Processo Soria al secondo grado a Torino

Il Patron del Grinzane vuota il sacco: fango o verità?

Le sconcertanti vicende intessute intorno al Premio Grinzane ed al suo cinico Patron, il professor Giuliano Soria, sono ormai note, anche se di tempo ne è trascorso da quando sette anni or sono, in seguito ad una denuncia per maltrattamenti presentata da un suo ex domestico proveniente dalle isole Mauritius, emerse il grigiore ed i reati sottostanti al glamour ed alla celebrità raggiunta dal personaggio. Nel 2009 venne anche incarcerato.

 Il Tribunale di Torino, il 22 marzo 2013 lo aveva condannato a 14 anni e sei mesi, per aver “gestito in maniera non oculata” 4,5 milioni di denaro pubblico e per gli abusi sessuali nei confronti del domestico, mentre il fratello ex funzionario regionale che era l’ufficiale pagatore di denaro pubblico, a favore di Giuliano, ottenne 6 anni e 8 mesi. Nel frattempo la Corte dei Conti ha richiesto a Soria la restituzione di 6,2 milioni per soldi pubblici distratti dalla pubblica amministrazione.

In questi giorni si sta concludendo il processo d’appello per peculato e malversazione. Il sostituto procuratore Vittorio Corsi, tenuto conto che alcuni capi d’imputazione sono caduti in prescrizione, ha chiesto una condanna a 11 anni e 9 mesi, per nulla intimorito dalle dichiarazioni rilasciate dall’imputato.

Alle battute finali del processo, Giuliano Soria, per amore della verità o seguendo una tattica processuale ritenuta a lui favorevole, ha vuotato il sacco pronunciando i nomi dei suoi maggiori beneficiati (politici, giornalisti e attori in prevalenza), dilungandosi in particolati attinenti i vizietti o le pretese della sua corte. Per dovere di cronaca elenchiamo, senza indulgere in commenti, i nominativi diffusi da Soria.

Mercedes Bresso ed il marito Claude Raffestin, Roberto Moiso, ex capo comunicazione della Regione Piemonte, Gianni Vernetti (PD), Gianluca Susta e moglie, Giampiero Leo (UdC), Gianni Oliva(PD),Fiorenzo Alfieri(PD), Sergio Chiamparino (PD), ex sindaco di Torino a attuale Governatore del Piemonte, dirigenti romani dei Beni culturali, tra cui Maurizio Fallace e Gianni Blandini, Mario Turetta, direttore della Reggia di Venaria, Mario Disegni ed i giornalisti Corrado Augias, Orlando Perera e Alain Elkann. Segue una scia di attori, tra i quali si evidenziano Charlotte Rampling, Giancarlo Giannini, Michele Placido, Fabio Troiano, Stefania Sandrelli e Vincenzo Cerami. Ci scusiamo per eventuali, involontarie omissioni.

Sono al momento già pervenute sdegnose smentite e precisazioni da parte degli interessati. Anche dal Consiglio Regionale del Piemonte stanno arrivando le prime prese di posizione.

“Secondo quanto affermato oggi in tribunale da Soria, il Premio Grinzane Cavour avrebbe foraggiato in nero giornalisti, presunti intellettuali e politici piemontesi (tra questi anche il presidente Chiamparino ed il suo predecessore Bresso)”, sostengono Frediani e Bono,consiglieri del M5S.

 “E’ già il secondo procedimento giudiziario, dopo la vicenda Murazzi, in cui Chiamparino viene chiamato in causa e si dichiara completamente estraneo ai fatti. I giudici e i cittadini gli crederanno ciecamente anche questa volta? Si chiedono i due consiglieri. Arrivati a questo punto al Presidente restano solo due strade: o querelare Soria per diffamazione oppure dimettersi immediatamente.

 Al di là di chi saranno gli indagati, rimane uno spreco di fondi pubblici senza precedenti, il tutto mascherato dall'intento di “fare cultura”. Le clamorose dichiarazioni rilasciate da Soria, concludono i consiglieri, dimostrano che il sistema culturale piemontese deve essere azzerato completamente.

“Sono sicura che Chiamparino potrebbe arrivare, con la dignità che l’ha sempre caratterizzato, alle dimissioni”, sostiene sconcertata la capogruppo della Lega Nord, Gianna Gancia.

Sarà il magistrato, anche per le reazioni che s’incroceranno dopo queste dichiarazioni, a porre la parola fine ad una disgustosa vicenda, sviluppatasi quando le casse pubbliche elargivano contributi a piene mani, e i ministri e gli assessori si dimenticavano di richiedere e valutare se esistevano e in cosa consistevano i progetti, beneficiati con laute e generose contribuzioni.

 

 

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Articolo pubblicato il 19/02/2015