L’uragano svizzero anticipa il Quantitative Easing della Banca Centrale Europea

Il franco svizzero nuovamente protagonista sui mercati finanziari

Per decenni, l’Italia ha adottato una politica monetaria di “svalutazione esterna”, cioè di deprezzamento della lira, finalizzata al rilancio delle esportazioni onde consentire un miglioramento delle condizione economiche del Paese e degli squilibri della bilancia dei pagamenti.

Per gli stessi motivi, per sfuggire alla crisi finanziaria degli anni novanta, i Paesi scandinavi adottarono invece la politica della “Svalutazione interna” cioè la riduzione dei costi di produzione per ridare solvibilità alla loro sofferenza.

Una certa svalutazione interna è arrivata in modo indotto sui Paesi europei con la nascita dell’euro, ma i suoi effetti sono stati deleteri generando forti riduzioni dei redditi nazionali, e solo quei Paesi che venivano da un periodo di buona crescita hanno potuto tollerare l’impatto, altri, tra cui l’Italia sono finiti in una crisi quasi irreversibile.

Prima della nascita della BCE, le banche centrali reagivano acquistando direttamente le obbligazioni del proprio Paese,  operazione equivalente alla stampa di moneta e quindi alla conseguente inflazione che ridimensionava il debito e deprezzava la valuta, riposizionando la politica monetaria sulla svalutazione esterna. Una politica spesso applicata perché favoriva i debitori a scapito dei creditori, attuabile perché i creditori erano quasi sempre i propri risparmiatori nazionali: un esempio emblematico era proprio quello fornito dall’Italia.

La necessità della svalutazione della moneta  è correlata alla misura dell’indebitamento, misurabile tramite il disavanzo esterno che si può abbassare riducendo l’import e aumentando l’export.

Questo è l’obiettivo della Banca Centrale Europea che, quasi sicuramente, questa settimana lancerà il programma di  “Quantitative easing”, con l’acquisto di titoli di stato dei Paesi membri dell’Eurozona, peraltro con modalità ancora da definire, in particolare riguardo al merito degli emittenti.

Su questo scenario si apre un serio problema per la Svizzera, ormai considerata metaforicamente come il più grande “Hedge fund” del mondo, che dal 2011 continua a stampare nuovi franchi svizzeri per soddisfare le richieste dei Mercati mondiali che sfruttano il livello fisso  di 1,20 Franchi per 1 Euro. Nel giro di pochi anni sono affluiti in Svizzera montagne di euro tali da farla competere con la BCE.

La Svizzera ha intuito che con il lancio del quantitative easing da parte della BCE il Floor a 1,20 non sarebbe stato difendibile e con la tipica riservatezza, con una mossa a sorpresa,  il 17 gennaio lo ha ufficialmente eliminato. Nel contempo, per mitigare parzialmente l’effetto rialzista che avrebbe preso il franco contro l’euro ha tagliato i tassi sui depositi da – 0,25% a -0,75% (ricordiamo che i rendimenti in Svizzera sono negativi).

Questa azione, totalmente inaspettata dai Mercati, ha generato un vero uragano su quasi tutte le piazze finanziarie mondiali: il mercato svizzero ha subito una perdita di 100 MLd di US$, il franco si è rivalutato sino a 1,08 contro euro ( + 14% ) e a 1,147 contro dollaro.

Il piano svizzero è molto chiaro: la sua Banca Centrale è probabilmente pronta a misure non convenzionali per mantenere la  ricerca della svalutazione del franco o almeno per evitare un suo eccessivo apprezzamento che peserebbe molto sulle esportazioni del Paese e  sul turismo e che potrebbe portare ad una possibile e non gradita deflazione. Il fine è quello di contrastare decenni di corsa da parte degli investitori internazionali alla ricerca di Franchi svizzeri quale bene rifugio.

I prossimi giorni potrebbero essere assai interessanti con mosse e contromosse tra quelle che potremmo definire Banca Centrale Europea (BCE) e Banca Centrale Europea Bis  (BNS) viste le dichiarazioni dei vertici BNS sulla volontà di seguire attentamente i rapporti di cambio euro-franco e di essere attivi e operativi sul mercato Forex per influenzare e gestire i livelli dei prezzi.

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Articolo pubblicato il 20/01/2015