"Non c'è neanche il coro"

Ennesimo sold out al Le Roi (Via Stradella 8 - Torino). Sul palco FAUSTO LEALI

Mi verrebbe da dire…generazione di fenomeni…

Dopo Bobby Solo e Drupi, i promoter Toni Campa e Luciana De Biase, chiudono con il botto questo, chiamiamolo così, “triangolo musicale”, con un terzo arzillo signore, che come i due predecessori ha infiammato il pubblico del Le Roi.

Arzillo signore che con la sua voce al vetriolo, o se preferite, da “negro bianco”, giusto per non cadere nei luoghi comuni, è da anni, tanti anni, meritatamente, un’icona della musica di casa nostra: Fausto Leali.

L’attesa è palpabile e il pubblico che affolla il locale è, come ormai consuetudine, da “sold out”: Fausto, sale sul palco, attacca “Un’ora fa” e i muri progettati nel 1959 dall’architetto Carlo Ollino cominciano a tremare.

E il terremoto proseguirà per i sessanta minuti seguenti: chitarra a tracolla è la volta di “America”, una personalissima cover di “Non credere”, hit single di Mina, “Malafemmina”, “Angeli negri”, “Deborah”, “Io camminerò” e una versione per voce e chitarra di “Vierno”, che, a detta dello stesso artista, è stata eseguita in questa veste per la prima volta in assoluto…“solo per gli amici del Le Roi”.

E poi…un vero colpo al cuore…un “medley” davvero da brividi, tributo a James Brown: “Papa’s got a brand new bag”, “I got you (I feel good)” e “It's a man’s man’s man’s world” che naturalmente provocano la meritata “standing ovation” sia a Fausto che alla sua band.

La chitarra torna sul trespolo e ci prepariamo al gran finale: “Mi manchi”, “Io amo” e naturalmente “Ti lascerò” dove la bravissima corista, Irene, riesce nel difficile compito di non far rimpiangere Anna Oxa.

I muri del music hall rischiano davvero di crollare, anche perché la chiusura dello show è affidata, manco a dirlo, ad “A chi”, dove Fausto si improvvisa direttore d’orchestra, dirigendo il pubblico nel coro…molto intonato, devo dire.

Un meritato applauso  alla “Band Movida”: Nicola Lombardi alle tastiere, fondamentale per il tappeto sonoro, Alessio Goldin al basso, pochi fronzoli e tanto groove, Gianni Caltran alla batteria,  che suona lo strumento come si faceva una volta, rullate e stacchi, Irene Guglielmi ai cori, davvero brava e Andrea Cerato alla chitarra, non presente al Le Roi.


Ho incontrato Fausto e la sua band a cena, prima dello show: davanti ad un piatto di penne al pomodoro, abbiamo parlato a lungo e ho avuto così il piacere di conoscere ed apprezzare una persona schietta e dalla simpatia trascinante.


Partiamo dal fondo…Fausto Leali 2015.

Siamo già arrivati…(ride, ndr). Guarda, ho in cantiere un progetto che richiederà tutto l’anno: un disco di duetti con personaggi molto, molto importanti…Mina, Baglioni, ecc. Quindi un lavoro che richiederà pazienza e precisione. Ci sarà naturalmente il tour estivo, come sempre e qualche serata speciale, come questa al Le Roi. Mi hanno chiamato Toni e Luciana e non potevo dire di no.

So che sei già stato qui altre volte…ai tempi di quando il locale si chiamava ancore Lutrario…

Si!!! ero ancora un ragazzino, non ero ancora arrivato al successo…avevo una ventina d’anni…ho dei gran bei ricordi!

A proposito di ricordi…ho visto un filmato su RAI 1, durante “TeCheTeCheTè”…dove canti con una voce…”normale”…dimmi…come sei diventato “Fausto Leali”…???

…eh…una voce che si è formata pian piano…con il fumo…nottate passate un po' così…un po' particolari…(ride, ndr)…e poi credo sia stato soprattutto perché scimmiottavo molto cantanti come Ray Charles…di conseguenza quel tipo di voce un pò me lo sono costruito. Adesso ho solo quella e non posso più tornare indietro…(ride, ndr)…

…direi che ti ha portato fortuna…

Come no! Sono molto contento di questo. Ormai è la mia targa, il mio “brand” come si dice adesso!

Senti Fausto…ci tocca…visto che è finito da poco…parlare del Festival…

No!

(Evidentemente la mia faccia è tutta un programma, perché mi guarda quasi impietosito, sorride e riprende)

No…ma ti dico il perché…Sanremo o ci sei o non ci sei. E’ troppo facile, troppo comodo, parlarne dalla poltrona di casa. Quando sei su quel palco, ti si stringono le vene, ti si secca la gola. Intendiamoci, l’ ultima cosa che dovrebbe capitare a un cantante. Ma per me è sempre stato così. Posso solo dirti che ho sentito l’ emozione dei miei colleghi e mi sono accorto che i giovani, questa emozione la sentono di meno. Sentono meno questo effetto, forse proprio perché sono giovani.

Una tua canzone, presentata proprio a Sanremo, nel 1988, “Mi manchi”, è stata “special guest” nel film “Nessuno mi può giudicare”. Mi racconti come è nata questa cosa, per altro molto divertente?

Praticamente dovevo fare me stesso, prendendomi in giro. Mi è piaciuto un casino farlo ed è piaciuta molto al pubblico, alla gente, che mi fermava per strada per farmi i complimenti. Ti dico, io non me ne sono neanche accorto…entro in questo posto e faccio me stesso…buona la prima…non è stato difficile…il regista e gli attori si complimentano con me, entusiasti…gli dico…ma ho fatto me stesso…poi il regista stesso mi chiede di farne una seconda…(ride, ndr)…per non offendere gli attori…(ride, ndr)…

Posso confermarti che quella scena ti ha dato una popolarità incredibile, anche tra chi non ti conosceva…parlo delle nuove generazioni…dei miei figli, ad esempio…

Certo! E’ un modo per rinnovare la tua immagine!

Parlami di “Tale e quale”.

Una fatica pazzesca. Mostruosa. Pensa che la preparazione dello spettacolo dura tutta la settimana e per tre volte ti truccano completamente e poi tolgono tutto...ma pian piano ci ho preso gusto e mi sono divertito un casino. Ti racconto un aneddoto: la sera dei duetti, voluta da Carlo Conti, visto il successo di "Tale e quale", io dovevo fare Lionel Richie...che ho fatto malissimo...(ride di gusto, ndr)...e Paolo Conticini doveva fare Fausto Leali...eravamo seduti di fianco, in sala trucco e la truccatrice, anzichè guardare la foto, si serviva di me come modello...in più cantavamo tutti e due con la mia voce...ti lascio immaginare...molto divertente. Esperienza bellissima, questa...ho stretto delle nuove amicizie e mi sono trovato davvero bene a Roma, una città bellissima e molto ospitale.

E “Music Farm”?

Bello anche il reality. Ma ti manca il telefono…un libro…dicevo alla produzione:"datemi un libro da leggere…sceglietelo voi…ma datemi un libro!". Sai, quello che mi pesava di più era sentir cantare dal mattino alla sera…(ride, ndr)…i giovani erano pieni di entusiasmo, volevano sfruttare al meglio quella vetrina. Io mi trovavo in sala col maestro e sapevamo già cosa fare e come farlo…visto che non mi piace il calcio…parlavamo di donne…me ne intendo più che di calcio…(ride, ndr)…non facevamo praticamente niente, perché lo sapevamo già…ma ti ripeto…sentire musica dalla mattina alla sera è troppo!

Però in quella occasione hai instaurato un bel rapporto con Simone.

Si!. Ci sentiamo spesso. Ha avuto una bambina dalla sua compagna e vive a Como. Mi chiama “zio”…mi fa molto piacere. Durante “Music Farm” abbiamo instaurato un rapporto vero, molto bello.

Fausto, è stato un piacere conoscerti e parlare con te. Grazie di cuore.

Piacere mio. Grazie a te e un saluto ai lettori del tuo giornale.


Un caloroso ringraziamento a Tina Rossi Ph per le bellissime foto.

Stay always tuned !!!


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Articolo pubblicato il 27/02/2015