Al Tar del Piemonte è ripreso e prosegue il processo per le firme false delle liste di Chiamparino

Intanto la Procura della Repubblica indaga su altri 4 funzionari del PD

Il 19 febbraio si è svolta la seconda udienza dinanzi al Tribunale Amministrativo Regionale del Piemonte, promossa da Patrizia Borgarello e altri ricorrenti, con distinti procedimenti, contro le presunte firme false a sostegno delle liste gravitanti sul presidente Chiamparino.

Le parti, nei mesi scorsi, secondo le richieste dei giudici avevano provveduto a depositare la documentazione necessaria per consentire al collegio giudicante di approfondire ogni accertamento nel merito della causa.

 Nel corso dell’udienza, l’avvocato Alberto Caretta, legale di Patrizia Borgarello ha evidenziato quanto stia succedendo dopo l’apertura delle indagini da parte della Procura della Repubblica nei confronti dei sottoscrittori, quasi tutti esponenti del PD. In quella che può definirsi la selva oscura degli inquisiti, il caso più clamoroso riguarda tale Pasquale Valente che, da sottoscrittore falsificatore, sta rivestendo, suo malgrado, il ruolo di falsificatore falsificato, perché ben 600 firme formalmente da lui validate sugli appositi moduli, risultano false.

 I ricorrenti tutti, oltre a Borgarello, richiedono pertanto la convocazione dinanzi al TAR, di Valente in veste di testimone. L’avvocato Sara Franchino, legale dell’altro ricorrente principale, Michele Giovine, ex consigliere Regionale, ha contesto le tesi degli avvocati di controparte che sostenevano il non accoglimento dei ricorsi per decorrenza dei termini processuali.

Gli avvocati della parte avversa, professor Barosio e avvocato Molinar Min hanno contestato la richiesta di convocazione di testimoni, sostenendo invece l’illegittimità del procedimento per il superamento dei termini di costituzione.

 Il presidente del Tar, Lanfranco Balucani, si è riservato di decidere ed ha aggiornato l’udienza. Nel Pomeriggio è stata resa nota la decisione del Tribunale che rigetta, per superamento dei termini di costituzione le istanze minori, mentre ritiene legittimo e conforme alle norme procedurali quello presentato da Patrizia Borgarello ed ha quindi aggiornato l’udienza al 9 luglio, in attesa che l’inchiesta penale giunga alle prime conclusioni.

Per comprendere meglio come si sta ingarbugliando l’intera vicenda, conviene spaziare oltre al ricorso amministrativo, per conoscere la complessità dei fatti che, originati dall’apertura dell’inchiesta da parte della Procura della Repubblica, sta coinvolgendo il PD regionale.

Il PD è sempre più inguaiato per la vicenda delle firme false raccolte in occasione delle ultime elezioni regionali. Nei giorni scorsi sono stati emessi gli avvisi di garanzia per i quattro dipendenti della Federazione PD, Gianni Ardissone, Mara Milanesio, Cristina Rolando e Carola Casagrande, con l’accusa di concorso nella presunta falsificazione delle firme.

La platea degli indagati nel procedimento penale comprendeva già i consiglieri regionali Marco Grimaldi (Sel) Nadia Conticelli (Pd, presidente della Circoscrizione torinese VI), gli ex consiglieri provinciali di Torino Umberto PernaPasquale Valente e Davide Fazzone, tutti del partito democratico, il presidente democratico della Circoscrizione V Rocco Florio e il suo vice Giuseppe Agostino 

 Dal Pd nulla formalmente trapela ed è già iniziata l’operazione scaricabarile. Pare certo che gli inquirenti vogliano sapere dagli inquisiti chi ha effettivamente impartito le disposizioni operative. Al momento risulta invece che  il senatore Stefano Esposito  in comunicati emessi, si scagli contro quella che definisce la «strategia di scaricare su chi lavora le responsabilità politiche».

Ma Davide Gariglio, segretario regionale del partito, per il momento tace.

Si sta concludendo la settimana nera per Sergio Chiamparino, iniziata con le vicende oscure relative al GrattaFuksas, le accuse confermate da Giuliano Soria, di aver intascano mance per 25000 euro, il proseguo della causa al Tar e le istruttorie della Procura della Repubblica contro le presunte firme false che lo portarono alla vittoria.

 Nell’aria sta rombando una parola “dimissioni!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 19/02/2015