Il fenomeno falsamente femminista delle Femen e Pussy Riot

Alcuni aspetti minori dell' attuale controversia tra due Paesi come Ucraina e Russia , che coinvolgono anche l ' Europa

Nel contesto della controversia tra Russia ed Ucraina da un lato , e tra Russia ed Occidente dall' altro ,  non si può sottovalutare il fenomeno rappresentato da gruppi di denuncia , di protesta  e di rappresentazione di una cultura anti Putin .   Un ruolo importante , in quanto fenomeno prevalentemente  mediatico, è stato assegnato alle Femen e alle Pussy Riot, due gruppi punk femministi, ucraino l’uno e russo l’altro, che conducono azioni non violente contro Putin, contro la religione e contro il patriarcato ortodosso.

Appare evidente che  non si è mai trattato di fenomeni spontanei quelli manifestati dai due gruppi, ma di creazioni eterodirette e finanziate da cerchie superiori con interessi politici. Nel febbraio del 2012, le Pussy Riot si introdussero nella Cattedrale di Cristo Salvatore, a Mosca, intonando una canzone in cui si invocava la conversione femminista della madonna e la cacciata di Putin per sua opera, e si recitavano versi come i seguenti: «merda, merda, merda del Signore». Subito arrestate e condannate a due anni di reclusione per offesa premeditata ai danni della Chiesa ortodossa e condotta lesiva di tradizioni nazionali millenarie, furono amnistiate dopo pochi mesi ad opera dell’oppressore Putin in persona. Il loro intento dichiarato era di quello di denunciare i legami fra Chiesa e Stato, apostrofando come puttana il patriarca di Mosca, e contestando la democraticità dell’elezione di Putin.

I sondaggi  hanno mostrato la scarsissima considerazione nutrita dalla popolazione russa verso quel gruppo (solo il 6% della popolazione ha dichiarato di provare rispetto o di non avere obiezioni alle loro azioni), ma il tam tam  mediatico occidentale è stato molto martellante. Dall’immancabile Madonna ad ad altri esponenti dello Star System, da Obama alla Merkel, tutti hanno fatto a gara nello stigmatizzare la sentenza di condanna di alcune esponenti dei gruppi come eccessiva e poco rispettosa della libertà d’espressione, mentre l’ineffabile Amnesty International le ha nominate prigioniere di coscienza e la Corte europea dei diritti dell’uomo ha affermato che la libertà d’espressione deve essere applicata «non solo alle idee inoffensive, ma anche a quelle che offendono, scandalizzano o disturbano lo stato o settori della popolazione».

Insomma,  un paradigma di “ Je suis Charlie “ ante litteram .

Le Femen sono  use  manifestare in varie parti del mondo a seno nudo contro la mercificazione del corpo femminile, naturalmente ben pagate. Delle loro performance per i diritti civili, per le donne, contro le religioni, il maschilismo etc. etc. in Ucraina, Russia, italia, Svizzera, Polonia, Inghilterra, Francia .  

Particolarmente significativa per gli esiti a cui ha dato luogo, è stata quella del 12 febbraio 2013 nella basilica parigina di Notre Dame.

Per festeggiare le dimissioni di Benedetto XVI, hanno fatto irruzione a seno nudo nella chiesa al grido di «mai più papa»  e, riportano le cronache, hanno preso a bastonate un’antica campana coperta di lamine d’oro, esposta al pubblico in occasione dell' ottocentocinquantesimo anniversario della cattedrale. Un evidente e voluto oltraggio alla sensibilità dei credenti, la gratuita profanazione di un luogo e di un oggetto simbolico in spregio al rispetto delle idee altrui.

Non risultano dichiarazioni di Amnesty o pronunciamenti della Corte europea dei diritti dell’uomo a questo proposito . Sono state processate, ma non per oltraggio, o incitamento all’odio religioso o per atti osceni in luogo pubblico, come sarebbe stato ovvio in un paese normale che tenga al rispetto di ogni simbolo e di ogni sensibilità, come si vanta essere la Francia. Un' altra dimostrazione della liberalità della Francia che l' ha portata ad assorbire un' infinità di gruppi eterodossi e ad inglobare diverse etnie al suo interno , niente di male se non fosse per il fatto di non controllarne gli aspetti negativi e pericolosi , cosa a cui il Paese transalpino  sta cercando di correre ai ripari adesso , dopo la strage di “ Charlie hebdo “  , con colpevole ed ingenuo ritardo .

L’unica imputazione è stata quella di danneggiamento di beni materiali, ma  sono state  prontamente assolte, mentre in compenso ai guardiani che avevano tentato di fermarle sono state comminate ammende fino a mille euro per i loro metodi un po' violenti .

L’episodio è rivelatore. L’occidente, sfinito dal suo  trascorso razionalista ed illuminista , e diventato ormai nichilista , odia se stesso – come oggi viene sostenuto nell' ultimo libro di Houellebecq “ Sottomissione “ - e così anche  le proprie tradizioni millenarie che vorrebbe dimenticare e  dissolvere  , a favore di culture orientalizzanti  più " dolci "  , e più disposte a rendere meno pregnante il concetto di " avere "  a favore di quello di  " essere " .

Mentre ci si fa beffe del loro valore simbolico, l’unica cosa rimasta eventualmente da salvaguardare è il valore materiale degli oggetti che quelle tradizioni incarnano. Torna prepotente il fantasma del nichilismo della merce , e della sua potenza nel mondo occidentale .

È ormai di pubblico dominio che le Pussy Riot, in rapporti con l’ex oligarca Khodorskovsi (defenestrato da Putin e arrestato ma anch’egli amnistiato), sono pagate dal democraticissimo finanziere ungaroamericano George Soros. Quello che all’inizio degli anni novanta scatenò un micidiale attacco speculativo contro la lira (cioè contro uno stato sovrano, fra l’altro alleato degli Usa), rischiando di far fallire il nostro paese, e che qualche mese fa è stato graziosamente accolto come terzo socio più importante nelle Coop Rosse.

Dal canto loro, le Femen ricevono finanziamenti dal miliardario tedesco cinquantenne Helmut Losef Geier, dall’imprenditrice tedesca Beate Schober e dall’altro multimilionario statunitense Jed Sunden, fondatore del magazine The Kyiv Post.

Tutto lascia pensare insomma che Femen e Pussy Riot siano burattine nelle mani di qualcuno molto potente e usate come fattore di disturbo all’interno della Russia e di sua  delegittimazione sul piano internazionale.

Per quanto riguarda il futuro di queste due organizzazioni  ogni possibilità  è aperta. Oggi sarebbe già tanto che guadagnasse terreno la consapevolezza che la  posta in gioco è il controllo del territorio e dei suoi luoghi simbolici .  In Europa oggi la confusione regna sovrana, soprattutto dopo i recenti fatti di terrorismo , in mezzo ad un preoccupante conformismo che continua a ragionare, in processi storici che le hanno rese obsolete,  con le categorie del secolo scorso come il Femminismo .

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 23/01/2015