"La poesia di Luigi Olivero illustrata, recitata e musicata"

La serata promossa dall’Associazione Culturale “Luigi Olivero” a Villastellone (Torino)

A Villastellone (Torino), nella sera di venerdì 30 gennaio, nell’Auditorium presso le Scuole Medie in via Gentileschi, si è tenuta la manifestazione “La poesia di Luigi Olivero illustrata, recitata e musicata”, organizzata dalla locale Associazione Culturale “Luigi Olivero”, per brevità detta “Assolivero”.

Luigi Olivero nasce a Villastellone nel 1909 e vive per molto tempo a Roma, dove muore nel 1996. Lavora come giornalista, scrittore, polemista e questa attività gli offre l’occasione di viaggiare per l’Europa e di prendere contatti con svariate culture. Nei suoi scritti esprime perciò una visione antiprovinciale della poesia, ispirata a modelli come D’Annunzio e Campana, la tradizione simbolista, Lorca e i poeti post-simbolisti.

Fin dalla presentazione dell’iniziativa, i componenti dell’Assolivero hanno voluto sottolineare come la caratteristica della poesia di Olivero fosse l’aggressività nella forma e nel contenuto, espressa dalla “man tròp greva”, la mano troppo pesante, che si riscontra in una sua poesia. Hanno ribadito che la poesia di Olivero non si può confondere  e non ha nulla da condividere con la “vispa teresa” ed inoltre non è mai banale o semplicemente descrittiva, ma entra a piedi giunti nelle cose che riguardano l’uomo dal di dentro.

A dimostrazione di questa asserzione, Domenico Appendino ha declamato una lunga serie di poesie di Olivero piuttosto impegnative, come ad esempio “Le còrde d’òr”, “D’zora la barca ‘d j’ilusion përdue”, “La prima neuit d’Adam”, “Crocifission an reusa”, “Tòrce a vent” e molte altre.

Da sottolineare che Appendino ha recitato impeccabilmente tutte queste poesie a memoria, senza esitazioni, dimostrando grande passione nei confronti di Olivero. Ha inoltre illustrato i contenuti di ogni poesia ed ha chiarito anche eventuali termini piemontesi arcaici o desueti che potevano risultare di difficile comprensione.

Appendino ha più volte ripetuto l’affermazione che “Non è la lingua che fa grande il poeta ma il poeta che fa grande la lingua” per presentare Olivero come un insigne poeta (il più grande del XX secolo, a suo giudizio, fra quelli che hanno scritto in piemontese) che ha impiegato la lingua minoritaria del Piemonte per esprimere concetti elevati, complessi e appassionati.

La declamazione delle poesie è stata intervallata da quattro momenti canori: Giorgio Tallone ha cantato, accompagnandosi con la chitarra, quattro poesie di Olivero, in precedenza musicate dal M° Mario Piovano.

Sono “Ël seugn ëd Giaco Tross” (Colana Musical dij Brandè, 1943), “La nascita ëd Giandoja”, “Cansson d’ij brassabòsch” e “Wiener vine valz (Olivero-Piovano).

Le simpatiche e gradevoli interpretazioni di Tallone hanno contribuito a rendere più amabile il clima della serata che, come si è detto, intendeva far conoscere gli aspetti “aggressivi” del poeta Olivero.

Può essere interessante ricordare che due di queste poesie, “Ël seugn ëd Giaco Tross” e “La nascita ëd Giandoja”, nel 1970, con poche modifiche, sono state adattate dal M° Mario Piovano ed incise dalla cantante Graziella Ciaiolo, con altre canzoni  di Olivero, sul Long Play LPP 142 della Cetra.

Saluti e ringraziamenti a Domenico Appendino e a Giorgio Tallone da parte di Massimiliano Pampaloni, animatore culturale dell “Assolivero”, hanno concluso la serata, che avrebbe certo meritato una maggiore partecipazione di pubblico.

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Articolo pubblicato il 01/02/2015