Chiamparino: "Pasticci nel raccogliere le firme"

Incontro pubblico del PD con Orfini e Guerini per il futuro del partito

Sabato 21 marzo Torino ha ospitato due importanti esponenti del Partito Democratico: il presidente nazionale Matteo Orfini e il vice-segretario nazionale Lorenzo Guerini, in un incontro pubblico alla presenza del presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino.

Le premesse per questa mattinata erano la costruzione di un partito nella crisi della democrazia e del rapporto tra politica e cittadini, il rinnovo del legame tra elettori, tesserati ed eletti e la valorizzazione del patrimonio di persone e idee a partire dal risultato elettorale raggiunto. Ecco, proprio quest’ultimo punto, applicato al caso piemontese, è stato quello che ha maggiormente tenuto banco alla convention del PD, trattandosi di un argomento attuale che ha messo sulla graticola il presidente Chiamparino tormentato dallo spauracchio di subire la stessa sorte dell’odiato predecessore, Roberto Cota. Il leghista è stato disarcionato in malo modo dalla guida della Regione a causa della vicenda delle firme false legate alla lista “Pensionati per Cota” di Michele Giovine, e Chiamparino è indagato per lo stesso problema, ma a questo giro non è una lista satellite ad essere sotto accusa, bensì la lista del presidente eletto.

Chiamparino ha più volte dichiarato di essere pronto a dimettersi qualora i tribunali dovessero verificare degli errori nella raccolta delle firme, utilizzando però ogni uscita pubblica per protrarre la resa dei conti e il momento ideale per le dimissioni. La prima scadenza posta dal governatore era il 9 luglio 2015, giorno dell’udienza di fronte al Tar, e Chiamparino disse che in assenza di una sentenza che lo scagionasse inequivocabilmente avrebbe rimesso il mandato nelle mani dei cittadini. Successivamente arriva il dietrofront, in cui dichiara che non si dimetterà prima del giorno in cui saranno concluse tutte le procedure giuridiche a suo carico, ma quando arriverà questo giorno non ci è dato saperlo.

Nell’incontro di sabato 21 alla Fondazione Sandretto a Torino ha cercato di glissare con la frase “sulle firme qualche pasticcio ci sarà anche stato”, aggiungendo però la promessa che “se ci si mette sulla stessa strada della vicenda Bresso-Cota, un minuto dopo firmerò le mie dimissioni”. Si è espresso anche Matteo Orfini, che ha detto che “la magistratura sta indagando, vediamo cosa emerge ma spero che non ci sia bisogno di arrivare alle dimissioni”, augurandosi che Chiamparino possa rimanere alla guida del Piemonte più a lungo possibile perché “è un ottimo governatore”.

Qualche malpensante potrebbe dire che il presidente della Regione stia cercando di tirare per le lunghe questa situazione, almeno fino all’estate 2016, così da poter eliminare Fassino dalla competizione in caso di nuove elezioni. Chissà se Sergio, in questa situazione, rimpianga i tranquilli mesi passati nei corridoi della San Paolo.

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Articolo pubblicato il 29/03/2015