La fragilità della famiglia – il minore

Report dal convegno del 20 gennaio 2015 Ospedale S. Giovanni – Torino

Nella nostra città sta crescendo il bisogno sociale, anche e soprattutto, sotto il profilo economico: abbiamo un trend di richieste di investimento sugli aiuti economici alle famiglie, cresciuto del 10% anno negli ultimi quattro anni. Questo è un chiaro indicatore della gravità della crisi relativamente a questo settore che è di primaria importanza sotto tutti i punti di vista.

Un altro preciso indicatore è quello relativo agli sfratti per morosità: dal 2009, anno di forte aggravamento della crisi economica, iniziata nella primavera del 2007 negli Stati Uniti, al 2014 il numero degli sfratti è raddoppiato, passando da 2000 a oltre 4500.

Questi sono numeri, ma dietro ai numeri ci sono famiglie, ci sono minori, spesso bambini, con drammi umanitari che sempre più si nascondono nelle situazioni che si vengono a creare, specialmente per gli sfratti che danno origine ad una forte destabilizzazione della famiglia privandola della base operativa, dell’area della sicurezza e dell’accoglienza; questo vale particolarmente per i minori che vengono privati di certezze fondamentali per la loro crescita.

E’ di tutta evidenza che siamo di fronte ad una situazione straordinaria, dove l’Italia è uno dei Paesi europei in cui il tema della povertà è più drammatico. Non a caso il nostro governo, già qualche anno fa, con il vice ministro Guerra, immaginò di provare a introdurre delle misure di contrasto alla povertà, sino ad allora assenti nella nostra legislazione e in particolare modo per quelle generate dalla perdita del lavoro non coperte da tutele o da ammortizzatori sociali.

Tutele che andranno sempre più a ridursi nei prossimi anni poiché il livello del nostro welfare è matematicamente destinato a scendere soprattutto per i dati demografici della natalità e dell’invecchiamento della popolazione.

Nell’attuare il contrasto alla povertà, si decise di iniziare dall’area delle famiglie, con l’adozione della Social Card, peraltro non condivisa da tutti, ma comunque un timido primo intervento finanziato da soli 50 Ml di euro per tutto il Paese e limitato alle 11 maggiori città, un primo strumento di sperimentazione proprio verso le famiglie con bambini che rappresentano sicuramente il lato più drammatico dell’attuale crisi.

Tornando al tema precipuo dei minori, riguardo ai loro diritti, vediamo che le norme nazionali ed internazionali richiamano tutta una serie di diritti dell’infanzia, che molto spesso rischiano di rimanere solo sulla carta, in quanto subordinati alle possibilità finanziarie da mettere a disposizione.

Il diritto principale di ogni bambino è quello di vivere all’interno di una famiglia, non necessariamente la propria, che gli consenta una crescita armonica e di mantenere relazioni affettive adeguate ai suoi bisogni. Sotto questo punto di vista, l’impegno della nostra città è molto forte, avendo l’obiettivo di riuscire a trovare il modo di evitare di dover inserire i minori nelle strutture di supporto, per quelli sotto l’età scolare, utilizzando la preziosa disponibilità delle Famiglie Affidatarie da affiancare alla famiglia o nell’ambito dell’allontanamento del minore dalla famiglia stessa. Oggi siamo la prima città italiana che ha raggiunto l’obiettivo di dare famiglie affidatarie alla famiglie d’origine, fuori dall’ambito adottivo ma nel contesto di un servizio “d’amore”, per un concreto e decisivo aiuto .

Proprio in questi giorni sta ripartendo la campagna pubblicitaria per cercare nuove famiglie disponibili a questo servizio di altissimo valore sociale. Da notare che l’affido può riguardare anche i neonati per i quali gli affidatari devono dare particolare disponibilità in quanto spesso si tratta di soggetti non riconosciuti e/o con gravi disabilità; loro compito sarà di assisterli e guidarli nei primi 6-12 mesi, quale “famiglia cicogna”, verso la futura famiglia adottiva.

Tutti coloro che hanno prestato questo encomiabile servizio hanno sempre dichiarato di aver ricevuto molto di più di quanto dato.

Viviamo tempi in cui la famiglia cambia e cambia anche la vision sulla famiglia;  un recente convegno a Milano “difendere la famiglia per difendere la comunità”  ha destato forti controversie con ampi dibattiti sulla difesa dei cosiddetti valori tradizionali della famiglia. Che questo sia avvenuto nella regione più tecnologicamente avanzata può sembrare strano e forse meriterebbe una valutazione più puntuale.

Ma come vive il minore questa epoca di diversi e continui cambiamenti della famiglia? Sicuramente l’inizio di un lungo periodo di impoverimento è già di per sé un cambiamento epocale e non preventivato; ma vediamo invece di riflettere su modifiche più lontane, partendo dagli ultimi decenni dove quasi tutto del nostro modo di vivere è radicalmente cambiato. Ma se è cambiato tutto perché la famiglia dovrebbe aver mantenuto i valori tradizionali?

Forse è un doveroso aggiornamento per uniformarsi ai criteri delle tre grandi rivoluzioni che hanno interessato, con la potenza di un uragano il genere umano: la rivoluzione informatico-comunicativa, la rivoluzione biomedica e la rivoluzione dei trasporti  .Tutti noi sappiamo quanto abbiano cambiato i nostri stili di vita la comunicazione in tempo reale, con qualsiasi soggetto mondiale, la biomedicina con la possibilità di controllare i processi biologici e di cambiare le modalità di nascere, la possibilità di muoverci sempre di più e sempre più velocemente. Oggi si vive in una città e si lavora in un'altra distante 100 chilometri, non si fuma più quasi ovunque, si può vivere in modalità reale o virtuale.

La famiglia quindi cambia in un mondo che cambia e non può rimanere quella che è sempre stata.

Allora, se partiamo da questo quadro, in che senso la famiglia è in crisi e quindi vive nella fragilità con gravi ripercussioni sui minori presenti? Come abbiamo visto le variabili sono molte e purtroppo oggi abbiamo anche la tragedia nazionale che sta portando alla disgregazione di questa istituzione fondamentale, con un crescendo spaventoso di separazioni e divorzi con pesanti ripercussioni sulla qualità della vita dei minori presenti in queste famiglie.

Anche se la famiglia cambia, non necessariamente in meglio, quello che conta veramente è il tipo di rapporto che i famigliari mantengono con i minori: questi soggetti assai fragili hanno bisogno della considerazione degli adulti, hanno necessità di essere presi sul serio, di avere voce in capitolo vedendo il loro punto di vista valutato sia in una conversazione che per qualsiasi questione di carattere personale ma soprattutto di essere sempre trattati con rispetto e affetto.

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Articolo pubblicato il 25/01/2015