Gli Stati europei si accordano contro l’ISIS

L’Europa non rinuncia a Schengen, ma i controlli si fanno più duri

Il 19 gennaio i ministri degli esteri di tutta Europa si sono riuniti a Bruxelles, in un vertice per trovare una risposta comune al fenomeno terroristico che sta dilagando negli ultimi giorni. Ospite d’eccezione dell’incontro Nabil Elaraby, segretario della lega araba.

Il vertice è stato organizzato con la massima urgenza dopo i fatti che hanno insanguinato la Francia e posto in stato d’allerta tutta l’Europa.

Un bilancio del vertice è arrivato nel pomeriggio dal nostro ministro degli esteri Gentiloni, che ha spiegato come durante l’incontro tutti i partecipanti hanno tenuto a sottolineare l’importanza di sbloccare il PNR (Passenger Name Record) in modo che tutti gli stati dell’unione europea possano beneficiare di un database unico con il quale controllare i passeggeri in transito nei cieli dell’unione europea. Questa non sarebbe una violazione della privacy, come molti temono, ma una misura necessaria al fine di potersi difendere dagli attentati terroristici.

Nessun passo indietro, invece, su Schengen. Tutti i membri del consiglio hanno convenuto sul fatto che la libera circolazione vada mantenuta tale all’interno dei nostri confini. Inaspriti invece i controlli dei flussi di entrata nell’aria Schengen, soprattutto nei confronti di coloro ritenuti Foreign fighters.

Per Foreign fighters s’intendono gli ex-combattenti in Siria e in Iraq, che hanno deciso di ritornare nei loro paesi di provenienza, all’interno dell’unione europea. Ritenuti potenziali cellule terroristiche, oggi all’interno delle frontiere europee i Foreign fighters sono tra i 3000 e i 5000, un numero troppo elevato perché ognuno di loro possa essere tenuto sotto stretta sorveglianza.

«Una risposta che deve essere fatta assieme con la stragrande maggioranza dei Governi e delle opinioni pubbliche islamiche» ha infine dichiarato Gentiloni, sottolineando come solo una risposta comune dell’Unione europea possa portare ad un risultato soddisfacente nell’ambito della lotta al terrorismo.

«Quello del terrorismo non è un problema tra Occidente e Islam: abbiamo bisogno di un’alleanza coi nostri partner e di dialogo» queste le dichiarazioni, invece, di Federica Mogherini, rappresentante della politica estera Ue, rivelatesi poi stridenti con la decisione di mantenere Hamas nella lista delle organizzazioni terroristiche dell’unione europea.

Secondo molti, questo ricorso nei confronti della decisione del tribunale dell’unione europea rappresenta un passo indietro nel processo di dialogo con il Medio Oriente, ma il consiglio non ha ritenuto opportuno, in questo momento di alta allerta, dare priorità al dialogo con il movimento islamico palestinese.

 

Picture credits: rainews.it; euractiv.com

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 21/01/2015