Sanremo: "Nek vincitore di fatto. Caterina Caselli? Proprio come al Luna Park: si vince sempre!"

Le impressioni sul Festival di Maurizio Lorys Scandurra che invoca il ritorno di Pippo Baudo al timone

Il miglior Festival dal 2008 a oggi – senz’ombra di dubbio - dall’ultima edizione firmata dall’irraggiungibile SuperPippo. Premetto che, se Carlo Conti – come credo – oltre che serio professionista è davvero anche uomo di buonsenso – prima di fare un bis all’Ariston, sono certo valuterà di saltare ben un turno e lasciare così il posto a Pippo Baudo: lui merita Sanremo 2016. Più di tutti. Ogni italiano gli deve a testa almeno 50 anni di tv, cultura, belle canzoni, storia e costume del nostro amato Paese.

Nessuno escluso. Ma torniamo alla musica. L’avevo detto e pronosticato ieri, su sanremonews.it, sperando che suonasse come un campanello d’allarme per il pubblico. Un pensiero concreto, sostanziato e intelligente di cui tener conto per le “Giurie” demoscopiche e tecniche sanremesi. Il Festival, che fino a poco prima della fine dell’ultima puntata era trascorso fluido, trasparente e scorrevole, subisce un intoppo telematico: nulla di grave, per carità. La grafica segnaclassifica si pianta sul più bello. Poi riparte e Nek, dalle posizioni finali si ritrova nella triade vincente.

Meno male, altrimenti sarebbe stato uno scandalo: da buon emiliano è un gran signore. Abbraccia d’istinto Il Volo non appena proclamato reuccio di Sanremo 2015, e si gode il secondo posto fra i BIG. Che, per tutti, vale come un’effettiva vittoria: è stato l’artista migliore di tutto il Festival, e ne aveva bisogno per un rilancio credibile. Filippo Neviani, bravo davvero. Siamo tutti con te. Sei un vero grande!

Caterina Caselli? Si conferma “asso” pigliatutto: se Malika Ayane avesse vinto, sarebbe stato davvero ingiusto. Il Premio della Critica, intanto, comunque la cantante italo-marocchina se l’è aggiudicato. Mica poco! Così come un terzo posto fra i BIG. La canzone è la stessa di sempre: bella voce, buona interprete, ma nulla di speciale. Non buca. Non rimane. Semmai, annoia dopo il primo ritornello. Il look la invecchia, la svampisce e la stranisce soltanto. Il suo vero punto di forza? Essere targata “SUGAR”, la “major di Caterina Caselli”, definizione che si apprende dal sito sugarmusic.com.

Chi scrive, se fosse Chairman o CEO (Presidente o Amministratore Delegato) di una delle ultime tre vere major internazionali del disco rimaste in Italia, alzerebbe pesantemente la voce, in nome dell’equilibrio in forma in medias res: con le Giurie, con la Rai. Possibile che la Signora Caselli, al Festival, come in questa e in molte altre edizioni, abbia sempre i migliori piazzamenti? O devo forse ritenere che i Vertici italiani delle tre grandi case discografiche italo-internazionali abbiano smarrito i coglioni? O non siano più in grado di calzare i pantaloni?

In una recente intervista rilasciata all’Adnkronos, Caterina Caselli afferma di essere “un editore che porta ricchezza all’autore”: come, però? In che modo? Piazzando sempre i propri beniamini - talvolta, lo ammetto, meritevoli davvero, ma non sempre! - quando più le pare e le fa comodo (salvo poi scaricarli tutti di tutto brutto e confinarli orrendamente in un oblìo senza fine a proprio piacimento!) nei posti migliori di ogni premio, riconoscimento e/o rassegna musicale che conta, a discapito di una concorrenza che magari vale e giganteggia artisticamente molto di più, ma che non ha la stessa, diciamo, “potenza”?

Che cos’è questa storia? Una sorta di favola rovesciata di una specie di Robin Hood impazzito delle sette note che toglie ai bravi per dare ai meno bravi? O ai soliti, per così dire, “fortunati”? Pubblico, critica, Rai: ma davvero ci fate tutti così deficienti? Ciechi? Sordi? Muti?

Gerardina Trovato – la prima, vera, grande cantautrice moderna italiana, Signora Caselli, ironia della sorte, l’ha scoperta Lei, non lo dimentichi! - che solo con “Vivere” cantata in coppia e scritta per Andrea Bocelli e poi ripresa da quest’ultimo con la Pausini frutta ancora royalties da capogiro a Caterina & Soci, visto che Sugar è una Spa – per non tralasciare tra i tanti Francesco Baccini, Avion Travel, Paolo Vallesi, Erica Mou, il valente rapper napoletano Lucariello (altro che Nesli, Moreno Dear Jack, ma per favore!) i Gazosa (sì, ebbene sì, proprio loro, quelli di “www mi piaci tu”, eccezion fatta per l’ex componente del gruppo, il riciclato Federico Paciotti, cui è stato concesso il lusso - quale “outsider” fuori gara - di aprire sulla sigla iniziale il Festival di Sanremo, dividendosi fra innocui esercizi di stile tra chitarra e voce liricheggiante: vi pare meritocrazia, questa?, O meglio, o forse, strategia discografica?).

Tutti artisti quelli appena nominati qualche riga fa di cui, per la maggior parte, sul sito sugarmusic.com non si fa più menzione: cancellati, spariti, nessuna traccia di loro! Quasi non fossero mai esistiti. Eppure li ha scoperti, lanciati – e poi distrutti, abbandonati, dimenticati – proprio la Signora Caselli: tant’è che di loro, a parte rarissimi, sporadici episodi artistici, nessuno è mai più riuscito ad avere un contratto discografico serio, dopo l’avvento della fine – perdonatemi il gioco di parole - dei rapporti professionali con Madame Sugar.

Si tratta di dati oggettivi. Fatti, non parole. Storia, una triste parte di storia della canzone made in Italy. Questo vorrà pur dire qualcosa, o no? Un libro, la biografia ufficiale di Giuni Russo, racconta bene chi è Caterina Caselli: “Giuni Russo. Da Un’estate al mare al Carmelo” (Bompiani Editore), di Bianca Pitzorno con la collaborazione della grande Maria Antonietta Sisini – musicista straordinariamente colta e raffinata - testo che consiglio a tutti gli amanti dell’arte e della buona musica di andare ad acquistare e divorare letteralmente in un sol boccone, rivela verità e spunti che non tutti conoscono sull’ex Casco D’Oro, e sul suo modo di trattare cantanti e relativa discografia.

L’esperienza difficile, traumatica, a tratti terribile, desunta dal volume della compianta e mai dimenticata Giuni – Voce Divina, ispirata, mai da alcuno eguagliata - in CGD (ai tempi della Compagnia Generale del Disco, allora guidata da Caselli Caterina), narrata e fondatamente documentata in quelle pagine DEVE FAR RIFLETTERE! Finché le fa comodo o le conviene, Caterina i cantanti li produce, li esalta, e poi rilascia interviste sull’onda dell’entusiasmo e del (per)benismo, o buonismo – chiamatelo un po’ come più vi aggrada - vantandosi mediaticamente di qua e di là delle proprie scoperte.

Salvo trasformarsi inaspettatamente in una sorta di micidiale Medea della canzone (ricordate la temibile figura delle mitologia classica?) con alcune di queste. Come? Facendo esattamente al contrario di ‘Zoppas’: li crea - e fin qui - tutto bene.

Ma dopo? Semplice! Li distrugge. Si salvi chi può.

Ma, da buon ottimista, credo ancora, nel buonsenso di Caterina Caselli: da donna e professionista indubbiamente intelligente qual è, non è mai troppo tardi per tornare sui propri passi e ridare anima in note a grandi voci da lei medesima per prima scoperte, a cominciare proprio dall’insuperata Gerardina Trovato. #aridatecegerardina!

 

                                                                                                          Maurizio Lorys Scandurra

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 16/02/2015