La “Torino noir” vista e narrata da Milo Julini

Il coraggioso tabaccaio di borgo San Paolo

Siamo a Torino, nel 1957, in via Postumia all’angolo con via Col di Lana, in una zona molto periferica, ai confini con Grugliasco, al tempo ancora inclusa nel Borgo San Paolo. Due giovani tentano di rapinare un tabaccaio ma sono messi in fuga dalla sua coraggiosa reazione.

Il fatto viene descritto, col caratteristico stile di questo periodo, in un articolo anonimo della cronaca cittadina de “La Stampa Sera” del 1-2 febbraio 1957, sotto il titolo «Tre banditi assaltano un tabaccaio / mentre sta abbassando la saracinesca» e con l’occhiello «Gravissimo episodio di delinquenza ieri sera in borgo San Paolo», articolo ripreso quasi integralmente ne “La Stampa” del 2 febbraio.

L’episodio attira l’attenzione dei redattori della “Domenica del Corriere” e viene così immortalato da un disegno di Walter Molino nella quarta di copertina (m.j.).

 

In borgo San Paolo ieri sera tre giovani hanno aggredito il tabaccaio Domenico Fortunato di 68 anni nel suo negozio di via Postumia 27 all’angolo con via Col di Lana con l’intenzione di rapinarlo dell’incasso della giornata. Non sono riusciti per la sua pronta e coraggiosa reazione. Gli aggressori sono fuggiti e sinora la polizia ancora non è riuscita ad identificarli.

Il grave episodio di delinquenza è avvenuto verso le 22. La tabaccheria è annessa a due altre stanze dove si vendono vini e generi alimentari. In più ha un vasto retro. Si trova in una zona molto periferica dove le abitazioni sono scarse e la illuminazione delle vie molto insufficiente. Luogo idoneo all’attività dei malintenzionati.

Da mezz’ora non era entrata gente ed il tabaccaio Domenico Fortunato si era deciso a chiudere il negozio.

Aveva contato l’incasso - 280 mila lire - e l’aveva deposto in un cassetto, poi era uscito sulla via a dare uno sguardo prima di abbassare la saracinesca. Stava per rientrare quando da via Col di Lana svoltò veloce un’auto che frenò dinanzi al negozio. Scesero due giovani, mentre un terzo rimase al volante.

I due giovani chiesero delle sigarette: «È tardi - dissero - ma non ci lasci senza sigarette tutta la sera. Dobbiamo andare a ballare».

Avevano il bavero del cappotto alzato ed una grossa sciarpa attorno al collo. II Fortunato entrò in negozio, girò dietro il banco e chiese quale tipo volevano. I due trassero di tasca le rivoltelle e gliele puntarono addosso, «Fuori la grana» intimarono in piemontese e ripeterono in italiano: «Fuori i soldi, senza tante storie».

Mentre parlavano, uno si era posto dinanzi al tabaccaio, da lui separato dal banco, l’altro andò a chiudere il cancello per tenerlo prigioniero ed impedirgli che potesse riparare nel retro. Il Fortunato rimase fermo, allibito. «Fuori i soldi - ripeterono i due lentamente con voce minacciosa - Hai capito?». Allora il tabaccaio rispose: «I soldi? Ma siete matti. Adesso ve li do io. Prendete».

Si era voltato a prendere un barattolo di caramelle per scagliarlo contro gli aggressori, ma nel muoversi urtò inavvertitamente la grossa bilancia per il sale.

Questa rovinò rumorosamente giù dal banco sul pavimento ed i due piatti di ottone rotolarono verso la porta. La mossa, non voluta, fu cosi imprevista che i due aggressori dovettero fare un balzo indietro per non ricevere la bilancia sui piedi. II momento si fece drammatico perché, di fronte alla reazione, i due avrebbero potuto sparare. Ed invero il più giovane guardò l’amico come per chiedergli che cosa doveva fare.

Ma il rumore allarmò la moglie del tabaccaio, di nome Maria, di 62 anni, che nel retro leggeva il giornale. Urlò: «Che cosa c’è?». «Vieni Maria, mi vogliono rapinare, corri a chiamare aiuto» rispose il Fortunato. Allora i due compresero che la partita era persa. Sempre tenendo in mano la rivoltella per coprire la fuga, uscirono dal negozio e salirono sull’auto che li attendeva a motore acceso. Subito l’auto parti veloce.

Il Fortunato usci dietro ai due per prendere li numero della targa, ma non poté leggere le cifre perché già l’auto era lontana e la via troppo buia. Le camionette della Celere arrivarono pochi minuti dopo che la Questura ricevette la comunicazione della tentata rapina. Ma la vasta battuta si dimostrò inutile.

I due giovani apparivano sotto i trent’anni. Uno aveva un cappotto grigio, elegante, l’altro un cappotto scuro. Parlavano in dialetto piemontese. Il tabaccaio ebbe modo di vederli bene perché la sciarpa nel vari movimenti che essi fecero nel negozio cadde lasciando libero il volto. Il Fortunato stamane è stato condotto in Questura dove esaminò un buon numero di fotografie di pregiudicati. Non sappiamo se egli abbia riconosciuto i rapinatori.

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Articolo pubblicato il 29/04/2015