La Russia passa al secondo livello

Cosa si nasconde dietro la decisione di mettere i militari russi in stato ready to combat a Kalinigrad ?

E' di ieri la notizia dell'ordine di Putin di mettere in stato di Ready to combat i militari Russi di stanza a Kalinigrad mentre oggi l'ITARTASS ha annunciato che saranno dispiegati nella stessa zona i missili balistici Iskander. Queste notizie seguono le già annunciate manovre e della flotta Russa nel mare del Nord.

Tanto per capire di che punto geografico parliamo Kaliningrad è un'enclave russa tra Polonia e Lituania con accesso al mar Baltico, di cui è uno dei maggiori porti. Fino al termine della seconda guerra mondiale la città si chiamava Königsberg ed apparteneva alla Prussia orientale, regione persa dall'Impero tedesco; in questa città nacque, visse e adesso riposa il filosofo Immanuel Kant.

Kalinigrad NON è Est Ucraina ma cuore dell'Europa. Da lì i missili balistici Iskander possono tenere sotto scacco mezza Polonia più tutti i paesi Baltici. Si valuta che in questo momento vi siano Ready to Combat circa 15.000 soldati Russi.

Intanto è di settimana scorsa l'annuncio da parte del Presidente  Russo di aver iniziato la dislocazione nella Crimea recentemente occupata di testate Nucleari così come l'annuncio dell'avvio di esercitazioni militari ai confini con i Baltici e nel mare del Nord come prima ricordato.

Ad una frettolosa analisi si potrebbe essere portati a pensare che si tratta di normale attività militare e che non c'è nulla da preoccuparsi, ma chi a fondo gli avvenimenti dell'ultimo anno non potrà non notare che tutte le cosidette "esercitazioni" dell'ultimo anno hanno sempre portato ad un conflitto militare.

Già un anno fa si fece notare come grossi contingenti militari non possono essere mantenuti a lungo in stato Ready to Combat senza essere operativi non tanto per un problema di costi (la Russia investe il 6% del PIL nel settore militare contro l'1,8 dell'Inghilterra che è lo stato Europeo che spende di più) ma più che altro per un problema legato al morale dei soldati.

Sempre un anno fa scrissi più volte che doveva essere ovvio a tutti quanti in Europa che l'obiettivo di Putin non era (solo) l'Ucraina ma che il Presidente Russo aveva una visione molto più allargata con un progetto che è stato costruito negli ultimi dieci anni di ricostituzione di quello che fu l'Unione Sovietica. I segnali c'erano tutti, dai discorsi di Putin agli atti Parlamentari della DUMA che hanno bollato la dissoluzione dell'URSS con atto illegale e richiesta la messa sotto accusa di Gorbachev indicato come traditore della patria.

L'Ucraina non è uno Stato che vale il costo economico di questa guerra per la Russia. Gli economisti hanno stimato che in questo anno la Guerra in UCraina ha provocato danni economici per la Russia superiori ai 150 miliardi di dollari. Tutta l'Ucraina messa insieme non vale questa cifra. L'Ucraina doveva essere ed è un pretesto per avviare un progetto globale di riconquista dello "spazio Sovietico" che includerebbe i paesi Baltici, la Polonia, Ungheria, Repubblica Ceka, Slovacchia e Moldavia.

La mossa di Kalinigrad è un ulteriore escalation, il cosiddetto secondo livello, volta a spaventare i frammentati stati Europei incapaci di reagire e timorosi che l'orso Russo abbia deciso di fare le cose sul serio. Certi discorsi sembrano di fantapolitica ma va notato che le stesse cose avvenute in questi mesi erano state bollate come fantapolitica solo un anno fa. Putin pochi giorni fa durante un’intervista televisiva ha allegramente ammesso di avere occupato militarmente la Crimea prima del "referendum farsa", e di essersi divertito a vedere il mondo che credeva alla favoletta degli "omini verdi". Ora alza l'asticella e dice che è pronto ad una guerra Nucleare.

Su questa tema era stato pubblicato un rapporto di un analista militare russo che sosteneva che vi era un piano per l'invasione dei paesi Baltici a cui avrebbe fatto seguito la risposta della NATO con l'operazione Trident. La NATO avrebbe in poco tempo sparigliato le forze Russe e a questo punto, in base all'articolo 12 delle forze armate russe, loro avrebbero potuto usare armi nucleari tattiche. In questo scenario Putin è sicuro che a quel punto l'Europa si fermerebbe ed accetterebbe le sue condizioni pur di evitare una guerra Nucleare.

Questo è il difficile quadro in cui si deve muovere un’Europa incapace di formulare una proposta univoca e concreta, un Europa che a furia di guardare le mancate vendite di Kiwi a Mosca perde l’attenzione sui pericoli di trovarsi il nemico alle porte, un nemico “ready to combat” abituato alla guerra ed eccitato  da più di un anno di propaganda che vuole i soldati russi come unico baluardo contro la corruzione morale della GayEuropa.

Siamo entrati nella fase due, ora prima che sia troppo tardi dovremmo evitare l’ultima parte del piano quella che prevede la guerra nel cuore dell’Europa con conseguente stop alla ricrescita economica ed uscita dalla crisi finanziaria del 2008. Sarebbe il caso che anche Matteo Renzi cominciasse a prendere in considerazione la cosa con i suoi omologhi Europei, perché sembra che lo “Stai sereno Putin” non abbia molte possibilità di spaventare lo zar di Mosca

 

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Articolo pubblicato il 19/03/2015