Casino de la Vallée di Saint Vincent (AO): sciopero Roulette Americana e Black Jack

Un incontro è stato concesso durante la serata di sabato scorso

La Delegazione sindacale Roulette Americana e Black Jack ha diffuso un comunicato in merito alla dichiarazione di stato di agitazione.

A tale proposito l’azienda ha ritenuto opportuno precisare che le reali motivazioni della dichiarazione di stato di agitazione e del conseguente sciopero, come in più occasioni esposto alle varie direzioni aziendali, non sono quelle illustrate, ma la rivendicazione di un premio legato ad accordi sindacali scaduti il 31 dicembre 2014.

Il costo complessivo del premio è di circa 100 mila euro e la discussione sullo stesso è legata all’andamento della trattativa in corso per il contenimento generale del costo del lavoro.

In data 9 aprile p.v. era già convocato un incontro per la discussione di questo argomento. È stato chiesto di anticipare l’incontro, seppur informalmente, e nel corso dello stesso è stata avanzata la richiesta di sottoscrivere immediatamente una dichiarazione che prevedeva il rinnovo del premio.

L’incontro è stato concesso durante la serata di sabato scorso, con grande apertura da parte dell’azienda, per evitare inutili disagi alla clientela, in un periodo di grande affluenza. Ma la richiesta non poteva certamente essere accolta. Inoltre, alla luce delle retribuzioni pari a circa 4.250,00 euro al mese, mance escluse, per un costo annuo pari a 84.500,00 euro pro capite, che garantiscono un certo benessere ad ogni singolo lavoratore, il tema non poteva di certo costituire un’urgenza.

"Purtroppo - chiarisce la Direzione - il gioco della roulette americana è un gioco in grave difficoltà a livello europeo e il Casinò di Saint-Vincent è l’unico ancora a proporlo. Viene ancora proposto perché apprezzato da una nicchia di clientela che si assottiglia sempre di più. Proprio per questi motivi sono già stati avanzati dall’azienda interventi per cercare di rivitalizzare il gioco e garantirne la marginalità".

Per cui l'azienda chiosa nel chiarire che

"la presunta arroganza della società è quindi consistita nel resistere ad un ricatto immotivato, senza alcun senso di rispetto nei confronti della clientela e dell’azienda, posto da una minoranza dei lavoratori".

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 08/04/2015