Regione Piemonte - Firme false o associazione per delinquere?

Bufera nel PD Piemontese

E’ iniziata alla Procura della Repubblica di Torino, la passerella degli esponenti, in gran parte del PD, indagati dai PM Patrizia Caputo e Stefano Demontis, per la presunte falsità nella raccolta delle firme a sostegno delle liste gravitanti su Sergio Chiamparino alle ultime elezioni regionali.

Quando è stato il turno di uno dei principali indiziati, quel Pasquale Valente che ha trascorso la vita a scavalco del sindacato e di partitini della sinistra, prima di approdare nei lidi sicuri del PD, è emersa una realtà sconcertante.

Ben 600 firme sono irregolari in quanto la “sua” firma apposta in calce ai moduli è risultata palesemente falsa, oltre a quelle dei sottoscrittori, mentre nel modulo da lui effettivamente sottoscritto, solo 9 firme sono disconosciute dai presunti sottoscrittori.

Questo comportamento oltre a creare sgomento nello stesso Valente che si è sentito travolto da una situazione non alla sua portata, sta creando tensioni anche all’interno del PD, ove gli scaricabarili di professione, dovranno fare i conti con una minoranza agguerrita, perché se Valente ed eventuali altri, sono stati gli esecutori, qualcuno, ben collocato nella nomenclatura regionale, ha tratto le fila di questo “esemplare e democratico progetto”.

 Stanno intanto emergendo vecchi dissapori con la segreteria regionale, sulle modalità con le quali è stata condotta l’autentificazione delle firme nel canavese, ove regnava e regna incontrastato Alberto Avetta, attuale vice sindaco della città metropolitana, che non riteneva indispensabile il tour de force degli autentificatori, presagendo il gran pasticcio che ne è seguito.

Ad esigere chiarezza è l’europarlamentare Daniele Viotti, seguito da componenti di spicco della segreteria regionale, tra cui Ida Curti e Fabio Malagnino. ”Il Partito Democratico apra immediatamente un’inchiesta per accertare le responsabilità sulle firme false” tuona un comunicato diffuso da Bruxelles.

”Il Partito Democratico, si evidenzia nella nota, non può demandare le indagini unicamente alla Magistratura, è necessario aprire un'inchiesta interna che accerti tutte le responsabilità politiche e materiali e che si concluda in tempi brevissimi” Per poi proseguire sulla necessità “ che vengano convocati subito gli organismi dirigenti del Pd perché al più presto si analizzi la situazione e si prendano i necessari, durissimi, provvedimenti”. Facciamo appello alla parte sana del partito, conclude il documento, affinché chi ha informazioni parli e subito, per chiarire una vicenda che rischia di travalicare anche i confini del Pd” 

 

Posizione non condivisa e respinta in modo sdegnoso, dalla segreteria regionale e dai notabili attovagliati a Roma con Chiamparino, in attesa della deludente elezione del Presidente della Repubblica. Si vorrebbe ricondurre il pasticciaccio all’imperizia di singoli autentificatori ed indicare il PD, quale parte lesa dell’intera vicenda.

 

Intanto proseguono gli interrogatori in Procura e divampano le polemiche.

 

Se n’è parlato anche venerdì sera nel corso di Atlantide, una seguita trasmissione televisiva di GRP. Roberto Placido, ex vice presidente del Consiglio Regionale in quota PD, si è detto sorpreso del comunicato di tono stalinista (redatto in stile Suslov, per l’esattezza), con il quale la Segreteria del Partito liquida e minimizza l’intera vicenda.

 

 La responsabilità finale, tenuto anche conto dell’arbitrarietà di una iniziativa, dai più ritenuta superflua e rischiosa, deve ascriversi al massimo esponente del PD in Piemonte. Con analoghe argomentazioni, interviene l’avv. Maurizio Basile che dissocia il proprio assistito Valente dalle contestazioni più gravi.

E’ inoltre presente Patrizia Borgarello che, con la denuncia al TAR del Piemonte, ha innescato la miccia di questa azione giudiziaria a tutela della democrazia e della buona fede dell’elettore piemontese.

 Davide Bono, consigliere regionale del M5S, concorda con Patrizia Borgarello sui tenui risalti dati dai media, rispetto all’iter giudiziario  che per quattro anni ha martirizzato  Cota.

 

 Si entra poi, quale logico corollario di questa squallida vicenda, nel merito dell’inerzia della giunta Chiamparino, rispetto ai gravi problemi che attraversa la Regione. Emerge poi palese la faccia di bronzo del Governatore che, in campagna elettorale si ergeva a paladino della trasparenza e della legalità, mentre nei sei mesi della sua malferma conduzione, non batte ciglio di fronte ai due assessori imputanti nel processo rimborsopoli, aumenta l’aliquota Irpef di competenza regionale ed il bollo auto.

 

Senza dimenticare la situazione in cui versa la Sanità regionale ed il presunto riordino dell’attività ospedaliera, gestita con superficialità e incompetenza. Su questo tema delicato che coinvolge tutti i piemontesi, il M55S, ha presentato un’istanza al Tar Piemonte per la sospensione della delibera presentata al Consiglio Regionale solamente per la presa d’atto.

 I relatori sono inoltre concordi sia nel riproporre la “questione morale all’interno del PD”, che sulla speditezza con la quale la Magistratura formulerà gli addebiti, anche per consentire lo svolgimento regolare dell’udienza dinanzi al Tar, programmata per il 19 febbraio ed evitare il palleggio tra le varie giurisdizioni.

 Questa vicenda non si risolverà certo con la ramanzina ai sette mariuoli, ma dalle firme false potrà emergere una vera e propria associazione per delinquere che potrebbe coinvolgere radicalmente il quadro politico delle Regione.

 

Le eventuali nuove elezioni a seguito dallo scioglimento del consiglio regionale, non dovrebbero pertanto rappresentare una perdita per i piemontesi, considerato il discutibile livello di quest’esecutivo.

 Roberto Placido si concede una stoccata finale che coinvolge non solo la maggioranza penosa, ma pure un’opposizione, in gran parte accomodante, facendo spuntare un sorriso liberatorio e convinto sul bel viso di Patrizia Borgarello.

  

 

 

 

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Articolo pubblicato il 01/02/2015