Governo omicida!

La sparatoria al Palazzo di Giustizia di Milano provoca ulteriori interrogativi sulla sicurezza dei cittadini

Il fetido governo presieduto, pro tempore da Matteo Renzi, ci aveva già abituato a quasi tutto.

L’accanimento indiscriminato di tasse e balzelli, sui redditi, i risparmi e la proprietà edilizia. Il taglio dei trasferimenti a Regioni e Comuni, con conseguente rivalsa sui cittadini. Le minacce di pseudo economisti, piazzati da Renzi a capo dell’Inps e nei centro studi del potere, che ogni giorno preconizzano tagli ai trattamenti pensionistici a carico di pensionati che, nella loro vita lavorativa hanno avuto il torto di lavorare e distinguersi.

 L’attracco crescente di tutti gli smandrappati del mondo che si affacciano alle porte d’Italia, con conseguente foraggiamento ed ospitalità. 

 Mancava ancora la verifica sull’incidenza effettiva della scure del governo  calata sul comparto sicurezza. Oggi, in modo drammatico si è capito come il cittadino sia anche nudo di fronte alla violenza di chicchessia, consumata , tra l’altro in una sede di giustizia.

Un uomo, imputato per bancarotta, stamane a Milano, ha sparato uccidendo tre persone. Poi ha continuato a fare fuoco dentro il Palazzo di Giustizia. Il killer è Claudio Giardiello, che poi si è dato alla fuga, braccato dalle forze dell'ordine. Dopo poco è stato arrestato dai carabinieri di Vimercate, mentre era in sella a una moto.

Giardiello era imputato nel processo Magenta Immobiliare (fallita nel 2008) di cui era socio di maggioranza. Lorenzo Alberto Claris Appiani, morto nella sparatoria, era stato l'avvocato dell'aggressore in un procedente processo per fallimento e all'udienza di oggi nel palazzo di giustizia milanese era andato a testimoniare.

L'aggressore, dopo avere chiesto al suo legale, che lo difende nel processo Magenta immobiliare, di rimettere il mandato, ha sparato colpendo a morte Claris Appiani. Poi ha sparato a Davide Limongelli, coimputato al processo di oggi, rimasto ferito all'inguine e poi ricoverato in gravissime condizioni al Niguarda.

 Nella sparatoria sono morti anche il giudice Ferdinando Ciampi e Giorgio Erba, ferito al torace e deceduto poi al Policlinico. L'assalitore dal terzo piano del tribunale, dove ha iniziato la sparatoria, è sceso al secondo piano e ha esploso due colpi nella direzione del giudice Ferdinando Ciampi, che stava presiedendo una udienza in aula. Il giudice è morto sul colpo.

L'autore della strage aveva alcune società e negli ultimi tempi si trovava in gravissime difficoltà finanziarie, sfociate in diverse cause giudiziarie.

Il giudice Ciampi era citato come teste al suo processo perché aveva emesso una sentenza di fallimento di una società collegata a quella di Giardiello. Morta anche un'altra persona, colpita da un malore in tribunale. 

Una delle ufficiali giudiziarie che si trovavano all'interno del palazzo di Giustizia di Milano nel momento della sparatoria racconta la paura di quei momenti. "Ci siamo nascoste sotto la scrivania", Poi spiega anche come una delle porte d’ingresso, quella destinata a dipendenti e avvocati, sia sprovvista di metal detector.

 Tra le prime testimonianze rese, spunta quella dell’Avvocato Emanuele Perego che si trovava nei Palazzo di Giustizia.”Mancava un piano di evacuazione. Le persone presenti fuggivano dappertutto. Mi sono barricato in una stanza, finché la Digos mi ha informato che l’assassino era stato localizzato”.

Mentre il ministro Alfano balbetta e le tesi a discolpa sostenute vengono rapidamente smontate, la politica reagisce con le prime dichiarazioni. Il Cittadino e tutti coloro che per ragioni di lavoro si trovavano nel palazzo, constatano come la sicurezza sia ormai allo sbando, anche nelle sedi che, tradizionalmente avrebbero dovuto essere più sicure.

La politica dei tagli all’essenziale, con le mangerie ed il superfluo che continuano a trionfare, si riversa non solo sulla qualità, ma anche sull’incolumità e la vita del cittadino.

Grazie Renzi!

 

 

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Articolo pubblicato il 09/04/2015