La resa del segreto bancario svizzero

IL Fisco italiano ringrazia il fisco americano

Nella sede della Prefettura milanese, il nostro ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan e il Capo del Dipartimento federale delle finanze della Confederazione Svizzera Eveline Widmer Schlumpf, hanno  firmato il Protocollo tra Italia e Svizzera in materia fiscale.

Con gli accordi in corso, crolla in Europa un altro Muro dopo quello di Berlino, il Muro plurisecolare del segreto bancario Svizzero. La svizzera ha dovuto arrendersi alle estorsioni del potente fisco americano che l’hanno portata alla firma degli accordi OCSE sullo scambio automatico di informazioni e nel contempo hanno insegnato al fisco italiano come confiscare i conti segreti svizzeri. Il fatto che da tempo una primissima Banca svizzera avesse consegnato al fisco americano una lista di 4500 nominativi di investitori americani, durante la vigenza del segreto bancario , la dice lunga sui poteri forti di oltre oceano.

Il nostro accordo, ponendo le condizioni per la fine del segreto bancario fra Italia e Svizzera, consente a questa di uscire dalla black list fiscale, permettendo  ai contribuenti italiani di avvalersi della Voluntary Disclosure: entrata in vigore il 1° gennaio 2015 non è uno “Scudo Fiscale” come quelli del passato, caratterizzati dall’anonimato e dalla minima percentuale di sanzioni richieste, ma è una procedura  volta a regolarizzare le violazioni in materia di imposte sui redditi e di mancata indicazione delle attività detenute all’estero, commesse fino al 30 settembre 2014. La legge prevede il pagamento delle imposte evase sui redditi e relative addizionali, nonché sostitutive, oltre agli interessi e sanzioni (ridotte).

Non possono aderire a questa procedura, relativamente alla fattispecie in oggetto di regolarizzazione, coloro che hanno avuto formale conoscenza dell’avvio di una attività di verifica fiscale o di procedimenti penali.

Chi invece decide volontariamente di non fruire di questa sanatoria, corre un grave rischio di incappare in futuro nel nuovo reato penale di autoriciclaggio.

L’intesa appena formalizzata, modifica il trattato bilaterale contro la doppia imposizione e consente lo scambio di informazioni finanziarie su richiesta della nostra Agenzia delle Entrate, anche per un singolo contribuente: un arma puntata sui 120 Mld di euro stimati in deposito dietro la catena alpina , assai più valida rispetto allo scambio automatico di informazioni che entrerà in vigore nel 2018 dopo la firma del negoziato con l’Unione Europea.

Secondo quanto stabilito tra Italia e Svizzera, immediatamente dopo l’approvazione dei rispettivi Parlamenti le autorità italiane partiranno alla ricerca di potenziali evasori che detengono patrimoni in territorio Elvetico e questa mossa sarà un sicuro incentivo per molti al rientro, utilizzando la Voluntary Disclosure.

Sul concetto di immediatamente, occorre fare una precisazione: i due parlamenti avranno infatti 2 anni di tempo per l’approvazione e in questo periodo moltissimi soggetti cercheranno di far rientrare i capitali in Italia nel modo più anonimo possibile. Purtroppo per loro, per passate esperienze possiamo immaginare che su questo fronte riceveranno dalle banche elvetiche poca o nulla collaborazione per aiutare i loro ormai ex clienti ad un rimpatrio non ufficiale.

A giorni, Italia e Liechtenstein firmeranno analogo accordo al quale seguirà in tempi relativamente brevi quello con il Principato di Monaco, che non dovrebbe però presentare valori significativi, in quanto da diversi anni le attività detenute dagli investitori italiani sono state spostate nelle Bahamas.

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Articolo pubblicato il 25/02/2015