"La raffinata riflessione giuridica, messa in campo dal relatore Giuliano Amato nella sentenza n. 120 del 2014, non è rimasta sulla carta".

Lo ha dichiarato il senatore Enrico Buemi, Capogruppo Psi in commissione Giustizia, in riferimento all'articolo di Davide Giacalone, Amato si sospende la pensione. Gli altri giudici no, reso noto nella giornata di oggi.

"Si tratta di un giurista di prim'ordine - ha insistito Buemi -  che sa trarre le conseguenze, in prima persona, dalle affermazioni con cui ha coraggiosamente capovolto l'antico feticcio dell'autodichia."

Buemi riconosce al professor Amato di aver saputo leggere la legge del 1953 sul divieto di cumulo, nella sua semplice prescrittività, negando gli statuti speciali che la Corte costituzionale

"si è cucinata in casa nel 1968 con il sostegno di un periclitante parere del Consiglio di Stato".

Sono infatti passate da allora le leggi Dini e Fornero, ma alcuni organi costituzionali consentono ancora, ai loro componenti o addirittura ai loro dipendenti, il cumulo tra retribuzioni e pensioni:

"E' un'anomalia tutta italiana - ha spiegato il senatore socialista - spiegabile soltanto con gli opachi percorsi dell'autocrinia degli organi costituzionali, che la sentenza n. 120 ha per la prima volta intaccato."

Enrico Buemi ha concluso sollecitando la libera stampa ad occuparsi con maggiore interesse del seguito di queste battaglie per lo Stato di diritto ai vertici delle Istituzioni

"rispetto al totoQuirinale in cui si esercita morbosamente da qualche settimana".

"Si scoprirebbe forse - ha concluso - che nelle pieghe delle Istituzioni vi sono esempi di luminosa morigeratezza e di ferrea consequenzialità logica e giuridica - ha concluso Buemi - esempi che, da sempre, gli Stati seri considerano la riserva cui la Repubblica attinge, nei suoi momenti più delicati ed importanti."