Torino, il supermercato a cielo aperto

Viaggio tra i rifiuti abbandonati a due passi dal centro

L’intero territorio di Torino è stato trasformato nel più grande supermercato a cielo aperto del mondo, solo che qui la gente invece di acquistare i prodotti li abbandona. Ed è un supermercato davvero ben fornito: con un po’ di tenacia e determinazione è possibile imbastire un pranzo di matrimonio, se non ci si sofferma sull’aspetto della pietanza, arredare casa con mobili all’avanguardia servendosi solo della classica brugola stile Ikea e addirittura comporre la camera da letto scegliendo tra diversi modelli di materassi a una o due piazze. E tutto questo è completamente gratuito, ma non perché siamo in periodo di saldi, semplicemente perché stiamo parlando della montagna di rifiuti di vario genere che gli abitanti torinesi abbandonano abitualmente accanto ai cassonetti della spazzatura.

Chi scrive ha passeggiato per circa un’ora nel reticolato formato dalle vie della Circoscrizione 4 che stanno all’interno di un ipotetico rettangolo i cui lati sono rappresentati da corso Regina Margherita, via Livorno, corso Umbria e via Avellino. All’interno del rettangolo è il delirio: c’è veramente ogni rifiuto immaginabile. Vuoi una libreria? C’è. Vuoi un materasso? C’è. Vuoi uno specchio? Lo trovi. Delle scarpe da ginnastica? Ci sono anche quelle, e la lista potrebbe andare avanti per ore.

Ho passeggiato sul marciapiede come farebbe chiunque: un turista, uno studente che torna da scuola, una mamma col bambino, un pensionato che prende una boccata d’aria…, fermandomi a scattare una fotografia ogni qualvolta trovassi dei rifiuti accanto ai bidoni della spazzatura. Il materiale raccolto è sconcertante. Ma ancora più sconcertante è la diffusione del fenomeno, perché colpisce ogni area di Torino, centro storico compreso.

Le colpe qui si distribuiscono un po’ a tutti, perché è fuori discussione il fatto che vi siano persone incivili e maleducate, ma è altrettanto vero che in alcuni casi è impossibile gettare i rifiuti nei cassonetti perché questi sono stracolmi di materiale, come i lettori possono vedere in alcune foto. In questo caso è una mancanza dell’Amiat che non è passata col camion a svuotare i bidoni o di chi ha deciso di mettere, ad esempio, un solo raccoglitore per la carta dove è evidente che ne servirebbero due perché se ne servono tanti palazzi?

In alcuni casi la quantità e le dimensioni degli oggetti abbandonati sono tali da rendere difficile per la gente buttare la spazzatura perché occupano e coprono completamente lo spazio tra il marciapiede e l’apertura del cassonetto. Nelle foto troverete una postazione Amiat particolarmente oltraggiata, essendo totalmente ostruita da una scaffaliera e addirittura da ben tre frigoriferi.

C’è anche una piccola coincidenza, sicuramente una casualità, ma più ci si avvicina ad una certa palazzina di via Aquila più il fenomeno assume proporzioni preoccupanti. La palazzina in questione si chiama “L’isola di Ariel” ed ospita decine di famiglie per lo più africane in attesa del riconoscimento dello status di profughi. È certamente una casualità, ma nei paraggi della costruzione aumenta l’intensità del fenomeno. Sulla vicenda si è espresso il capogruppo in Circoscrizione 4 per la Lega Nord, Maurizio Maffei, che ha detto: “Noi non accusiamo nessuno, facciamo solo notare che intorno all’insediamento degli africani vi sono più sacchetti della spazzatura buttati a terra, più bottiglie di birra abbandonate e numerosi oggetti di notevole volume. Vogliamo verificare attraverso accurati controlli – spiega Maffei – se veramente il fenomeno è collegato a “L’isola di Ariel” e nel caso richiediamo un intervento che fermi il degrado”.

Anche l’incremento del numero di persone costrette a rovistare tra i rifiuti è parte integrante del problema, infatti dopo aver eseguito le operazioni di ricerca e smistamento sono davvero pochi coloro i quali rimettono i rifiuti nel cassonetto.

Un problema solo che racchiude in sé incuria, inciviltà, maleducazione, totale assenza di volontà di integrarsi con i regolamenti italiani e il dramma sociale della povertà. Un problema di non facile soluzione che ormai colpisce le zone vicine al centro tanto quanto le periferie.

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Articolo pubblicato il 22/02/2015