La lenta decadenza di Chiamparino

Quella maledetta poltrona di piazza Castello

Il Consiglio Regionale del 26 febbraio, tra l’indifferenza pressoché totale di giornali e commentatori, ha approvato un pacchetto di nomine che contiene la marcatura costante dell’era di Chiamparino, vecchia e nuova edizione.

Piazzare gli amici e creare poltrone lucrose è sempre stata l’attività prediletta del nostro che, come presidente della Regione, si è solamente distinto nel mettere le mani nelle tasche dei piemontesi  (aumento aliquote di competenza regionale sull’Irpef e tassa automobilistica).                  

Tra altre figure di secondo piano per strapuntini più o meno accettabili e gloriosi, sono risultati infatti eletti Valentino Castellani ex sindaco di Torino e detentore stretto della poltrona di presidente del Toroc, nel consiglio di amministrazione della Fondazione Isi (Istituto per l’interscambio scientifico) e Mario Viano, potente ex assessore all’Urbanistica dell’avventura sindacale del Chiampa all’ Istituto di ricerche economico e sociali del Piemonte (Ires). Si dice che costoro, tra pochi giorni diverranno presidenti di tali enti.

Questa delibera segue l’ingrasso dello staff della giunta da parte di quasi tutti gli ex assessori della provincia di Torino, di stretta obbedienza chiampariniana, che, dopo la soppressione dell’Ente, erano alla ricerca una seggiola e di un posto al sole.  

Da qualche settimana, la fortuna pare averlo abbandonato. La vicenda della firme false, sta mettendo radici. Anche se dal Tar Piemonte,in attesa dell’udienza di luglio, tutto tace, il bubbone emerso sta lasciando tracce profonde.

 Non tanto da parte dei promotori della causa, con a capo Roberto Cota che si sta appropriando con convinzio e puntiglio della spada inizialmente brandita da Patrizia Borgarello e, sotto lo slogan Chimparinoacasa, convoca leghisti e cittadini in piazza Solferino per il 28 marzo, ma, soprattutto a casa sua.

 Dopo lo sconcerto e l’irrequietezza dei falsificatori, falsificati a loro volta a loro insaputa e del popolo delle sezioni, è una vecchia guardia del Pd, già ex PCI a sollevare, senza mezzi termini la questione morale della raccolta firme. Quel Pino Sammartano, ex capogruppo PD in provincia di Torino, noto per la sua franchezza ed indipendenza, punta il dito contro Davide Gariglio  regista incontrastata di tutta l’operazione. Non va dimenticato che nelle settimane precedente, Chiamparino si era dichiarato pienamente solidale con Gariglio per le decisioni di raccogliere le firme, procedure incluse.

Chiamparino aveva poi solennemente dichiarato che a luglio, in concomitanza dell’udienza dinanzi al Tar, se il verdetto non fosse risultato a suo favore, invece di vivacchiare, si sarebbe dimesso.

Le  promesse di Chiamparino, com’è noto sono come quelle del marinaio e, a margini dei lavori del consiglio, ad inizio settimana, ha lasciato intendere che i termini della sua uscita, avrebbero potuto slittare.

 Nella vicenda, s’inserisce il Movimento 5 stelle che in un comunicato, riferendosi alle dichiarazioni pubbliche di Chiamparino ribadisce “I Piemontesi non possono più tollerare tutte queste promesse a vuoto. In vista del 9 luglio è meglio che Chiamparino chiarisca subito le idee e comunichi le proprie decisioni in Aula senza nascondersi dietro giochi di parole vecchi di mezzo secolo. Per quanto ci riguarda, può rassegnare le dimissioni oggi stesso”.

 Ma non è tutto. In attesa dello sviluppo di questa matassa si riaffaccia un’altra contraddizione. Nella settimana di passione d’inizio febbraio (accoglimento del Tar di quesiti importanti formulati da Patrizia Borgarello sulla decadenza di Chiamparino, affare Fuksas e reiterata dichiarazione di Soria di aver elargito mance a Chiamparino in due dazioni), il nostro infuriato aveva minacciato querela nei conforti del patron del Grinzane, con solenne dichiarazione in Consiglio Regionale.

A distanza di settimane, come precisa Maurizio Marrone, capogruppo di Fratelli d’Italia, nulla è cambiato. La presidenza del consiglio regionale cui lo stesso Marrone ha chiesto aggiornamenti, dopo le dichiarazioni ufficiali di Chiamparino, ha risposto che “i termini di legge non sono ancora trascorsi" per presentare querela . Insomma Chiampa, conclude Marrone, ha ancora tempo ma si intuisce che ancora non abbia provveduto:” credo che la motivazione di questo eventuale ritardo interessi a tutto il Piemonte”.

 Ultimo perla. Tanto per non perdere la fama di cooptatore di amici, nei giorni scorsi, si era diffusa notizia, ampiamente pubblicizzata, che  Alberto Vanelli,  vecchio compagno di merende e di PCI, del nostro , era in procinto di far da spalla e “ombra” ad Antonella Parigi, all’assessorato alla cultura, dopo un passato a capo di “Italia 150 e Venaria Reale.

 La relativa delibera era nel carnet della giunta di lunedì 16, ma la presa di posizione contraria e risoluta dell’assessore Parigi è stata evidentemente incassata, obtorto collo, da un Chiampa in caduta libera. 

La vicenda Fuksas, con le code che oltre al contenzioso con Fuksas e l’inchiesta aperta dalla Magistratura, contemplano il ritardo nell’effettuazione del trasloco degli uffici e la definizione di importanti lavori di finitura, continua a creare preoccupazioni nel nostro. Si produrranno inevitabili ripercussioni negative sul bilancio della Regione, a causa della conseguente proroga degli affitti per le aree oggi occupate da uffici regionali sparsi in Città.

Ultima vicenda, l’ulteriore proroga dell’esercizio provvisorio del Bilancio 2015 della Regione, richiesta dalla giunta ed approvata nel corso del Consiglio Regionale del 17 marzo, rivela, se ce ne fosse ancor bisogno, una visione pasticciata e frammentaria sul futuro cammino della giunta.

Ma a fine anno, dando per scontato che le paventate dimissioni annunciate per luglio, stanno slittando di mese in mese, Chiamparino siederà ancora in piazza Castello?

 

In calce sono allegate le dichiarazione di Giuliano Soria.

Ecc.ma Corte d’Appello di Torino
Sezione I Penale
Illustrissimi Giudici,
attraverso i miei difensori ho ricevuto la richiesta del Sig. Procuratore Generale di precisare alcune circostanze cui ho fatto riferimento nelle mie spontanee dichiarazioni.
Innanzitutto, nel ringraziarVi ancora per avermi pazientemente ascoltato, mi preme ribadire che il mio pentimento per le sofferenze che ho inflitto a Nitish non è venuto meno per quanto sembra essere emerso in ordine alle sue frequentazioni con quel Franci, la cui figura risulta ben descritta nella Sentenza che i miei avvocati hanno rinvenuto e prodotto.

Non gli faccio colpa se qualcuno ha approfittato della sua situazione di debolezza e se lo ha indotto ad aggiungere alle accuse che merito (le ingiurie, le prepotenze, le umiliazioni, l’eccessivo orario di lavoro) anche quella di approcci sessuali che veramente mai ho posto in essere nei suoi confronti.
Voglio anche precisare che quando ho utilizzato la parola “protettore” non voleva avere alcun contenuto offensivo nei confronti di Nitish mentre mi sembra che ben si attagli a quella del Franci.

Mi auguro vivamente che Nitish sia riuscito a liberarsi oltre che di me anche di personaggi di quel tipo e possa avere una vita finalmente serena ma, al contempo, mi auguro che Voi vogliate verificare veramente come le accuse a sfondo sessuale siano una pura invenzione.

 E, su questo punto, tengo ancora a precisare che non ce l’ho neppure con la Gaidano – che già all’epocaaveva suoi problemi personali che nulla avevano a che vedere con l’attività presso il Grinzane – perché forse anche lei, che aveva fatto causa per delle spettanze economiche e che aveva con Nitish un rapporto di amicizia, ha probabilmente voluto fornirgli un aiuto testimoniando però anche un episodio che non è vero, in quanto non è accaduto, e che lei, per come ha descritto la sua verificazione, non potrebbe aver visto dalla sua stanza.

Ribadisco anche che il nero che ho utilizzato per ottenere la presenza, a costi assai inferiori per il Grinzane, di artisti e personaggi famosi ai nostri eventi, nonché per alcuni finanziamenti od omaggi a due  personaggi politici che rivestivano per il Premio un ruolo di particolare importanza, è stato raccolto grazie alla preziosa, e sostanzialmente disinteressata, collaborazione di Carmelo Pezzino.
Augias ha fatto con noi una decina di manifestazioni e ogni volta ha incassato in maniera non ufficiale 10.000 euro, oltre alla completa ospitalità.

Gli attori cui ho fatto riferimento richiedevano, a seconda dell’importanza, da 10.000 a 20.000 (Sandrelli, Giannini, Placido, Ferrari, Rampling) euro in nero oppure il doppio, oltre all’iva, in forma ufficiale. Le spese per attori e presentatori per Grinzane Cinema ammontavano ogni anno a circa 100.000 euro, di cui buona parte in nero.

Roth è costato 30.000 euro in forma non ufficiale. A tal proposito ho letto su un quotidiano che egli si sarebbe dimostrato assai ritroso al momento della consegna del premio, come se fosse stato presente con poca voglia. Ciò non è assolutamente vero e anzi ricordo un suo particolare apprezzamento per come, nel suo e in molti altri casi, il Grinzane anticipò l’assegnazione del Nobel.

Quanto ai politici, un discorso a parte merita la Bresso, alla quale non ho mai erogato alcunché, né mai ho detto di averlo fatto (per cui non capisco la sua reazione sui giornali, del tutto impropria come quella di Augias, Giannini e Placido che avrebbero facilmente potuto smentirmi esibendo le fatture di quelli che hanno definito riduttivamente rimborsi spese), dal momento che il suo ritorno in termini di immagine e soddisfazione personale derivava principalmente dal successo degli eventi e dal suo personale presenzialismo alle manifestazioni, cui partecipava spesso con il marito e con vari amici che richiedeva fossero invitati dal Grinzane, e, in misura assai minore, da alcuni favori fatti al marito (l’aver festeggiato il suo compleanno all’interno di un evento, per me una bella figura nei suoi confronti senza alcuno sforzo economico, l’averlo inserito nella Giuria del Premio Hambury, l’averlo aiutato a pubblicare il suo libro e il dono di un libro antico).

La Bresso era veramente entusiasta, come prima Ghigo, dell’attività che svolgevamo e dei ritorni per il Piemonte (non solo d’immagine, ma soprattutto in termini di turismo, investimenti sul territorio da parte di stranieri e rapporti commerciali, che sono cresciuti in maniera enorme rispetto agli investimenti della Regione. D’altra parte non si capirebbe perché molti enti privati, fondazioni bancarie e società di prim’ordine erogassero rilevanti contributi al Grinzane se non per il ritorno economico e d’immagine che ricevevano), e aveva portato con se Moisio (insieme alla Dadone) dalla Provincia anche perché curasse questo ambito.

Quanto agli altri politici, in occasione di eventi elettorali abbiamo utilizzato una parte del nero a favore di Leo (25.000 euro), Vernetti (25.000 euro), Oliva (3000 euro), Alfieri (5.000 euro) e Chiamparino (20.000 euro).

Certamente sia i pagamenti che i finanziamenti in questa forma costituivano illeciti ma altrettanto sicuramente li ho posti in essere nell’interesse e non a danno dell’Associazione. E, in tutta sincerità, devo anche riconoscere che l’appoggio che ho avuto dalla politica non è stato in alcun modo legato a tali contribuzioni o in qualche modo condizionato alle stesse. Il Grinzane veniva sovvenzionato da molti – anche al di fuori della nostra Regione – perché funzionava molto bene e questo, come purtroppo tutti sappiamo, è nel nostro panorama una rarità.

Quando a Disegni, della Compagnia di San Paolo, si è solo trattato di una caduta di stile: teneva a portare con sé i figli alla manifestazione di New York ma gli dispiaceva far vedere alla Fondazione che erano anch’essi ospiti, visto che la Compagnia era tra gli sponsor. Avendo capito che non intendeva pagare per loro, chiesi a due persone paganti (Adalberto Chiesa ed Eleonora Mozziconi) se potevano figurare tra gli ospiti al loro posto e costoro mi diedero il loro assenso.

Ribadisco, infine, che in questi anni mi sono veramente reso conto di aver sbagliato nel rapportarmi con le persone e ho così rovinato quanto di importante insieme a tutti i collaboratori (compresa la Laura Giudici che nel 2008 ritornò a lavorare con noi perché nonostante i nostri scontri, dovuti ad asperità caratteriali anche sue, che hanno creato problemi non solo con me ma anche con vari suoi colleghi) avevamo creato.

Oggi ho capito l’importanza di avere rapporti basati sulla reciproca comprensione e sulla valorizzazione. La lezione, amara e durissima, mi è senz’altro servita e sono certo che non farei più gli stessi errori.

Nell’ambito di questa mia diversa consapevolezza sto aspettando fiducioso una risposta da una Comunità di recupero laica, ma a forte ispirazione religiosa, diretta da un grande psichiatra, che ho sempre ammirato e al quale ho chiesto di consentirmi di fornire a titolo puramente volontario la mia collaborazione.

Grazie ancora per la Vostra attenzione.

 

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Articolo pubblicato il 18/03/2015