La poesia di Luigi Olivero illustrata, recitata e musicata

A Villastellone (Torino) l’iniziativa promossa dall’Associazione Culturale “Luigi Olivero” venerdì 30 gennaio

A Villastellone (Torino), venerdì 30 gennaio, alle ore 21:00, nell’Auditorium presso le Scuole Medie in via Gentileschi n. 1, per iniziativa promossa dalla locale Associazione Culturale “Luigi Olivero”, per brevità detta “Assolivero”, si terrà la manifestazione “La poesia di Luigi Olivero illustrata, recitata e musicata”.

«Caratteristica della poesia di Olivero è l’aggressività nella forma e nel contenuto – spiegano i componenti dell’Assolivero – e la “man tròp greva”, la mano troppo pesante, che si riscontra in una sua poesia ma anche nella sua definizione in piemontese di “sonetto”».

Riportiamo questa definizione di Olivero nella traduzione in italiano: «Quattordici versi bastano per fermare un mondo poetico, quando il poeta è davvero un poeta (sismografo della sensibilità propria e di quella del mondo che gli gira intorno) e non solo un beduino delle rime che conduce quattro pecore rasate e quattro ancora da tosare, tre agnellini bianchi e tre grigi, guidando il branco al pascolo attraverso il deserto di un concetto desolato, spronandolo al ritmo cadenzato di undici colpi di bastone battuti su una latta di petrolio, pensando così di seguire la metrica tradizionale.

Quattordici versi non firmati possono talora indurre ad identificarne inequivocabilmente l’autore e a far dire: “Questa, dallo stile, è sicuramente una poesia di Nino Costa”, oppure: “Questi versi risuonano come una magistrale lirica di Pinin Pacòt”.

Perché? Semplicemente perché il poeta ha aperto la fialetta della sua anima e ha versato un po’ della sua essenza su quelle quattordici righe di piombo, che possono aver fatto piangere il linotipista che le ha composte.

E, sovente, basta un titolo, una parola, un aggettivo, ad inquadrare un poeta.

Luigi Olivero».

Sono affermazioni recise, ma condivisibili, che confermano le conclusioni dei componenti dell’Assolivero: «La poesia di Olivero non si può confondere  e non ha nulla da condividere con la “vispa teresa”. Inoltre non è mai banale o semplicemente descrittiva. Entra a piedi giunti nelle cose che riguardano l’uomo dal di dentro».

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Articolo pubblicato il 27/01/2015