La Bela Rosin, un amore reale

Mostra sulle vicende storiche di Rosa Vercellana, grande amore del primo Re d'Italia, Vittorio Emanuele II

La Signora Giancarla Pipino Carbonatto mi ha inviato questa cronaca della apertura della Mostra “La Bela Rosin, un amore reale” che sottopongo con piacere ai Lettori di “Civico20News” (m.j.).

 


Domenica 12 Aprile si è aperta, al Mausoleo della Bela Rosin, la mostra sulla vita di Rosa Vercellana, la “Bela Rusin” (questa la pronuncia in piemontese).


Personaggio assai discusso all’epoca, per trentun’anni fu a fianco di Vittorio Emanuele II, primo Re d'Italia, prima come amante e poi come moglie ma mai Regina.


L’esposizione è organizzata in grandi pannelli, con riproduzioni e contenuti multimediali, per ripercorrere la vita e le relazioni della contessa di Mirafiori, che da semplice figlia di un militare, si ritrovò coinvolta in un ambiente sociale molto diverso dal suo, divenendo infine la moglie morganatica di re Vittorio. 
Al centro della splendida sala campeggia la riproduzione dell’abito di gala della contessa, in taffetà verde bosco, con ricami applicati e ruches nero cangiante.


Molto particolare la storia di quest’abito, “l’abito mai esistito”… ma torniamo all’inaugurazione.


Dopo una breve introduzione, le grandi porte sono spinte dalla dottoressa Patrizia Zanetti, responsabile delle attività al Mausoleo per le Biblioteche Civiche, e da Massimo Roso, laureato presso la 1a facoltà di Architettura del Politecnico di Torino, che collabora con “Museo a cielo aperto” per lo sviluppo di eventi culturali e di promozione del territorio e della storia piemontese.


Il dottor Roso ha condotto il pubblico, numeroso e attento, in una visita guidata appassionante, tra storia, arte, architettura, fashion style e… un pizzico di autentico “gossip risorgimentale”.


Come definire altrimenti la leggenda intorno allo “scambio di neonato” che, si mormorò all’epoca, avvenne a Firenze?


In seguito ad un incendio, in cui muore la balia, il piccolo Vittorio sarebbe deceduto e sostituito dal figlio neonato di un macellaio. La vicenda divide ancora oggi gli storici.


E arriviamo alla protagonista della mostra.


Facciamo un salto avanti di venticinque anni e, nel 1847, troviamo, al Castello di Racconigi, il ventisettenne futuro Re, di ritorno da una battuta di caccia, che vede, affacciata ad un balcone, Maria Rosa Chiara Teresa Aloidi Vercellana, di soli quattordici anni, la giovanissima figlia di un militare di carriera, Giovanni Battista Vercellana, che dirigeva il presidio militare della tenuta di caccia.


Tra la giovane, alta, bruna e procace, e il Principe, sposato e già padre di quattro figli, nasce un’intesa immediata, che però deve essere tenuta ben nascosta e non solo per lo stato maritale di Vittorio Emanuele.


All’epoca, infatti, nel Regno di Sardegna vigeva una legge severissima, secondo cui era punito con durezza il “rapimento” di ragazze, minori di sedici anni, dalle loro famiglie.

Torniamo all’abito “mai esistito”.

Il modello esposto è stato copiato da un quadro che il pittore Massani dipinse a Firenze e che oggi si trova a Villa Rosa Fontanafredda, ma… Rosa non lo indossò mai. Posò, infatti, con uno dei semplici abiti che tanto amava e chiese al pittore di “crearle un abito intorno”.


Il resto della storia? Dovrete venire a vedere la mostra, che chiuderà i battenti il 16 maggio.


Domenica 17 maggio, invece, alle 16.00, si terrà il Gran Ballo Risorgimentale a cura della Società di Danza Torino, di cui parleremo in un prossimo articolo. 

 

Mausoleo della Bela Rosin.

Orari della Mostra: dal mercoledì alla domenica 10.00-12.00 e 15.30-19.30

Contatti: tel. (+39) 011.01129836-55-58-63 (Biblioteca civica centrale).

 Giancarla Pipino Carbonatto

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Articolo pubblicato il 16/04/2015