Euro - Dollaro : il cambio sta diventando sempre più favorevole alle nostre esportazioni

Dopo alcuni anni segnali positivi per la nostra economia

Da inizio 2015 l'euro ha perso il 13% nei confronti del dollaro. In 12 mesi il calo è vicino al 30%. Prima i rumor, e poi l'annuncio del QE o quantitative easing della Bce hanno ottenuto l'effetto che l'istituto di Francoforte si prefiggeva: svalutare la divisa unica con l'obiettivo di rendere più competitive le esportazioni e far ripartire l'economia e l'inflazione.

L' Italia si trovava ad avere sia crescita negativa che deflazione in atto, pessimo segnale di un' economia che non riparte se non aiutata da opportune contromisure da parte dell' Eurotower e dalla BCE

L' euro è in caduta libera anche perché, oltre alla Bce, contemporaneamente dagli Stati Uniti la Federal Reserve si prepara ad alzare i tassi ( probabilmente a maggio o a giugno), e questo spinge ancor più su il dollaro. “In questo contesto, parlare di parità o addirittura di una discesa al di sotto non è eccessivo”, dice Neil Mellor, currency strategist a Bank of New York Mellon.

Gli analisti non escludono che l'euro possa scendere nel corso dell'anno anche sotto la parità nei confronti del dollaro. L'ultima volta che è accaduto risale al 2000. Allora la caduta dell'euro, che arrivò a un minimo di 0,8 dollari, fu vista come un segnale di pericolo della nascente Eurozona . Come se la nuova valuta, dopo un buon avvio sui mercati, non fosse in grado di reggere il confronto con il dollaro.

Oggi, invece, la caduta “libera” dell'euro - come visto condizionata sia dal QE della Bce ma anche dal rafforzamento del dollaro per via del fatto che i mercati scontano un rialzo dei tassi negli Usa nel 2015 - è vista come un fattore positivo. Ciò sta dando nuova linfa alle esportazioni europee nelle aree extra-euro. E questo dovrebbe riflettersi in un aumento degli utili che si potrà constatare nei prossimi mesi con i nuovi dati di bilancio.

Il risvolto della medaglia del deprezzamento dell' euro è il super-dollaro. Il dollaro più forte rende, per gli europei, decisamente più sconveniente acquistare dollari, quindi fare viaggi negli Stati Uniti o acquistare merci negli Usa. E per le aziende statunitensi sta iniziando ad essere un problema. Le società quotate a Wall Street, infatti, generano il 45% degli utili all'estero. E stanno registrando un calo delle esportazioni che dovrebbe essere evidente nelle prossime trimestrali. Non è un caso, quindi, se la Borsa di New York abbia perso da inizio anno lo 0,7% mentre quelle di Francoforte e Milano si siano apprezzate nello stesso arco temporale del 20%.

In effetti si stanno permutando le condizioni dei cambi Euro – USA a nostro favore, e le borse stanno già convalidando questo tipo di mutamento .

In conclusione, come avevamo già scritto in un precedente articolo, dopo anni di arrembaggio la finanza sta pian piano rinculando a favore della più tradizionale economia basata soprattutto sulla produzione industriale. In altre parole il ciclo economico sta già cambiando, i guadagni effettuati dagli investitori sulle transazioni finanziarie nel corso degli anni oggi   danno ormai segni di debolezza e quindi la maggior parte dei capitali impiegati sta riversandosi su grandi società quotate che sono meno a rischio di quanto possano essere prodotti finanziari derivati, hedge fund e anche bond emessi con alto rendimento ma ad alto rischio.

Oggi chi possiede un tessuto industriale ancora sano come in Italia, anche se lacerato da parecchie delocalizzazioni in Paesi dove la manodopera costa un quarto che in Italia, come in certi Paesi dell' Est Europa, può contare su qualche anno di crescita, ancorchè moderata, supportata da un cambio favorevole .

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Articolo pubblicato il 27/03/2015