Al fronte con il Battaglione Sich – parte 1

Vivere insieme è l’unico modo per meglio poter spiegare la loro attività e la loro filosofia.

L’esercito Ucraino all’indomani della rivoluzione di Maidan contava 6.000 uomini ready to combat, un numero ridicolo se si pensa anche l’Italia con un terzo del territorio rispetto l’Ucraina conta su 122.000 uomini. La destrutturazione dell’esercito Ucraino è un processo partito alcuni anni fa quando l’ex Presidente Yanukovich in accordo con Vladimir Putin aveva deciso di tagliare i costi della difesa. In realtà pare proprio che non si trattasse di un disegno economico ma di un progetto studiato a tavolino per permettere alla Russia, in uno scenario simile a quello attuale, di poter tranquillamente entrare nel paese con le proprie truppe senza incontrare resistenze.

All’indomani della rivoluzione di Maidan la Russia ha inviato in Crimea un contingente di circa 25.000 uomini ben armati, I cosiddetti “omini Verdi”. E’ ovvio che in una situazione di vuoto di potere e di grande confusione le varie guarnigioni Ucraine dislocate nella Crimea non presero alcuna posizione attendendo fedelmente gli ordini da Kiev.

Gli ordini arrivarono e furono di non reagire prima e di smobilitare dopo, proprio per evitare di avere inutile perdite vista la sproporzione delle forze in campo.

A tutti sembrò l’inizio della fine e Putin probabilmente pensò che avrebbe potuto conquistare tutto il Donbass prima (ed il resto dell’Ucraina dopo) con la stessa strategia, cioè l’iniezione di “turisti” e “omini Verdi”. La Russia però non aveva fatto i conti con la pervicacia e con il patriottismo degli Ucraini sottovalutandone la forza e l’idealismo. Gli stessi che erano stati sulla piazza a Maidan formarono I primi battaglioni di volontari (Donbass, Azov, Aidar, Dnipro, Kiev etc.) che in poco tempo si diedero una struttura militare gerarchizzata. All’esercito regolare si affiancò anche la Guardia Nazionale formata da riservisti e militari non di leva.

I battaglioni sono caratterizzati dal fatto che gli appartenenti normalmente provengono dalla stessa regione geografica, hanno rapporti amicali o addirittura di parentela risalenti a prima della guerra. Questo ha permesso loro di sviluppare un fortissimo senso di cameratismo e di appartenenza. Inoltre alcuni rispondono al Ministero della Difesa ed alcuni al Ministero degli Interni. Collaborano con l’esercito il quale dà loro l’appoggio dell’artiglieria ed eventualmente dei mezzi corazzati, armamenti di cui non sono dotati.

Sono stato alcuni giorni con il battaglione Sich che si trova di stanza a Sloviansk, vivere con loro è l’unico modo per meglio poter spiegare la loro attività e la loro filosofia.

Ci accoglie “Brutus” o in Ucraino “Liuto”, è un ragazzo di mezza età con gli occhi vivissimi dai modi gentili, molto lontano dallo stereotipo del Comandante Militare. Passeggiando con lui all’interno della loro base a Sloviansk ci si accorge subito che lui goda del rispetto e della leadership incondizionata dei suoi uomini. Dopo avergli spiegato quale è la nostra missione lui si rende disponibile a fornirci il suo supporto in cambio che si seguano poche ma importanti regole (che nei giorni seguenti ovviamente abbiamo seguito scrupolosamente) circa i luoghi e le persone che si possono o non si possono filmare e fotografare.

Iniziamo dalla visita delle sale “ufficiali” e non manca il consueto the caldo per tutti. Qui ci spiega che quasi tutti hanno un nickname per motivi di sicurezza, così incontriamo “Generale” ed “Atamano”. Ci mostra la bandiera del battaglione e permette di fotografarla. Alla richiesta di uno reporter di aprirla meglio Liuto ci risponde “Non posso perché’ toccherebbe a terra e la nostra bandiera non deve mai toccare il suolo”.

Mi presenta Andrey, un ragazzone alto oltre un metro e novanta. Andrey parla bene inglese ed è uno dei capi degli Ultras della squadra di calcio di Odessa I “ChornoMorets”. Ci racconta come il movimento Ultras Ucraino si sia subito mobilitato per difendere la patria, messe vie le antiche rivalità, le tifoserie si sono unite provvedendo al supporto dei combattenti con il volontariato oppure direttamente arruolandosi.

Andriy era presente alla strage di Odessa del 2 maggio e ci dice che nessuno dei manifestanti si era recato alla casa dei sindacati (ove vennero poi trovati I cadaveri) con armi da fuoco. Durante la giornata c’erano stati dei durissimi scontri di piazza dove I cosiddetti “pro russi” avevano ucciso alcuni Ucraini. Verso sera I manifestanti si erano diretti in corteo verso la Casa dei Sindacati ove da alcune settimane I “pro russi” l’avevano occupata rendendola la loro base operativa. 

Andriy dice che nonostante il lancio di bottiglie Molotov I morti non avvennero per l’incendio e la riprova sta nelle foto scattate dai reporter nelle ore seguenti che mostrano i cadaveri uccisi da colpi da arma da fuoco, molti dei quali con il volto bruciato ma con I vestiti integri. Andriy sostiene che quel lavoro è stato fatto da elementi della FSB russa, gli unici che potevano essere presenti all’interno della Casa dei Sindacati senza aver destato sospetti tra I separatisti. 

Ancora oggi quell’episodio rimane avvolto nel grigio e nonostante alcune fantasiose ricostruzioni della propaganda russa non si è riusciti non solo a trovare dei colpevoli ma anche le motivazioni per cui I Servizi abbiano deciso di mettere in pratica tale azione. Forse per far precipitare il conflitto, forse per distogliere l’attenzione da alter aree geografiche, forse per fare un test di reazione della comunità internazionale, tanti forse ma nessuna certezza.

Liuto intanto ha organizzato il nostro viaggio, ci da un’ora di tempo per preparare I nostri zaini e si parte. A differenza della Guardia Nazionale e dell’Esercito, I Battaglioni vivono del supporto dei volontari ed anche I mezzi di trasporto sono di fortuna. Viaggiamo su un vecchio e semidistrutto VW Transporter da 9 posti, lo stesso dove due giorni prima erano stati uccisi due loro commilitoni mentre uscivano da Peski lungo il pezzo di strada che è esposto al tiro degli Sniper.

Il viaggio ha inizio e Liuto ci racconta che lui è laureato in economia e che l’80% dei suoi uomini sono tutti laureati, tutti ex professionisti (anche di ceto medio alto) che hanno deciso di prestare la loro opera in questo tragico momento per l’Ucraina.

Viaggiamo per circa tre ore e ci fermiamo solo una volta per fare benzina.  Cerchiamo di offrire ristoro ai soldati che ci accompagnano ma ci vuole tanta insistenza per riuscire a pagargli un caffè o un panino, sembra quasi che siano imbarazzati che vogliamo pagare per loro (alla fine del viaggio riusciremo solo a dargli 1.000 grivna per la benzina), così faccio scorta di sigarette e salami e che poi provvederò a consegnare all’arrivo.

Liuto mi dice che I suoi uomini sono disciplinatissimi e per questo stimati anche dalla diffidente popolazione locale. Nessuno di loro si è mai permesso di entrare in un locale, prendere un caffè ed uscire senza pagare come invece purtroppo è capitato qualche volta con elementi dell’esercito regolare. Liuto da persona intelligente quale è ha capito che è necessario riconquistare la fiducia della popolazione del Donbass e il rispetto lo si può ottenere solo con un comportamento integerrimo. Mi dice che spesso portano il surplus donatogli dai volontari alle famiglie più bisognose della zona.

Arriviamo alla loro base che è sera fonda, ci viene offerto da mangiare il plot, un piatto Ucraino con riso e carne di pecora. Dalle dimensioni del cuoco capiamo che le scorte alimentari non sono scarse e dopo aver mangiato ci rendiamo conto anche la qualità è ottima. Durante la cena veniamo interrotti dall’arrivo di Dima, tutti smettono di mangiare per andarlo ad abbracciare. Dima è appena tornato dopo una settimana di prima linea a Peski, ha il viso pieno di fuliggine e le mani sporche, la barba lunga ma lo sguardo fiero seppur in un viso tirato per la stanchezza.

Chiacchiero un po’ con Irina una graziosa ragazza che presta il suo servizio sia come fotografa del battaglione che come Sniper.  Nonostante la crudeltà della situazione non ha perso la dolcezza tipica delle donne Ucraine. Mi chiede scusa, si allontana un attimo per poi tornare con un elmetto (io ne ero sprovvisto), mi dice “questo è il mio, adesso ne hai più bisogno tu, ha un buon Karma, vedrai che ti proteggerà”.

Sono le 21 e Liuto ci invita ad andare nella baracca del Compound dove dormiremo dicendoci “sono tempi di Guerra e si va a dormire presto”. Nella baracca dormiamo in sedici, c’è una stufa a legna che riscalda l’ambiente. Prima di andare a dormire assisto ad un briefing tra Liuto ed alcuni suoi collaborator. Uno di loro è di Donetsk e ci è stato detto che è vietato fotografarlo in quanto ha ancora moglie e figli in città. Hanno un foglio di carta ed una matita con la quale disegnano improbabili tattiche di Guerra aiutandosi con un iphone per le cartine di googlemaps. 

Fumo l’ultima sigaretta e poi mi metto in branda ovviamente vestito, avvolto in una coperta con il cappuccio a coprire completamente la testa, sembriamo tante mummie. Anche Liuto è andato a letto e dopo circa una mezzora sento le voci dei miei compagni di viaggio che sorridono sottovoce, mi apro un varco visivo nel bozzo che mi sono creato e li vedo vicino al tavolo dove poco prima si discuteva di tattiche militari in compagnia di due soldati.

Mi fanno segno di raggiungerli, cosa che faccio subito. Mi offrono dell’acqua da una bottiglia di plastica e al mio diniego mi invitano a bere ugualmente. Si tratta di una ottima vodka. I soldati dicono di fare molto silenzio per non svegliare Liuto in quanto l’Alcool è vietato per tutti I soldati. Sarà lo stesso Liuto il giorno seguente a confessarmi che c’è un po’ di tolleranza (Massimo 100 ml) la sera per I soldati che il giorno seguente non devono andare in prima linea, in fondo qui la vodka ha un potere taumaturgico, oltre che a scaldare il corpo in questo freddo accampamento serve anche a disinfettare le nostre gole dalla fuliggine della vecchia stufa a legna che ci riscalda durante la notte.

Condiviso questo momento conviviale andiamo veramente a dormire, domani sarà una giornata intensa e pericolosa. Ognuno si rintana nei propri pensieri ed anche io mi chiedo in quale brutto incubo avrei potuto immaginare di trovarmi in quella situazione un anno fa.

 

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Articolo pubblicato il 01/03/2015