Sanremo 2015 #icontinontornano - seconda serata

Parole, opere e omissioni sulla seconda serata del Festival.

Il grido si alza sempre più forte, dagli Appennini alle Ande, dal Manzanarre al Reno e da oggi anche dalle Piramidi ad Atlantide: #aridatecetotocutugno.

Ovvero: seconda puntata e nulla di “nuovo” all’orizzonte, nonostante gli attesissimi e favorevolissimi dati Auditel (lo spread della TV) relativi alla serata d’esordio.

A meno che non vogliate considerare come “nuovo”, l’aggettivo che parecchi colleghi stanno rispolverando, per descrivere la gestione “Contiana” del Festival 2015: “nazionalpopolare”.

Ma “nazionalpopolare” per chi scrive è solo uno, unico ed inimitabile, tanto che comincia a rumoreggiare, in un crescendo rossiniano: #rivogliamopippobaudo.

Detto questo, non posso che ribadire il nulla che ci ha regalato anche  la seconda serata, nonostante tra i cantanti in gara ci fosse, almeno sulla carta, qualcosa di interessante.

L’unico a salvarsi è stato Marco Masini, grintoso e in perfetta forma, mentre hanno decisamente deluso una attapirata, chissa perché, Irene Grandi ed un Raf che, nonostante la canzone passabile, ha lasciato le voce negli anni ’80.

Poi il solito campionario di presunti “big” provenienti dai talent, per buona parte con canzoni scritte da Checco dei Modà, compreso il solito rapper con difetto di pronuncia.

Credo che dopo il Festival i logopedisti riscontreranno una decisa impennata nel proprio fatturato.

Assolutamente da dimenticare la performance “idiota”, che è riuscita solamente a far rimpiangere gli insuperabili Cochi e Renato.

Non vi aspettate commenti sulla Tatangelo, Carlotta e Concetta o Concetto, se preferite: non casco nel tranello.

Ieri sera poi, per la prima volta nella storia, il concorso relativo alle “nuove proposte”, ha aperto la serata.

Personalmente ho trovato atroce e crudele il meccanismo di selezione: un testa a testa che non ha alcun senso, per dei poveri ragazzi arrivati su quel palco chissà come e chissà perché. A mio modesto parere, credo che più che un trampolino di lancio,  il palco dell'Artiston sia un "Tafazzi" discografico per questi emergenti.

Anche in questo caso stonature varie e difetti di dizione a go-go, tanto da far pensare, in un caso specifico, che si tratta davvero di braccia rubate all’agricoltura.

Stamattina l’atteso #stendiamounvelopietoso, lo dedico ai comici, visto che mai come quest’anno il livello è pari ad un encefalogramma piatto: battute atroci rivolte a bambini, applausi cercati che non arrivano e il povero “gobbo” costretto a fare gli straordinari, visto che la memoria latita un po per tutti.

Il “superospite” invece non ha tradito le attese: dopo Tiziano Ferro anche Biagio Antonacci ha infiammato la platea con un medley da paura, scusate se mi ripeto, ma è proprio così.

A proposito di infiammare…ieri sera, più o meno all’ora dell’aperitivo, fuori dal Teatro Ariston, un vero artista, un vero cantante, ha infiammato per davvero il pubblico attorno all’ormai mitico “red carpet”.

Kikko Sauda, fondatore e front man della “Kombricola del Blasco”, tribute band ufficiale italiana del poeta di Zocca, accompagnato dal suo chitarrista Andrea “Dago” D’Agostino, ha regalato ai numerosi presenti una manciata di canzoni, rigorosamente “unplugged” del grande Vasco, ricevendo una autentica ovazione. 

Il giusto premio per un grande, in tutti i sensi.

Un grande che purtroppo non vedremo mai sul palco dell’Ariston, proprio perché è un grande.

Per questo la copertina la dedico a lui.

A domani.

Stay always tuned !!!


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Articolo pubblicato il 12/02/2015