Tribunale Ecclesiastico Regionale del Piemonte: inaugurato a Torino il 76°anno giudiziario 2015

Nostra intervista al Vicario Episcopale, Monsignor Ettore Signorile

Sabato 21 febbraio 2015, nella sede della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale Sezione parallela di Torino in via XX Settembre 83, si è tenuta l'inaugurazione del 76° Anno giudiziario del Tribunale Ecclesiastico Regionale Piemontese.   

Dopo l’indirizzo di saluto tenuto da Mons. Cesare NOSIGLIA, arcivescovo di Torino e Moderatore del Tribunale, è seguita la relazione del Rev. Professor Ettore SIGNORILE, Vicario Giudiziale del Tribunale dal titolo” attività del Tribunale Ecclesiastico Regionale Piemontese nell’anno 2014”.

 La seduta si è conclusa con la prolusione “Le proposte di snellimento del processo nel recente Sinodo: Valutazione critica “del Professor Manuel Jesus ARROBA CONDE, ordinario di diritto processuale canonico e preside dell'Institutum Utriusque Iuris della Pontificia Università Lateranense.

Il tribunale ecclesiastico Regionale, come gli altri in Italia, fu istituito da Papa Pio XI° l’8 dicembre 1938 ed iniziò la sua attività il 1 gennaio 1940. Non è un Tribunale Ordinario, ma un Tribunale Speciale con competenza esclusiva sulle cause di nullità di matrimonio.

E’ un Tribunale di prima e seconda istanza; giudica in prima istanza con competenza territoriale sulle diocesi della Regione Ecclesiastica Piemontese, che comprende anche la Valle D’Aosta, e giudica in seconda istanza gli appelli provenienti dal Tribunale Ecclesiastico Regionale Ligure. 

Sulle cause decise in primo grado definitivo di giurisdizione dal Tribunale Regionale Piemontese è competente, per il secondo grado, il Tribunale Lombardo, anche se le parti possono avvalersi altresì del diritto di ricorrere in appello direttamente al Tribunale Apostolico della Rota Romana, che nel caso concreto funge da Tribunale di secondo grado.

Una causa decisa affermativamente con sentenza di primo grado a Torino, poi riformata dopo il rinvio ad esame ordinario con sentenza negativa in secondo grado di giurisdizione, può essere confermata come spesso accade, o cassata definitivamente in un terzo grado di giudizio di merito. In questo caso è competente esclusivamente il Tribunale della Sacra Rota Romana.

 Nel 2014 il Tribunale Regionale del Piemonte ha deciso in primo grado di giurisdizione e con sentenza 102 cause di nullità.

Delle 102 sentenze 87 sono state quelle affermative e 15 sono state quelle negative (85% pro nullitate e 15% pro validitate matrimonii).

 Di fronte alle 15 sentenze negative in primo grado di Torino, ci sono stati per il momento solo due appelli ed entrambi direttamente in Rota.

 Contro le decisioni negative del nostro Tribunale in secondo grado, nel 2014. Le cause di nullità di primo grado introdotte nell’anno 2014 (111) hanno riscontrato un andamento in ripresa rispetto ai numeri dell’anno scorso.

Le cause di secondo grado (114) sono aumentate rispetto al 2013 (86).

Le cause pendenti sono in Prima Istanza: 173, di cui 107 iniziate nell’anno 2014, mentre in seconda istanza sono 47, di cui 36 iniziate nel 2014

 Per comprendere meglio le finalità di quest’Istituzione delle Chiesa Cattolica ed il ruolo percepito e svolto nei confronti dei coniugi che accedono al giudizio, abbiamo rivolto alcune domande a Monsignor Ettore Signorile, vicario giudiziale del Tribunale ecclesiastico Piemontese.

- I dati consuntivi del 2014, fotografano l’attività del Tribunale, nella complessità delle materie trattate. Nella sua duplice veste di Sacerdote e Vicario Giudiziale, quale interpretazione formula sulla salute delle famiglie, la maturità degli sposi e i condizionamenti dovuti ai mutamenti sociali?

Come Vicario Giudiziale non posso non condividere le affermazioni di Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium n. 66, laddove dice che la famiglia è il luogo dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere agli altri e dove i genitori trasmettono la fede ai figli. Il matrimonio oggi tende ad essere visto come una mera forma di gratificazione affettiva per lo più transitoria che può costituirsi in qualsiasi modo e modificarsi secondo la sensibilità di ognuno, ma non è così in quanto il matrimonio tra un uomo e una donna fondato sul patto matrimoniale per sua natura è unico, indissolubile e ordinato al bene dei coniugi.

Come sacerdote ritengo che si viva in un contesto nel quale l’unione dell’uomo e della donna è per lo più concepita senza il matrimonio e senza la garanzia dell’esserci di Cristo nel coniugio, che si attua attraverso e mediante il Sacramento, segno efficace della Sua Grazia offerta agli sposi. Molti matrimoni falliti giungono a questo Tribunale perché é mancata un’educazione alla vita di coppia, cioè un lavoro di accompagnamento che deve partire da lontano.

Oggi la Chiesa fa fatica a parlare di matrimonio ai ragazzi e ai giovani; anche l’educazione sessuale è spesso trattata come un problema di tipo puramente tecnico o in un’ottica di conoscenza e controllo individuale. La coppia rimane una questione “da adulti”, peccato che molti anche ultra trentenni, restino degli eterni adolescenti.

 Sfugge troppo spesso la portata rivoluzionaria dell’esperienza dell’amore coniugale che testimonia al mondo la possibilità di realizzare sulla terra un legame che ha qualcosa di divino, che parla di eternità in un mondo dominato dalla precarietà, di fiducia e speranza alle nuove generazioni così spesso scoraggiate e rassegnate; di futuro e di generatività ad una società schiava dell’immediato e spaventata dal domani.

Non può essere certamente la cultura individualista, tipica della società post-moderna, a tratteggiare la bellezza del matrimonio cristiano: sta alla comunità dei fedeli rendere incontrabile e possibile questo orizzonte fondamentale della vita cristiana, cioè il matrimonio della famiglia.

 - Dopo le recenti norme varate dal Governo Italiano sul diritto di famiglia e le facilitazioni per ottenere il divorzio, secondo il suo parere, la coppia di coniugi che ha contratto il matrimonio concordatario, quale propensione potrebbe avere, se non motivata dalla fede e dalla pratica religiosa e sacramentale, per accedere al Tribunale ecclesiastico?

La Fede appunto, questa è la vera motivazione per cui ci si rivolge al Tribunale Ecclesiastico: non è sostenibile una mera logica mondana. Come si va sempre più verso celebrazioni di matrimoni per convinzione piuttosto che per convenzione così si deve adire al Tribunale Ecclesiastico perché desiderosi di una risposta liberante dentro un cammino di fede.

 Il Tribunale è uno strumento al servizio della fede, per questo è da concepirsi come una realtà o istituzione della Chiesa fondamentalmente missionaria.

 - Qualora nell’ordinamento statale fossero introdotti i pacs o istituti similari, la Chiesa, a suo giudizio, potrebbe consentire in Italia il matrimonio religioso, privo di effetti civili?

La domanda è intrigante e intelligente. È mia convinzione personale che qualora in Italia il matrimonio civile perdesse quelle connotazioni che la stessa Costituzione Italiana prevede, dovrebbe come prima conseguenza essere messo in discussione da parte della Chiesa il matrimonio concordatario. È molto meglio pensare ad un futuro di distinzione tra matrimonio sacramento celebrato in Chiesa e qualsivoglia matrimonio civile celebrato in Municipio.

- Papa Francesco ha manifestato apertura e attenzione alle problematiche della famiglia in svariate occasioni. Mi pare che prossimamente si svolgerà il Sinodo delle Famiglie. Come si può prevedere il futuro del Vincolo, in rapporto ai mutamenti etnici e generazionali?

L’indissolubilità del vincolo è un dato di fede e appartiene alla Rivelazione. Il suo futuro è identico al suo passato. Possono cambiare gli atteggiamenti e l’approccio della Chiesa nei confronti dei fratelli che vivono con difficoltà, sofferenza, contraddizioni il loro matrimonio. Possono cambiare prassi ecclesiali e divieti, ma non può essere messo in discussione quanto asserito da Gesù stesso: “L’uomo non separi ciò che Dio ha unito”.

Lo spazio per i Tribunali Ecclesiastici è proprio da collocarsi in questo orizzonte: ciò che Dio ha unito non ciò che gli uomini hanno creduto di fare con mille motivazioni estranee al matrimonio come vocazione; con mille imperfezioni anche sostanziali rispetto a quella realtà che Dio ha suggellato.

Viviamo un tempo formidabile, dobbiamo porci in ascolto di ciò che lo Spirito suggerisce alla Chiesa e in dialogo con ogni uomo perché ciascuno possa riscoprire la preziosa bellezza dell’essere cristiano e l’annuncio liberante del Vangelo.

 

 

 

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 27/02/2015