17 marzo 1861: il negazionismo repubblicano degli ignoranti

I falsi storici del nostro legislatore

 Il 17 marzo 1861 venne pubblicata nella Gazzetta Ufficiale la legge approvata il 14 marzo dello stesso anno che recitava: “Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e i suoi successori il titolo di Re d’Italia”. In questa data, dunque, veniva proclamato il Regno d’Italia. Un fatto storico incontrovertibile.

Ma così, a quanto pare, leggi alla mano, non è. Con la legge del 23 novembre 2012 n. 222 pubblicata nella Gazzetta Ufficiale il 18 dicembre 2012 ed entrata in vigore il 2 gennaio 2013, al terzo comma si legge infatti, che la repubblica riconosce il giorno 17 marzo, data della proclamazione in Torino, nell’anno 1861, dell’Unità d’Italia, ”quale giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’inno e della bandiera”.

 Il 17 marzo del 1861 quindi, secondo la repubblica italiana, è la festa dell’Unità d’Italia, e non della proclamazione del Regno d’Italia, come la storia asserisce (festa tra l’altro declassata, in quanto, sempre secondo la stessa legge, lo Stato non dovrà spendere nemmeno un euro per manifestazioni e iniziative).

Trattasi di negazionismo storico o solo della volontà di non pronunciare la parola Regno? L’Unità d’Italia infatti, (quella degli attuali confini per intenderci), fu realizzata da Vittorio Emanuele III solo nel 1918, con la vittoria della prima guerra mondiale.

 Festeggiare l’Unità d’Italia il 17 marzo, oltre a negare che in quella data nacque il Regno d’Italia, significa anche non aver capito il valore del 4 novembre, data commemorativa ed effettiva dell’Unità d’Italia. La stessa legge del 23 novembre 2012 oltre a riconoscere, erroneamente o volutamente, nella data del 17 marzo l’Unità d’Italia, si impone di festeggiare anche la Costituzione repubblicana, che nel 1861 non esisteva.

 Davvero un capolavoro! Che sia un tentativo da parte del legislatore di appropriarsi di una ricorrenza che non gli appartiene?  Se si voleva festeggiare l’Unità d’Italia come si evince dalla legge in questione, storicamente, non era più azzeccata la data del 4 novembre? E nel caso, perché non renderla a tutti gli effetti la festa di tutti gli italiani, dandogli il rango che merita, superiore anche al 2 giugno, che invece rappresenta una data divisiva?

Mistero!

 

 

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Articolo pubblicato il 19/03/2015