L’apoteosi delle utopie europee sulla crisi del Nord Africa e Medio Oriente

I gravi errori della passata diplomazia europea e i conflitti di interesse dei singoli stati

Il più grave errore che il mondo occidentale si trascina da decenni è la presunzione di poter applicare le regole democratiche a popolazioni che, per tradizione e DNA  si trovano in una situazione diametralmente opposta. Sono popoli da millenni abituati  ad essere dominati e guidati da un sovrano, un califfo, un dittatore , un dio, aiutati in questo da concetti religiosi che facilitano, rafforzano e istituzionalizzano un sistema in vigore da oltre un millennio.

Mentre l’ Occidente ha conosciuto nei secoli rivoluzioni che hanno portato alla creazione di sostanziali ed epocali cambiamenti nelle società, anche se in diversi periodi temporali nelle varie nazioni, negli ultimi 1400 anni della sua storia, l’Islam ha conosciuto soprattutto involuzioni, malgrado la ricorrente speranza di risolvere i suoi problemi e le sintomatiche periodiche crisi, nell’ottica di ritornare alla purezza delle origini.

I problemi delle aree arabe sono quelli di sempre: frammentazione di etnie con contrapposti centri di potere, fanatismo religioso, diseguaglianze economiche, infimo livello di istruzione, libertà di pensiero vietata, disparità tra uomini e donne e forte disorganizzazione sociale.

Eppure tentativi di modernizzazione sociale, di pensiero ed economica si sono susseguiti nell’ultimo secolo; già negli anni trenta e cinquanta , i Padri spirituali dei Fratelli Musulmani Al Banna e Al Qutb predicavano l’ennesimo ritorno alla purezza delle origini, in forte contrapposizione ai valori libertari dell’Occidente e in particolare della Società americana, giudicata come immorale e sessualmente promiscua. Negli anni settanta ricordiamo la rivoluzione islamica Khomeinista, nata in contrapposizione alla modernizzazione voluta dallo Scià.

All’inizio del nostro secolo arrivano le “primavere arabe”, in diversi Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente , che hanno fatto sognare i giovani arabi e creato interessanti aspettative economiche che hanno messo in azione  molti Stati europei ed extraeuropei.  Sfortunatamente, questo movimento transnazionale si è velocemente palesato come integralista, sotto il controllo dei Fratelli Musulmani  creati proprio da l duo Al Banna e Ak Qutb.

L’evoluzione delle “primavere arabe” è la situazione che vediamo oggi: un Nord Africa e un Medio oriente in crisi profonda e in pieno caos, , con molte Nazioni occidentali e orientali che cercano  di non perdere quel poco o molto che hanno raggiunto nei mesi passati, auspicando e incoraggiando cambi di regime che, provenendo dall’alto, non riescono ad interferire nelle società civili  con gli auspicati dovuti cambiamenti e modernizzazioni  ad indirizzo democratico, multietnico e multi religioso.

Quello che l’Occidente dovrebbe fare è rispondere con fermezza, rigore  e solidarietà e aiuto, ma pretendere che la Sharia non venga imposta oltre i confini “Arabi” e senza riversare sull’Europa, già satura di migranti, i problemi che questi Paesi non riescono o non vogliono risolvere.

Oggi l’Unione Europea non pare in grado di attuare una forte coesione su questo tema e anche sul problema Libia si sentono molte voci disparate e diverse proposte di interventi  che forse finiranno ancora una volta in un nulla di fatto, lasciando l’Italia da sola in prima linea.

Un esempio assai istruttivo sul clima europeo ma anche sulla storica confusione che spesso regna nel nostro Paese tra chi decide e chi opera e tra Governo e Servizi: stiamo parlando di un atto inaccettabile, quello messo in scena da alcuni scafisti verso una nostra motovedetta, per farsi riconsegnare il barcone appena svuotato dai migranti, consegna avvenuta “per non mettere a rischio” i migranti medesimi.

Se possiamo arrivare a comprendere la motivazione umanitaria, non comprendiamo invece perché questi delinquenti non siano stati intercettati pochi minuti dopo, da un nostro elicottero Mangusta e mitragliati come avrebbe ordinato qualsiasi altra Nazione, non solo europea.

La storia dei nostri Marò docet.

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Articolo pubblicato il 18/02/2015