La bandiera rossa sventola ancora sul comune di Torino

Quello che Matteo Salvini non aveva ancora capito

La manifestazione della Lega che si è svolta in Torino, sabato 28 marzo, in un clima di aspra contestazione, ha sorpreso Matteo Salvini che ha affermato che” è indegno che questo accada soprattutto a Torino e non capisco perché qui sia sempre cosi”.

Salvini non può capire perchè non conosce la storia della nostra città e non considera il fatto che Torino è da sempre governata da sindaci comunisti o post comunisti.

Al governo della città si sono succeduti negli anni personaggi come Diego Novelli, Valentino Castellani, Sergio Chiamparino, Piero Fassino. Uomini inadatti a causa della loro formazione e cultura a creare un tipo di sviluppo che potesse sopperire alla dipartita della grande industria metalmeccanica.

Abili solo a travestire il loro malgoverno con iniziative temporanee e di breve durata come il Salone del Libro o di respiro effimero come qualche festival cinematografico, i quattro sindaci più sopra citati hanno deciso di puntare su di un modello di sviluppo alternativo.

Con il supporto de La Stampa, sempre schierata a fianco di ogni istituzione di sinistra, hanno illuso i cittadini che un fulgido avvenire attendeva Torino nelle praterie della cultura e del turismo.

I quattro sindaci post comunisti, obtorto collo, hanno dovuto puntare la loro attenzione sulla Torino dei SAVOIA ed in particolare, sugli edifici monumentali del centro storico come il Palazzo Reale, la Mole Antonelliana, il Museo Egizio, le gallerie d’arte, la cappella della Sind

Presi poi dal desiderio di aggiungere una pennellata di rosso al loro grigio programma culturale i sindaci rossi hanno deciso di ospitare ed organizzare alcuni gruppi di squatter, che in precedenza erano vissuti allo stato brado.

Fin da allora, i cronisti de La Stampa e Repubblica, ritenendo “non politicamente corretto” attribuire il vocabolo di squatter a tanti baldi giovani di sinistra, avevano coniato termini come antagonista, no-global, no-tav, anarco insurrezionalisti e talora anche studenti.

Subito dopo, a questi gruppi di giovani e meno giovani fu attribuita per nobilitarli la democratica definizione di CENTRI SOCIALI ed a questi cosiddetti centri fu consentito di occupare senza contrasti palazzi comunali in disuso, scuole, asili ed altri edifici abbandonati. Come contropartita, le amministrazioni comunali di sinistra, lasciavano ai “centri” la libertà di manifestare nelle piazze e di operare azioni di disturbo e di boicottaggio sulle iniziative dell’opposizione.

Nessuno degli abitanti dei “centri sociali” lavora, nessuno studia, nessuno svolge attività retribuite. Usufruiscono gratuitamente di alloggio, luce, acqua e riscaldamento e c’è chi sostiene che vengano loro fornite anche grosse partite di preservativi.

Poiché la maggior parte degli stabili occupati sono di proprietà comunale, è facile intuire chi provveda al loro foraggiamento.

Allo scopo di giustificare le continue sovvenzioni del Comune, gli assessori del sindaco Chiamparino, Marta Levi e Fiorenzo Alfieri provarono a sostenere che i centri sociali facevano cultura e quindi erano ormai parte integrante della vita del quartiere nel quale operano. Giusto quindi, sostenevano i due, provvedere ai loro bisogni con i soldi dei cittadini.

Anche oggi i “centri sociali” vengono utilizzati da chi governa la nostra città come forze cammellate ed anche, quando sia necessario, come truppe d’assalto.

Grazie ai sindaci Novelli, Castellani, Chiamparino, Fassino ed a questi loro allevamenti, si è arrivati al punto che, in Torino, chi non sia in perfetta sintonia con le sinistre, ministri, politici, giornalisti, scrittori, sindacalisti non FIOM, può oramai in Torino, esprimere la sua opinione soltanto in ambienti chiusi e protetti dalle forze dell’ordine.

Solo il numero dei partecipanti raccolti nella piazza e lo spiegamento della polizia ha consentito a Matteo Salvini di portare a termine la sua manifestazione.

Questa è oggi Torino.

Il sindaco Fassino non ha alzato stavolta il dito medio, ma si è comportato come le tre scimmie. Non ha visto, non ha sentito, non ha parlato. Ma sapeva molto bene cosa sarebbe successo.

P.S. I “centri sociali” attaccano volentieri le forze dell’ordine, perché sanno di essere protetti dalla sinistra. Ma, anche quando sono in gran numero, preferiscono evitare il confronto con altri centri come quelli di Casa Pound.

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Articolo pubblicato il 03/04/2015