Il " Nuovo ordine mondiale " e l' Ucraina

Lo scontro in Ucraina è sintomatico di una forte presa di posizione della Russia nei confronti degli USA

Il cosiddetto “ Nuovo ordine mondiale “ passa dall' Ucraina, terreno di scontro tra l' Occidente e la Russia dello “ zar” Putin, che emerge come la figura che si oppone allo strapotere dei poteri forti dell' Occidente. Un saggio di Eugenio Di Rienzo (professore ordinario di Storia moderna presso la Facoltà di Scienze politiche dell'Università La Sapienza di Roma ) intitolato “ Il conflitto russo ucraino “ aiuta a capire i passi principali del perchè si sono verificati gli eventi recenti in Ucraina, la quale è sempre stata considerata terreno di conquista legittima da parte russa, una “ promessa da mantenere “, come Putin si è espresso recentemente.

 

È impossibile comprendere la crisi ucraina senza collocarla nel suo contesto storico e geografico.

Eugenio Di Rienzo non perde tempo con gli affreschi retorici sull’ansia di libertà degli ucraini o sulla prepotenza dei russi, puntando direttamente al cuore del problema: l’Ucraina si è trasformata nel teatro di uno scontro geopolitico tra Washington e Mosca, volto a indebolire la potenza russa e, proprio per questo, percepito dal Cremlino come una minaccia alla sicurezza dell’intera nazione. Di Rienzo sa bene che la crisi attuale non è iniziata con l’annessione della Crimea né con il separatismo nel Donbass.

È piuttosto il Maidan, cioè il colpo di mano sostenuto dall’occidente con cui è stato spodestato il presidente Yanukovich (legittimamente eletto), ad avere messo in moto tutta la drammatica catena di eventi successivi. E ciò per un motivo semplice: nei suoi attuali confini, lo stato ucraino è creazione artificiale dell’ingegneria amministrativa sovietica, con le regioni sud-orientali legate alla Russia e quelle occidentali alla Mitteleuropa; è uno stato, cioè, molto fragile, che può conservare la propria integrità solo salvaguardando il suo delicato equilibrio est-ovest; ed è proprio questo equilibrio che il Maidan ha sfasciato.

Di Rienzo, che è storico di valore ed è sensibile alla logica dei “grandi giochi” geopolitici (lo scorso anno ha dedicato un libro alla questione afghana) concentra l’attenzione soprattutto sul retroterra della crisi in atto. Da almeno un secolo, infatti, da quando cioè la Prima guerra mondiale ha sconvolto la geografia dell’Europa orientale, il territorio ucraino, regione di confine per eccellenza, si trova al centro di contrapposti progetti egemonici: dai tentativi del maresciallo Jósef Pilsudski di dare vita a una Grande Polonia, ai piani, variamente concepiti, volti a emancipare dall’Urss le nazionalità non russe, fino alla vera e propria collaborazione, durante la Seconda guerra mondiale, di una parte degli ucraini con l’occupante tedesco.

Non è dunque sorprendente che gli spettri di questo lontano passato siano ritornati di attualità nel momento in cui è apparso evidente (almeno per il Cremlino) che la progressiva espansione della Nato verso est (quella che il vecchio Bush aveva promesso a Gorbaciov che non sarebbe avvenuta) non si arrestava nemmeno di fronte a un territorio che la Russia ha sempre considerato decisivo per la propria sicurezza.

Alla luce di questo esame, emerge, nel libro, la vera posta in gioco della crisi in Ucraina, che è quella del nuovo ordine mondiale. Il ventennio trascorso dalla fine della Guerra fredda (che era l’ordine mondiale precedente) ha visto infatti contrapporsi due concezioni: quella di un assetto fondato sulla supremazia americana e quella di un assetto costruito sull’equilibrio tra le grandi potenze. Queste opposte visioni, nel racconto di Di Rienzo, si incarnano in due grandi protagonisti della politica estera statunitense: Zbigniew Brzezinski per la prima e Henry Kissinger per la seconda. Kissinger – una delle prime autorevoli voci a criticare la politica di Washington in Ucraina e a mostrare comprensione per il punto di vista russo – invoca un ordine garantito dal reciproco rispetto degli interessi geopolitici, un ordine “legittimo”, in cui i cambiamenti vengano introdotti solo con il consenso dei principali attori.

 

Questa è anche l’idea di Di Rienzo, cui “l’utopia” di un ordine internazionale eversivo dello status quo, magari in nome di nobilissimi valori, appare per quello che è: un grande disordine mondiale.

 

 

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Articolo pubblicato il 30/03/2015