuare…a divertirci…

Allora andiamo a divertirci insieme…il locale è sold out…promette bene…

Siamo contentissimi di questo. Speriamo di non deludere nessuno!

Effettivamente non deluderanno nessuno e il debutto non poteva essere migliore.

Gli Ammagamma salgono sul palco e attaccano decisi “Breathe”, tratto da “The dark side of the moon”, per proseguire con “On the run” e “Time”, sempre dallo stesso album, “Comfortably numb”, “In the flesh” e “Another brick in the wall”, tratti da “The Wall”.

Complice probabilmente l’emozione, il cantante solo dopo il sesto pezzo, saluta e ringrazia il pubblico, per altro molto caldo e partecipe, ed introduce il brano migliore della serata: “Echoes” proposta in una versione davvero superba e sentita.

Il concerto prosegue poi con “Money”, “Us and them” e “Brain demage”, sempre tratte da “The dark side…” per arrivare al gran finale, naturalmente dedicato a “Wish you were here”.

Che dire…tutto è migliorabile e tutto è perfettibile…soprattutto l’intro strumentale di “In the flesh”, considerato da Roger Waters stesso, come una vera e propria marcia militare…ma le premesse indubbiamente ci sono e la stoffa pure.

Personalmente ho trovato molto interessante l’utilizzo della tecnologia, delle luci, del laser e dei video a fare da corollario alla musica, compreso l’uso dei campionatori, che contribuiscono a tenere vivo quell’alone di magìa che ha sempre caratterizzato il sound del quartetto inglese.

Ma una cosa voglio sottolineare: il cuore con cui i cinque “ragazzi” hanno suonato, cuore che non sempre altri “tributisti” che mi è capitato di vedere e sentire, mettono nelle proprie performance.

La band: Beppe Tantaro (keyboards), Riki Mazza (drums), Daniele Antonioni (guitars), Marco Bellotti (bass), Gianni Bertolone (vocals) e “special guest” Stefano Genti (sax).

Mi auguro di rivedere presto gli Ammagamma “on stage” e credetemi, non è l’ex compagno di scuola, ma il critico musicale che lo vuole.

Stay always tuned !!!

Le foto del servizio sono di Tina Rossi Ph.

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Articolo pubblicato il 22/04/2015