L' Italia entra nella Aiib , risposta cinese alla Banca Mondiale

La mossa ha irritato profondamente gli USA

Dopo la Gran Bretagna, il cui passo ha irritato profondamente gli Stati Uniti, anche l’Italia ha accettato di entrare a far parte della Asian Infrastructure Investment Bank (Aiib). La Aiib è l’istituto finanziario promosso dalla Cina per costituire — secondo gli Usa — un’alternativa alla Banca Mondiale di Washington e all’Asian Development Bank, sponsorizzata dall’America. È quanto rivela il Financial Times secondo il quale la Aiib, voluta con forza da Pechino e vista come fumo negli occhi dagli Usa, faranno parte anche Germania e Francia.

L’ostruzionismo di Washington

Washington, scrive il Ft, ha fatto di tutto per evitare che nazioni occidentali entrassero nella Aiib. L’istituto, fondato a Pechino lo scorso anno, punta ad attrarre investimenti in infrastrutture in settori come trasporti, energia e telecomunicazioni in tutta l’Asia. Tra i Paesi della regione, ma rimasti finora fuori dalla Aiib, si contano Giappone, Corea del Sud e Australia. A Canberra, però, il premier Tony Abbott ha fatto sapere che a breve farà una scelta finale.

La strategia di Pechino

La Aiib è stata lanciata lo scorso anno dal presidente cinese Xi Jinping, e rappresenta la punta di lancia della strategia di Pechino per accrescere la propria influenza internazionale, in particolare nella partita che la vede opposta a Washington nella definizione delle regole che guideranno il commercio mondiale nei prossimi decenni. Quando , la scorsa settimana, Londra ha annunciato la propria adesione all’istituto, si è «giustificata» ufficialmente con le imminenti elezioni politiche nel Regno Unito. Agli osservatori è però apparso evidente l’intento britannico di posizionarsi come destinazione principale degli investimenti cinesi. Una mossa alla quale evidentemente le altre tre grandi potenze economiche europee, Italia compresa, non potevano che adeguarsi.

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Articolo pubblicato il 19/03/2015