Il welfare aziendale per la crescita dell’impresa

Presentato a Torino il modello innovativo della Cardioteam Foundation onlus

Sin dalla prima industrializzazione del secolo XIX in Europa, il consolidarsi delle imprese manifatturiere sul territorio, ha determinato, di pari passo l’istituzione, ad opera di imprenditori illuminati, di una rete di attività di supporto create a favore dei propri dipendenti e delle famiglie. 

Gli interventi maggiormente apprezzati e qualificanti si sono concretizzati in supporti di carattere sanitario,  costruzione di scuole materne, l’estensione dell’edilizia popolare, la destinazione di strutture ricettive per gli anziani, per poi approdare, negli anni successivi alla cultura, con corsi di alfabetizzazione e la creazione delle prime biblioteche.  

Tutte iniziative oggi sono definite con il titolo di welfare.

Anche il Piemonte non è stato estraneo a questo processo. Le realizzazioni che ancor oggi fanno scuola e potrebbero rappresentare il paradigma per ulteriori tappe, portano i nomi di Adriano Olivetti, Giovanni Agnelli, Luigi Burgo, tanto per citarne alcuni, per poi, giungendo ai nostri giorni, ricordare le iniziative articolate e capillari di Michele Ferrero che hanno coinvolto l’intero territorio delle Langhe.

Purtroppo fattori segnatamente negativi si sono abbattuti contro quest’entusiasmo. Alla fine degli anni ’60 del secolo scorso, i governi presieduti da Aldo Moro, abbatterono la mannaia sulle Casse Sanitarie aziendali, a vantaggio del nascente servizio sanitario nazionale.

In concomitanza con questa infausta decisione, i sindacati, in piena contestazione post sessantottina, accusarono le istituzioni sociali e sanitarie delle aziende di paternalismo e, a poco a poco, anche complice le crisi economiche che si sono succedute, nonché il cambio di proprietà delle aziende ed il tramonto degli industriali illuminati, si giunse al progressivo abbandono o alla sensibile rarefazione delle iniziative.

 Al confronto, sono sotto gli occhi di tutti, le condizioni penose e costose in cui versano le realizzazioni sostitutive create dallo Stato. Asl, scuole materne e istituzioni culturali, invece di risolvere problemi, stanno alimentando solamente disagio sociale e  sopravvivono sotto il rischio di sempre progressive riduzioni o smantellamenti.

C’è però ancor motivo di sperare, grazie alla lungimiranza di uomini pensanti che intendono invertire la rotta, seguendo l’esempio del passato.

Nei giorni scorsi, all’Unione industriale di Torino, è stato presentato  un progetto che evidenzia, in un’angolatura importante, le best practice di welfare aziendale finalizzato all’inserimento della prevenzione delle malattie cardiovascolari tra i benefits di carattere sanitario che le imprese possano offrire ai dipendenti.

La proposta in esame è illustrata dal dottor Marco Diena, cardiochirurgo di fama internazionale e presidente della Cardiotem Foundation onlus. Questa fondazione, nata nel 2008  raggruppa medici specialisti con oltre 30 anni di esperienze nel settore cardiovascolare. La mission comprende la prevenzione delle malattie cardiovascolari, la ricerca contro infarto e lctus, nonché la cooperazione internazionale.

Questo programma di prevenzione è innovativo, in quanto inserito nel welfare aziendale di imprese che si sono dimostrate sensibili. 

Nei dettagli, 23 cardiologi, utilizzando un Cardiovan medico attrezzato, in  Piemonte, Liguria, Lombardia ed Emilia Romagna, hanno effettuato uno screening su persone di età compresa tra 55 e 75 anni, con un esame semplice e non invasivo, l’elettrocardiogramma.  

Sono stati esaminati 2500 soggetti, riscontrando 18 aneurismi (pari allo 0,7%) su persone che non avevano mai manifestato sintomi.  Dai dati scientifici risulta che, se non curati la metà di loro sarebbe andato incontro a rottura o dissezione con conseguenze  gravissime (morte o intervento in emergenza ad alto rischio).

 Sull’importanza della prevenzione ne è convinto il dottor Diena che ci dichiara:” la diffusione delle patologie cardiache può essere ridimensionata in maniera significativa attraverso la riduzione dei fattori di rischio, con screening finalizzati a garantire diagnosi e cure precoci”.

Tra le aziende che hanno aderito a questa prima fase del programma c’è il Gruppo Iren, che ha proposto lo screening al cuore a 900 dipendenti in età di rischio ottenendo un’adesione al progetto di welfare presentato da parte del 90% della popolazione presa a riferimento.

Sulla convinzione di aver operato un scelta lungimirante, si è espresso il Presidente del Gruppo Iren, il Professor Francesco Profumo, in un confronto con il dottor Diena. 

Profumo non si è lasciato sfuggire l’occasione per rilevare come il soddisfare lo sviluppo e l’estensione del welfare aziendale in materia sanitaria, assistenziale culturale, anche esteso alla famiglie dei dipendenti, di conseguenza determini cadute positive per le aziende in termini di motivazione e fidelizzazione del dipendente, il miglioramento del clima interno e l’attrazione dei talenti.

L’offerta degli screening a differenti livelli (visita cardiologica, elettrocardiogramma, esame cardiografico, può essere svolto presso le aziende, con modalità operative ampiamente flessibili.

 Non son progetti destinati solamente alle grandi aziende, ma, per le modalità operative delle prestazioni, possono essere erogati ad aziende anche di piccola dimensione. A corollario dell’incontro, altri esperti hanno evidenziato come anche da un punto di vista fiscale, l’azienda che assuma iniziative a favore dei dipendenti, nelle tematiche insite al welfare, potrà trarre anche indubbi vantaggi di natura fiscale.

La salute è il bene più prezioso che abbiamo, ma sovente la trascuriamo. La salute dell’individuo è una garanzia anche per la sua azienda.

 

 

 

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Articolo pubblicato il 21/03/2015