La “Torino noir” vista e narrata da Milo Julini

La Società contro il coltello (prima parte)

Nella Torino post unitaria e non più capitale del regno d’Italia, la Società contro il coltello rappresenta un benemerito tentativo di arginare il gravissimo fenomeno dell’alcoolismo e della violenza, soprattutto domenicale, molto diffuso fra gli operai torinesi.

La Società contro il coltello appartiene all’insieme di iniziative ispirate dalla cultura laica e massonica torinese, descritte da Marco Novarino nel suo saggio “La Massoneria in Piemonte dal 1860 al 1925” (Hiram, 4/2000).

Altre iniziative filantropiche attuate in Torino dei massoni, dalla fine degli anni ’80 ai primi anni del Novecento, e ricordate da Novarino sono: l’Istituto nazionale per le figlie dei militari, L’Istituto per i rachitici, la Colonia agricola Bonafous, le Cucine popolari e i Bagni popolari; la Casa Benefica per i giovani derelitti, l’Istituto contro l’accattonaggio “Pane quotidiano”; la Società per gli asili notturni ; la Società torinese per Abitazioni popolari…

La Società contro il coltello è annunciata sulla “Gazzetta Piemontese” del 4 agosto 1871 che riporta integralmente il comunicato del Comitato promotore.

Questo è l’esordio:

«Concittadini!

La libertà che andò via via irradiando tutte le province d’Italia nostra ha creato di molte virtù, ha sradicato di molti vizi.

Ma se nelle virtù il cammino fatto forma la gloria e la compiacenza di ogni patriota, in quanto ai vizi uno resiste ed è tuttavia potente. Sia natura degli abitanti della penisola, sia frutto dell’educazione dei Governi antichi, il coltello da noi troppo si usa ancora; e qui per politica vendetta, là per malandrinaggio, altrove, e nelle nostre subalpine province in ispecial guisa, per rissa il coltello fa frequenti vittime.

L’invocare leggi severe e la scrupolosa loro applicazione è opera utile; ma oltracciò ai sottoscritti parve efficace rimedio e di più pronta attualità quello di accettare l’iniziativa privata.

È dunque nostro pensiero promuovere la costituzione di una società la quale per gli elementi che deve racchiudere autorevole, potente pel numero de’ suoi adenti, sappia porre al più presto un argine al male ognor crescente.

Premi morali e materiali, larga pubblicità ai meritati encomii, facilitazione per divertimenti onesti, ostacolo agli stravizi ed all’ozio, letture pubbliche saranno fra i mezzi principali de’ quali la società potrà valersi per incoraggiare i buoni e gli onesti, rinfrancare i timidi e svergognare coloro, che coll’abuso del coltello disonorano il paese a cui appartengono. L’esperienza suggerirà poi altri nuovi ed efficaci rimedi.

Voi, o concittadini, cui fu sempre tanto a cuore il benessere e la fama di questa città, usate tutta l’opera e l’influenza vostra personale, onde dar corpo ad un pensiero, che ha solo per mira di curare fino nelle sue cause la piaga del coltello».

Il giornale prosegue riportando il regolamento della Società.

Preferiamo a questo punto presentare brevemente i principali componenti del Comitato promotore.

Il Presidente è il marchese Salvatore Pes di Villamarina, senatore del Regno e consigliere comunale, i due Vice Presidenti sono l’avvocato Tommaso Villa, deputato al Parlamento e consigliere comunale, e il professor Giovanni Battista Nicolini.

Al tempo sono molto noti ma oggi dimenticati.

Il marchese Salvatore Pes di Villamarina (Cagliari, 1808 – Torino, 1877), è un diplomatico e politico del Regno di Sardegna e d’Italia, figlio di Emanuele, generale, ministro e consigliere di Carlo Alberto.

Salvatore, che nel 1856 è nominato senatore, svolge la sua carriera diplomatica, poi è nominato prefetto di Milano, carica che tiene dal 1862 fino al febbraio del 1868 quando è posto a riposo. Nel 1863 è nominato membro onorario della loggia massonica Insubria di Milano.Dopo il pensionamento, torna a Torino, dove svolge una attività pubblica instancabile, come consigliere comunale, consigliere dell’amministrazione dell’ospedale della città, presidente del consiglio dei veterani della guerra del 1848-49, presidente del circolo torinese per la Lega italiana di insegnamento. Attivo fino all’ultimo, morirà improvvisamente il 14 maggio 1877.

Tommaso Villa (Canale d’Alba, Cuneo, 1832 - Torino 1915), è un rinomato avvocato penalista, genero di Angelo Brofferio. Massone, svolge una intensa attività politica, nel 1865 è entrato alla Camera, dove rimarrà per tutte le successive legislature sino alla nominato a senatore, nel 1909. Sarà per due volte Presidente della Camera dei deputati (dal 10 giugno 1895 al 2 marzo 1897 e dal 28 giugno 1900 al 22 febbraio 1902).

Il terzo personaggio, il professor Giovanni Battista Nicolini (Collamato di Fabriano, Ancona, 1805 - Sanremo, 1877), è il più anziano dei tre e può vantare una intensa attività di patriota e di cospiratore, iniziata con l’adesione alla carboneria e la partecipazione ai moti rivoluzionari di Ancona del 1831 e del 1832. Costretto a emigrare a Parigi, di idee repubblicane, amico di Mazzini e collaboratore della Giovine Italia, Nicolini, dalla seconda metà degli anni Trenta, a Londra alternava l’insegnamento della lingua e della letteratura italiana ad attività commerciali. Nell’agosto 1846 è stato naturalizzato suddito britannico. Tornato a Roma grazie all’amnistia di papa Pio IX, dopo la proclamazione della Repubblica, ha partecipato ai combattimenti restando ferito a una mano. Arrestato ed esiliato, è tornato in Inghilterra dove si è convertito al protestantesimo. Nel 1854 si è stabilito nel Regno di Sardegna, a Genova ma, sospettato di essere un agente mazziniano, è stato espulso e si è recato nello Yorkshire, dove lavorava come insegnante di italiano, francese e latino. Nicolini è tornato in Italia nell’aprile del 1861, subito dopo la proclamazione del Regno d’Italia, e si è stabilito a Firenze e poi a Torino. Qui, nel 1865, è nominato agente dell’immobiliare inglese Italian building society e, nel 1868, diviene libero docente di letteratura italiana presso l’Università.

Nicolini, gentleman e intellettuale che dispone di una solida cultura classica e giuridica, scrittore prolifico e divulgatore valente, si impegna in questa attività che oggi diremmo “di volontariato”.

In seguito, tenterà più volte, invano, di essere nominato deputato. Nell’estate 1874, accusato di appropriazione indebita, dovrà fuggire a Corfù per evitare il carcere. Nel maggio 1876, grazie alla difesa dell’avvocato Tommaso Villa, sarà assolto e si stabilirà prima a Roma poi a Sanremo, dove morirà il 6 novembre 1877.

Elenchiamo ancora i due Segretari, professor Costantino Rodella e dottor Emilio Brughera, il Cassiere, Martini Alessandro (Martini Sola) e, infine, i Consiglieri: il commendator Corrado Noli, consigliere comunale, il cavalier Carlo Trombotto, consigliere comunale, il cavalier Carlo Marcello Pagano, Giuseppe Giani, incisore, Michele Lanza, industriale, il professor Vincenzo Scarpa, il dottor Carlo Alberto Valle, Luigi Martinotti, industriale, e Giovanni Bert, banchiere.

Questi sono gli esponenti della neonata Società contro il coltello che, come si legge nel primo articolo del Regolamento, ha «per iscopo di cercare ed applicare tutti i mezzi per prevenire le risse sanguinose, allontanandone le cause».

Con quali mezzi e, soprattutto, con quali risultati lo vedremo nella seconda parte di questo scritto.

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Articolo pubblicato il 15/04/2015