E’ così difficile nascere in Piemonte?

Nostra intervista a Stefania Batzella, Consigliere Regionale del M5S

Il Piano di riordino dell’attività Ospedaliera, approvato dalla Giunta Regionale, continua a destare preoccupazioni tra i cittadini di vaste zone del Piemonte ed a suscitare l’apprensione degli operatori della Sanità (medici, infermieri e tecnici) che oltre a dover lavorare in condizioni non ottimali, temono anche per la paventata soppressione di posti di lavoro. Tra i vari provvedimenti enunciati (sulla cui legittimità il Tribunale Regionale del Piemonte, si pronuncerà nella tarda primavera), pesa come un macigno la soppressione di alcuni punti nascite.

Il nuovo riordino della rete ospedaliera, desta grandi preoccupazioni tra i cittadini, in quanto vengono declassati ospedali e tagliati i servizi, tra cui la soppressione dei punti nascite che registrano un numero inferiore di 500 parti all’ anno. Il tutto genera disservizi, discrimina e penalizza i territori colpiti e in particolare quelli di area disagiata.

I posti di lavoro verranno mantenuti, poiché il personale dei servizi chiusi o prossimi alla chiusura saranno collocati presso altre strutture ospedaliere. Ciò  crea comunque apprensione e preoccupazione tra gli stessi.

Su questo aspetto, in particolare, ne parliamo con  Stefania Batzella, consigliere Regionale del M5S, che in consiglio regionale e sul territorio, si é distinta, in modo particolare per coinvolgere la popolazione e tener viva l’attenzione sul pianeta Sanità.

- Dottoressa Batzella, cosa l’angustia nella decisione di Saitta di sopprimere i punti nascite che, in linea teorica non superano i 5oo parti all’anno?

La soppressione dei punti nascite che hanno un numero inferiore di 500 parti in un anno, penalizza fortemente i territori e discrimina le donne e i futuri nascituri. Ogni donna deve avere la possibilità di scegliere dove recarsi e nella struttura più adatta alle proprie esigenze. Si deve favorire la naturalità della gravidanza e del parto.

In un piccolo centro, la donna si sente a proprio agio, si favorisce il rapporto umano e si crea un ambiente familiare.

Sono un’ostetrica di professione, quindi conosco molto bene il mondo dell’ ostetricia e delle nascite. Per scelta ho lavorato in ospedali di provincia, proprio per incentivare e favorire il parto naturale e la sua umanizzazione.

Continuerò le mie battaglie per tutelare il diritto alla nascita, senza alcuna discriminazione nei confronti di una parte di popolazione femminile e dei territori di area disagiata.

- La sua denuncia è partita da Susa, coinvolgendo tutta la valle, sino ad arrivare ad un’altra zona critica, il Canavese. Quanti sono e dove sono dislocati in Piemonte, i punti nascite oggetto di soppressione o già soppressi?

La mia battaglia è partita da Susa, una cittadina ai piedi delle alpi Cozie, situata al centro dell’omonima valle. L’ospedale di Susa è il punto di riferimento( ed è l’ unico rimasto) di un territorio che conta 90 mila abitanti ed è meta turistica sia nel periodo invernale che nel periodo estivo, di conseguenza l’ afflusso turistico incrementa il numero degli abitanti.

Il punto nascite di Susa, non ha mai raggiunto i 500 parti all’ anno( soglia minima prevista), il numero massimo raggiunto è stato di 430 parti in un anno, poi negli ultimi 2 anni si sono ridotti del 70%, a causa di protocolli fortemente restrittivi stabiliti dalla direzione aziendale.

Altra zona critica è quella della valle dell’Ossola, o meglio il punto nascite di Domodossola che è prossimo alla chiusura dopo la sentenza del Consiglio di Stato( agosto 2014). Anche questo territorio, ha lottato a lungo contro la chiusura dello stesso fino ad arrivare a fare ricorso al Tar e poi al consiglio di Stato, i quali hanno respinto il ricorso e decretato la chiusura contro la volontà degli amministratori locali e della popolazione.

Altro territorio penalizzato è quello del Canavese, con la chiusura del punto nascite dell’ ospedale di Courgnè. Un territorio disagiato; infatti con la nuova dgr 1-600 e quella di integrazione 1- 924 della Giunta Chiamparino, è stato declassato in ospedale di area disagiata penalizzando la popolazione del territorio.

Anche la zona dell’Alessandrino è stata colpita dalla cosidetta “ delibera sfascia ospedali”. Cosi come anche le altre provincie del Piemonte.

I punti nascite prossimi alla chiusura sono:

-Susa e Domodossola. In attesa di valutazione sono il punto nascite di Borgosesia e quello del Martini a Torino.

Quelli chiusi sono:

-Carmagnola e Acqui Terme( chiusi già dalla giunta Cota);

-Courgnè.

- L’assessore Saitta, pare anche sorretto dal Ministro della Salute, è tenacemente convinto nel difendere le decisioni intraprese. Per cercare di porre rimedio a questo provvedimento, Lei sta elaborando il progetto d’istituire Centri specializzati in parto naturale fisiologico. In cosa consiste questo modello e sarebbe di facile attuazione?

Ho presentato una mozione e sto lavorando per una proposta di legge per la sperimentazione di conversione dei punti nascite soppressi o prossimi alla chiusura, in centri specializzati per la nascita o meglio la fondazione di “ case della maternità”. 

- In Italia o in altri Paesi Europei, questi centri sono già operativi?

In altri paesi europei le case da parto sono attive da anni e funzionano benissimo. Anche in Italia, in particolare in Veneto, Trentino, Lombardia, Emilia e Lazio (le regioni Umbria e Puglia si stanno attivando) sono presenti delle case di maternità.

Potrebbe essere una grande opportunità anche in Piemonte fondare le case di maternità, i costi sarebbero ridotti e i territori non penalizzati.

Occorre avere la buona volontà di approvare e mettere in atto il progetto. Ulteriori notizie e dettagli verranno poi comunicati e resi noti.

- La salute della donna e del nascituro, sino a quale livello saranno tutelati?

 Certamente! L’obiettivo e il fine ultimo è salvaguardare la salute della donna e del nascituro.

Ci saranno delle linee guida, dei protocolli ben precisi da seguire per garantire sicurezza e benessere durante la gravidanza e il parto.

 - Come potrebbe organizzarsi un centro siffatto ed in cosa si distinguerebbe rispetto a un normale punto nascite?

Si tratta di una casa del parto fisiologico, quindi una gravidanza normale senza rischi o patologie. Si potrà effettuare il parto naturale a tutti gli effetti.

In un normale punto nascite, avvengono anche i parti cesarei e i parti operativi come la ventosa o l’uso del forcipe ( quest’ ultimo in disuso).

In una casa di maternità il parto non potrà essere indotto e non verrà effettuata l’ anestesia peridurale.

Si dovrebbe invece favorire e incentivare le posizioni alternative: il parto in acqua e la de medicalizzazione del parto.

 

 

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Articolo pubblicato il 30/03/2015