Per la Grecia il Piano Merkel di Varoufakis

La situazione in vista delle scadenze del 9 aprile

Il recente Forum Ambrosetti di Cernobbio, il più importante e partecipato meeting che si tiene da 40 anni nella cittadina lacustre, ha proposto quest’anno il tema di approfondimento del Quantitative Easing (QE) della Banca centrale Europea (BCE).

L’affollata platea di rappresentanti delle più alte cariche delle istituzione europee, di premi Nobel, di manager, rappresentanti governativi e imprenditori dei maggiori Paesi del mondo è stata un perfetto palcoscenico per l’ultima proposta  del ministro greco delle finanze Yanis Varoufakis.

Varoufakis si è rivelato prodigo di inventiva, proponendo un nuovo piano, subito denominato in modo irrisorio Piano Merkel, che vede la Banca Europea di Investimenti (BEI) quale finanziatore della ripresa degli investimenti in UE grazie all’acquisto sul mercato secondario di obbligazioni BEI da parte della BCE; in questo modo, secondo il ministro greco, si supererebbero le difficoltà e le limitazioni del classico Quantitative Easing  promosso da Draghi.

Quanto enunciato da Varoufakis, evidenzia i limiti del Piano Junker, nonchè il fatto che il QE immette sicuramente liquidità nel sistema della BCE, ma come si è visto in passato, questa non si converte automaticamente in investimenti produttivi. Non dimentichiamo però che anche la BEI ha dei limiti operativi e statutari, in particolare riguardo all’erogazione dei prestiti: il totale dei suoi impegni non deve infatti superare il 250% del capitale sottoscritto, delle riserve, del conto profitti e perdite al netto delle quote di partecipazione, mentre il piano avviato dalla BCE getta sul piatto oltre 1000 miliardi di euro per l’acquisto di titoli di stato dei Paesi europei.

Dopo questo intervento a Cernobbio, sembra che non ci siano stati ulteriori progressi  nel tira e molla UE – Grecia; all’inizio di aprile sono comparse delle indiscrezioni sulla stampa internazionale  su un presunto Piano B che dovrebbe partire il 9 aprile con il mancato pagamento della rata dovuta al Fondo Monetario Internazionale (FMI) e il passaggio degli Istituti di credito allo Stato, mentre sarebbero pagati gli stipendi degli statali  e le pensioni.

Arriviamo così al 6 aprile, quando, durante l’incontro a Washington tra il ministro dell’economia greco e il Fondo Monetario Internazionale è arrivato l’annuncio a sorpresa che la Grecia rimborserà il 9 aprile la rata dovuta al FMI .  La direttrice del FMI Christine Lagarde ha subito manifestato il suo compiacimento per questa importante conferma del governo greco di rimborsare i 458 milioni di euro, dichiarando altresì la volontà della sua Istituzione, di continuare a lavorare intensamente per aiutare la Grecia nel suo cammino di crescita. Varoufakis ha inoltre sgomberato i dubbi rimasti, confermando che Atene rispetterà tutti i suoi obblighi verso i suoi creditori e che al prossimo Eurogruppo del 24 aprile intende chiudere una intesa preliminare sul debito ellenico.

Ma se questi intendimenti sono sembrati assai graditi alla Lagarde, sono invece valutati con ben poco entusiasmo dai rappresentanti europei a Bruxelles. Le 72 misure che Atene intende adottare sono considerate troppo generiche e fumose, in particolare si vorrebbero maggiori tagli su pensioni e pubblico impiego e maggiori privatizzazioni. Comunque in settimana la lista delle riforme verrà nuovamente discussa dai vice ministri delle finanze dell’eurozona, in concomitanza del viaggio a Mosca del ministro dell’ economia greca per un incontro con Putin.

In realtà, la questione greca assume sempre più un contorno politico: in realtà i Paesi europei vorrebbero una nuova coalizione di governo, più moderata, con l’esclusione dell’estrema sinistra, e più concentrata sulle riforme.

Ci aspetta dunque una settimana cruciale, non solo per la Grecia ma per il destino dell’intera Unione Europea.

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Articolo pubblicato il 07/04/2015