Gli intrecci perversi della politica

Coop e fondazioni, incubatoi di malaffare

Indignato e offeso, si dice Massimo D’Alema, dopo aver appreso dai giornali le notizie che lo riguardano relative ai rapporti con la cooperativa “Cpl Concordia”, legata al sistema “Lega Cooperative” - 1.800 dipendenti, 461 milioni di fatturato - che sembra coinvolta, stando all’inchiesta dei giudici, nell’affare della metanizzazione dell’isola di Ischia. Undici indagati e nove arrestati, tra i quali il Sindaco dell’isola, del Partito Democratico.

Un grande progetto la metanizzazione, che coinvolge 18.000 utenti potenziali, serviti da 39 km di rete urbana e quasi 13 km di condotte sottomarine. Come riporta il “Corriere della Sera” del 31 marzo, i vertici della cooperativa avrebbero fatto «sistematico ricorso ? scrive il gip ? ad un modello organizzativo ispirato alla corruzione, che li ha portati ad accordarsi non solo con i Sindaci, gli amministratori locali e i pubblici funzionari, ma anche con esponenti della criminalità organizzata casertana e con gli amministratori legati a tali ambienti criminali».

Nulla di nuovo rispetto ad altre inchieste, soprattutto rispetto al coinvolgimento di politici. Da accertare, naturalmente, perché l’indagine è all’inizio.

I giornali diffondono frasi intercettate di uno degli arrestati, che riguardano D’Alema: sarebbe uno di quei politici che «mette le mani nella m… come ha già fatto con noi, ci ha dato delle cose». L’ex presidente del consiglio precisa: «Nessun illecito o beneficio, rapporto con Cpl trasparente. La diffusione delle intercettazioni è scandalosa».

 Siamo d’accordo. L’uso delle intercettazioni è diventato un’arma di destabilizzazione gravissima, soprattutto se riguarda persone non indagate, come nel caso di D’Alema o nel caso di Maurizio Lupi, costretto alle dimissioni per un episodio divulgato, largamente praticato, una supposta raccomandazione, che peraltro avrebbe riguardato suo figlio.

Restano, però, alcune questioni da evidenziare, che riguardano il “sistema” nel suo complesso.

 Nel suo ultimo rapporto, l’Ocse afferma che «Il costo delle truffe e della corruzione negli investimenti pubblici non è solo economico ma politico e istituzionale con seri risvolti per la delegittimazione dell’apparato statale e la capacità delle istituzioni governative a funzionare efficacemente»: in Italia, la percezione della corruzione nelle istituzioni governative e locali sfiora il 90%.

Non vi sarà nessuna legge anti-corruzione – peraltro ferma da oltre 2 anni – che possa arginare questo fenomeno, se non si terranno presenti due elementi: l’humus che la cosiddetta società civile fornisce alla corruzione e la necessità d’intervenire su un aspetto specifico.

È stato sottolineato domenica scorsa, nel corso della trasmissione di Lucia Annunziata, da Raffele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione: «C’è un problema enorme che riguarda la corruzione politica e la trasparenza dei bilanci dei partiti e delle loro fondazioni, dei meccanismi di finanziamento della politica».

 Cantone ha invitato a «riflettere su quanto emerso nell’inchiesta “Mafia Capitale” a Roma, dove un gruppo di soggetti legati anche alla criminalità organizzata era in grado di determinare le sorti di una serie di politici, a destra e a sinistra, quasi crescendoli come polli allevati in batteria, attraverso meccanismi di finanziamento assolutamente non trasparenti.

Ad esempio, come si fa a ritenere che le fondazioni, che spesso sono le vecchie correnti dei partiti, non debbano avere nessun tipo di bilancio?». Ecco, D’Alema non è più in Parlamento, ma certamente non avrebbe difficoltà a far presentare un disegno di legge che regoli il fenomeno delle Fondazioni emanazioni di partiti e esponenti politici, come la sua, “Italiani Europei”. Sarebbe un primo passo per arginare una “misura” ormai colma.

 

 

 

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Articolo pubblicato il 04/04/2015