Aerei neri senza coccarda e senza terra d'origine

Un pensiero nero: come difenderci da un nemico che nasconde il volto senza mostrare il nostro?

Mentre il mondo assiste titubante e impaurito dalla propria fragilità, all'avanzare d’una nuova barbarie, la nuova barbarie avanza bellicosa e senza paura. La sua forza è un volto nascosto dietro una maschera nera, è un terrorismo latente infiltrato fra le genti prescelte e già pronto a colpire.

Molto se ne scrive, altrettanto si dubita, si ipotizza un complotto, qualcuno sostiene che c'è qualcosa di poco chiaro, ma se è come appare, se Tunisi esiste come i suoi martiri, le genti cristiane fuggono e le teste rotolano nel loro sangue, se si arruolano bambini per farne bombe umane a buon prezzo e Roma trema davvero; se sono dure realtà e non mezze fantasie, allora le risposte tardano a venire, incastrate in un sistema di difesa superato e troppo civile. Le regole del gioco sono cambiate.

Pensare è lecito, al male minore, ma se si deve rispondere, non può essere cortesia, ed è un disagio scriverne per chi ha un animo pacifico e bonario, ma figlio della storia dell'uomo, storia sempre scortese con le buone parole. Se è imperativo agire, viene da immaginare un insieme forte di nazioni unite in una sigla Tp1pt, anch'essa senza volto e senza terra. Un insieme "non convenzionale", un'armata di difesa di massa senza bandiera e senza colore.

Una coalizione senza stendardi, senza coccarde sui velivoli neri. Non fa dichiarazioni, nere le sue intenzioni, neri gli aeroplani di tutte le nazioni; occhio per occhio, nero per nero, partono senza stendardo, colpiscono, poi tornano indietro, senza mire di conquista o appartenenza dichiarata. 

Nelle grandi città, cattivi ragazzi pericolosi spariscono nel nulla prima di farsi saltare. Altri uomini neri, o forse... "segreti servizi" li prendono a casa senza aspettare che facciano a pezzi odiati cristiani, detestate icone infedeli o semplicemente, i nostri figli, per cui si potrebbe piangere con colpevole ritardo.

È vero che prevenire è meglio che combattere, ma quando si teme di combattere non c'è più niente per cui prevenire. È un'idea nera come il male, ma il califfato sa che siamo vecchi, fiacchi e corrotti, facilmente ricattabili, prevedibili figli di un mondo decadente e vanitoso, senza più nerbo, senza più un Dio. Occorre immaginare altro.

Fare tutto in fretta, col permesso dell'Onu, ma senza confessare chi è stato, sarebbe un mezzo di dissuasione forte e non dichiarato, oscuro come questo pensiero cattivo, distorto e demenziale, ma la gente ha paura degli uomini neri al di là del mare. A sentir fatti e parole, non sono gentili le nere promesse e per ora, non ce ne sono altri che siano vestiti di quel colore. Ci si ''deve'' adeguare.

Non c'è nessuna satirica vignetta in queste parole, nessuna offesa mistica, alcuna ideologia faziosa, solo un triste malumore nero come questo assassino nostro tempo quasi fermo sulla sua indignata, giornalistca, inutile, irreale protesta.

Continuiamo il nostro sonno, speriamo che la tempesta non esista e che il cielo si schiarisca da sè. Speriamo che il libeccio color del male che soffia dalle sabbie di un deserto già troppo sporco di sangue, sia un nuovo videogioco inventato dai telegiornali per farci vivere male e ''dormire'' pensando al peggio. 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 01/03/2015