Intervista a Bogdan Dzurach
Foto di repertorio

Il Vescovo della Chiesa Greco Cattolica ci concede un'intervista a Kiev dopo la sua recente visita a Papa Francesco

Lei si ricorda che quando ci siamo visti l’ultima volta era gennaio 2014 e avevamo purtroppo previsto che la situazione sarebbe degenerata. Quali sono invece adesso le previsioni , cosa ci si aspetta dal futuro ?

Io non pretendo di essere un profeta, ma un anno fa abbiamo pensato di questa possibilità di sviluppi tragici e mi ricordo che un’altra agenzia Italiana mi aveva fatto un’intervista e quando ho detto SE NON SI FERMA ADESSO IN CRIMEA QUESTA INVASIONE, rischiamo di avere una guerra reale in est Ucraina, allora mi ha risposto questa persona che mi diceva che forse io dicevo così perché sotto shock delle uccisioni di Maidan.. Io ho risposto… un mese fa noi ci potevamo immaginare che uno Stato che dispone di armi nucleari possa invadere un altro Stato Europeo senza nessuna ragione ? Solo con ambizioni di ristabilire un progetto imperiale ?

Per questo è molto difficile fare previsioni, dipende da molti elementi. Prima di tutto ci sono elementi interni all’Ucraina, è chiaro che adesso l’aggressore si aspetta proteste anche organizzate contro il Governo per creare problemi interni. Seconda cosa dipende dall’atteggiamento della Comunità Internazionale, se rimarranno coesi nell’esigere l’integrità territoriale dell’Ucraina. Terzo elemento, NON sappiamo cosa succederà all’interno della Russia stessa, perché può accadere che iniziano dei movimenti.

Un’opinionista Russo ha scritto che la Russia ha tre mesi di tempo prima di collassare economicamente

Si diceva già da mesi… prezzi del petrolio cade e allora sarà situazione critica.. ma sembra che le autorità russe sono pronti a pagare qualsiasi prezzo economico per i propri progetti che coltivano da anni e che adesso stanno realizzando.

L’Ucraina territorialmente non è strategica per la Russia, uno Stato con molta terra senza grandi risorse. Lei non pensa che l’Ucraina non sia un pretesto per una guerra più grande che coinvolga l’Europa ?

Spero di no, ma per quanto riguarda ciò che rappresenta l’Ucraina per la Russia lei ha ragione che non si tratta di un ulteriore pezzettino di terra. Qui ci sono questioni spirituali che l’Ucraina è riuscita seppur in mezzo a tante difficoltà siamo riusciti a costruire una società civile molto matura, capace di difendere e promuovere i propri valori e la propria dignità. Questo mi sembra è il più grande pericolo per il Cremino che non avere un altro pezzo di territorio, che senso ha avere questa terra distrutta di Donbass adesso ?

Con tutte queste persone martirizzate che adesso aspettano sostegno. Come in Crimea dove ci sono molte voci che senza sostegno alimentare Ucraino non può sopravvivere. Si tratta di neutralizzare questo precedente pericoloso di transizione dal sistema comunista al sistema democratico. Questo è il più grande pericolo per la Russia.

Scrissi un capitolo nel mio libro che il più grande incubo per Putin è il Maidan con i suoi valori. Due visioni di vedere il futuro in maniera differente, l’Ucraina che guarda all’Europa mentre la Russia che guarda al passato Sovietico. Ma in ogni famiglia Russa c’e’ un parente Ucraino e questo può creare dei problemi in quanto avere un vicino che parla la tua lingua crea una maggiore diffusione delle informazioni.

Qui c’e’ uno scontro tra presente e passato, ci sono diverse opzioni per il futuro. In Russia dicono “abbiamo perso un grande paese”, NO, è uno sviluppo storico, è venuto il momento in cui il sistema Sovietico non poteva più sopravvivere perché aveva in se il seme della distruzione, un sistema ateo combattente anche disumano. Putin dice apertamente che il più grande problema del ventesimo secolo non era né lo Stalinismo ne il Nazismo ma la caduta dell’Unione Sovietica. E’ un sistema che non c’è più non si può vivere con i fantasmi. Hanno fatto annessione in Crimea e subito hanno fatto un monumento a Stalin. Sono anche d’accordo che noi (Ucraini) possiamo anche fare qualche sbaglio, ma dal punto di vista della morale Cristiana, se uno fa una scelta libera con tutta la coscienza e si sbaglia NON perde al dignità, noi stiamo a difendendo il diritto di decidere del nostro futuro.

Quando abbiamo fatto questa scelta Europea non non volevamo andare come mendicanti ma contribuire, anzi già adesso stiamo contribuendo a rafforzare la cultura e le radici Cristiane dell’Europa. Vogliamo condividere quanto abbiamo sempre sentito, la nostra identità non è asiatica, la nostra identità è Europea e non vogliamo essere privati della possibilità di essere noi stessi. Quando è iniziata la rivoluzione della dignità si parlava di un ritorno, NOI torniamo a casa.

Gli abitanti del Donbass, a parte la propaganda Russa, non si sentono tutti patrioti Ucraini, molte persone pensano che un ritorno al passato sarebbe meglio. Abbiamo incontrato molti rifugiati che non vogliono stare nel Donbass ma che sperano che arrivino i Russi. Culturalmente come si può lavorare per recuperare queste persone e far coesistere l’identità Ucraina senza soffocare il desiderio di Unione Sovietica ?

Il cambiamento e la trasformazione non è una cosa semplice e non si fa in un giorno. Si dovrebbe anche studiare l’identità della popolazione del Donbass perché è anche una mescolanza abbastanza marcata. Molti di loro sono stati portati dalla Russia per un processo lavorativo delle miniere della regione, hanno sviluppato l’industria ma non si sentono radicati. Altro elemento è la carestia dell’Holodomor del 32-33, hanno fatto morire milioni di Ucraini e sostituiti con popolo russo. Sono stati sottoposti poi per decenni alla propaganda russa che gli prometteva il paradiso ma in realtà voleva solo creare ulteriori divisioni all’interno dell’Ucraina.

Quando ricordiamo il referendum del 1991, l’indipendenza dalla Russia, ricordiamo che anche la Russia dichiarò l’indipendenza dall’Unione Sovietica, perché talvolta si pensa che noi ci siamo staccati dalla Russia ma anche loro hanno proclamato quell’atto di indipendenza.

Ma in quel tempo il 91% della popolazione Ucraina ha votato per l’indipendenza, anche quelli del Donbass, anche quelli che parlano Russi e sono Russi. Quando è iniziata l’invasione della Crimea c’erano le persone in piazza con le scritte “sono russo, parlo russo, vi prego non mi liberate, non venite ad aiutarci”, infatti senza invasione russa noi siamo capaci di risolvere tutti i problemi interni. Per quello hanno mandato l’esercito. Adesso mi sembra che dobbiamo tenere conto di queste persone che hanno il diritto di avere le loro opinioni ma anche il dovere di rispettare le leggi internazionali sulle quali si basa la sicurezza dopo la seconda guerra mondiale. Sono anche liberi di lasciare questo paese se non gli piace vivere qui, la frontiera adesso è anche libera.

Su un milione e duecentomila rifugiati solo  200.000 hanno scelto di andare in Russia. Questo però potrebbe essere una bomba ad orologeria interna alla società Ucraina in quanto vedere i “separatisti” in Ucraina mantenuti dal Governo di Kiev che dicono agli altri Ucraini che stanno aspettando l’arrivo dei liberatori Russi potrebbe innescare grossi conflitti sociali

Da una parte si, siamo consci di questa sfida e la stiamo affrontando. A Leopoli ho avvertito i nostri fedeli a fare attenzione a queste persone che arrivano dal Donbass, non nel senso di avere paura ma nel senso che il nostro comportamento rimanga Cristiano, fatto di amore e solidarietà. Se noi vogliamo convincerli per i nostri valori dobbiamo mostrarglieli. Abbiamo mandato una lettera ai nostri sacerdoti, una pastorale nei tempi di guerra ed uno dei punti di questa lettera è proprio su come dobbiamo comportarci verso i nostri connazionali arrivati dal Donbass.

Io non vedo questo come una difficoltà, anzi questa è anche una opportunità per ambo le parti. Noi sappiamo che c’è un 80% della popolazione del Donbass che non è mai uscita dalla regione, ora sono stati forzati ad uscire da questo muro. Hanno la possibilità di vedere tutta l’Ucraina, diversa ma non ostile, Ucraina è una per tutti.

Cinque anni fa abbiamo avuto un Sinodo a Donetsk e fummo accolti molto positivamente sia dalle autorità che dalle persone, noi non abbiamo mai sperimentato delle ostilità. Noi non conoscevamo il terrorismo prima della guerra.

I miti sulla divisone dell’Ucraina sono stati lanciati nel 2004 durante le elezioni Presidenziali con lo staff di Yanukovich che spingeva per le divisioni. Sono i politologi di Yanukovich che hanno portato l’idea del popolo Ucraino diviso. Purtroppo questa teoria ha avuto successo. Nel 2010 gli abitanti del Donbass consideravano una rivincita sugli arancioni l’elezione di Yanukovich.

E’ dimostrato che Yanukovich non ha fatto nulla per migliorare la loro vita, i primi ad essere stati delusi sono stati gli abitanti del Donbass, traditi dal “loro” Presidente.

Per questo che ora che sono sparsi in tutta l’Ucraina io la considero una opportunità di rafforzare l’identità Ucraina.

Andate a Leopoli, si parla apertamente ogni lingua che si vuole. Questa diversità è una ricchezza, dobbiamo coltivarla e proteggerla e diventiamo una nazione più forte.

Dopo la liberazione del Donbass dobbiamo ricostruire un nuovo Donbass e questa è una sfida per tutta la nazione. Prego tutti i giorni per la popolazione del Donbass perché loro sono stati due volte traditi. Loro non potevano godere come noi già dalla caduta del muro della libertà di parola e pensiero, di movimento, e adesso in questo regime di terrore se mantengono una speranza è per me un Miracolo. Noi con la Caritas raggiungiamo più di 40.000 persone anche se è una goccia.

Io voglio credere che il Signore porterà la pace, specie adesso in tempo di quaresima e di riflessione profonda, non so come ma ci voglio credere. Non possiamo perdere la speranza perché siamo consci che ciò che facciamo è buono.

Ora che ero in Italia ho visto con dispiacere una trasmissione che parlava di Maidan e c’era una donna che diceva “Maidan è una malattia e noi la guariremo” . Ho pensato, poverina lei non sa che Maidan era un movimento che promuoveva giustizia, dignità, libertà e se tu chiami Maidan malattia allora vuol dire che la libertà è una malattia. Poi se tu vuoi curare il malato uccidendolo… allora grazie per questa cura…

Invece mi sembra che la società Russa è molto malata. Hanno votato con un solo voto contrario in Parlamento di inviare truppe. Un’indagine condotta in Russia diceva 65% della popolazione pensava che il Maidan era un problema di politica interna Ucraina e che la Russia non si doveva intromettere. Dopo un anno si dice che l’85% sostengono l’invasione militare… Si può capire con due osservazioni.

La prima che la propaganda è un’arma bellica fortissima e non ci si deve fidare delle cifre di sondaggi di paesi dittatoriali, qualcuno ha detto che nei paesi dove regnano i dittatori i treni arrivano puntuali, nell’Unione Sovietica il sostegno a Breznev era del 99,9% quindi Putin deve ancora lavorare se è all’85% ma la cosa tragica è che la propaganda fa una cosa anche peggiore, la PROPAGANDA UCCIDE LE ANIME, le armi uccidono solo il corpo, secondo la fede Cristiana non dobbiamo temere che uccidono il corpo ma che ci uccidono l’anima.

Ci sono tanti segnali che il nostro popolo ha una coscienza sana, sa distinguere tra il bene ed il male, e sa anche fare buone scelte. Anche la scelta del nostro Presidente sta mostrando la maturità del popolo. Ci da speranza vedere lo spirito della speranza, consci delle difficoltà ma siamo convinti che il padrone del mondo non è ne Putin ne Obama, ma il Signore nostro, lui guiderà tutto verso il bene. Solo una preoccupazione, noi dobbiamo rimanere con Dio, non dobbiamo perdere la determinazione verso il bene che è stato il motore della rivoluzione della dignità.

Il Santo Padre ha detto che i pastori devono avere l’odore delle proprie pecore.

Lei è stato all’incontro con Papa Francesco, come è andato quell’incontro ?

Abbiamo avuto un incontro molto familiare con il Santo Padre, abbiamo potuto condividere con lui i nostri dolori e le nostre speranze e gli siamo molto grati. Per noi è un segno importantissimo di avere al nostro fianco un’autorità morale come quella del Santo Padre.

Questo Papa è un papa che ha un cuore grande pieno di amore verso i bisognosi.

Che ruolo ha avuto la Chiesa a Maidan e soprattutto adesso ?

La posizione della Chiesa è quella vicino al Vangelo, portare la buona novella della Salvezza per chi soffre. Abbiamo scoperto un desiderio genuino del nostro popolo verso il bene e lo abbiamo sostenuto con il sostegno spirituale. Siamo stati sulla piazza, abbiamo pregato e condiviso il cibo, su richiesta espressa di chi ce lo chiedeva. Mi ricordo il famoso sms che mi ha scritto una donna che stava sul Maidan, lei mi ha scritto “eccellenza non so lei dove si trova ma sono convinta che se pregherete 25 ore qui su Maidan, il Governo non manderà i soldati contro il popolo, tutte le vostre pecorelle sono qui, ci mancano tanto i Pastori.”

Devo aggiungere che non si tratta di una sola Chiesa che ha sostenuto il Maidan, ma tutte le Chiese unite. Sul Maidan c’erano rappresentanti di tutte le Chiese, abbiamo pregato tutti insieme. Rimaniamo finora uniti ed è un tesoro per cui dobbiamo ringraziare Dio.

Gli accordi di Minsk cosa ne pensa ?

Apprezziamo molto lo sforzo delle comunità Internazionale per la pace in Ucraina ma d’altra parte vedevamo che l’aggressore non rispetta nessun accordo che si è fatto. Hanno usato questo tempo per riorganizzarsi e poi per colpirci. Si deve continuare a percorrere comunque il tentativo per la pace.

Prima di tutto si deve cercare di salvare le persone. Non è mia competenza dire come, noi Cristiani preghiamo tutti i giorni affinché chi deve prendere le decisioni per milioni di persone possa prendere la migliore.

E’ importante che il conflitto non rimanga congelato. Secondo me l’Europa ha già fatto due errori, il primo quando è stata invasa la Moldavia e dopo la Georgia. La mancanza di una reazione internazionale ha portato adesso un ulteriore dolore in Ucraina, ogni giorno muoiono tante persone soprattutto tra la popolazione civile. Preghiamo perché si trovino le soluzioni adeguate e pacifiche.

La notte di Maidan

Ero fuori Kiev quando hanno picchiato gli studenti (29 novembre) e proprio li è giunto l’sms di richiesta di supporto spirituale. Il giorno dopo ero sulla piazza di Maidan a pregare ed abbiamo allestito una tenda come cappella provvisoria. Quella notte non c’era luce e ho detto sino a che saremo fedeli a Dio, ai suoi comandamenti, ai suoi precetti, vinceremo. Non dobbiamo fare alcuna violazione dobbiamo restare pacifici.

La gente ha reagito positivamente e poi abbiamo visto l’11 dicembre molte persone contro lo scioglimento del Maidan. Alle due di notte mi hanno bussato alla porta e mi hanno detto che il Maidan era circondata dalle forze speciali e che stavano per entrare nella piazza. Subito abbiamo lanciato un appello contro la violenza che voleva usare il Governo Ucraino. All’alba in Maidan leggevamo la dichiarazione del Sinodo permanente, abbiamo parlato anche con i poliziotti e cercato di spiegare loro che il loro compito è quello di proteggere il popolo no di aggredirlo, sempre filmati dai servizi di sciurezza.

Noi non avevamo nulla da nascondere e avvertivamo i poliziotti di non commettere il reato di Caino. Ogni giorno era un passo avanti, intendevamo questa via come una via della liberazione. Anche adesso sperimentiamo questo esodo da quel passato doloroso, comunista, che ci è costato tanto. Solo a pensare alle persecuzioni della nostra Chiesa, ai milioni di morti della carestia artificiale. Il popolo vuole uscire da questo passato.  Vogliamo costruire un paese libero dove c’e’ il rispetto della dignità umana.

 

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Articolo pubblicato il 06/04/2015